Capitolo 85

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Ognuno di noi ha un punto debole, quel nome, quella data, quel ricordo che pronunciato in un determinato momento da una determinata persona, riesce a farci crollare il mondo addosso e non sempre ci sarà qualcuno a cercarti tra le macerie, pronto a salvarti.

Mi era caduto così tante volte il mondo addosso che le macerie erano diventate il mio habitat naturale.
Non pensavo di poter essere tirata fuori.

"D'ora in poi ci sarò io con te" furono le sue parole.

Qualcosa mi diceva che anche Travis più di una volta si era ritrovato travolto dalle macerie, è più di una persona gli aveva fatto cadere il mondo addosso, aveva fatto sì che la terra tremasse sotto i suoi piedi e che precipitasse giù.

I suoi occhi conservavano sempre un lato scuro, cupo.
L'oscurità era come se facesse parte di lui, e la difendeva con le unghie.
Probabilmente perché sapeva che se non ci fosse stata un po' di oscurità in lui, l'oscurità degli altri lo avrebbe travolto.

Mi aveva sempre detto "il male si combatte con il male e per battere il cattivo non devi essere cattivo, ma perfido"
E sono certa che non sono state poche le volte in cui aveva fatto la parte del "perfido"

Era anche una delle persone che riteneva che "il fine giustifica i mezzi" fosse il motto della vita.

Ma come puoi dire ad una persona che ha ricevuto delusioni su delusioni, che il male non si combatte con altro male?

TRAVIS' P.O.V.
Ero infuriato.
Probabilmente nei miei occhi balenava pura rabbia, quella che ti fa vedere tutto sfocato e che ti spinge a volte, a commettere delle stronzate.

Ma insomma, chi non ha mai provato una rabbia del genere nella vita?

Erano iniziate di nuovo le lezioni e dopo essermi assicurato che Kelsey stesse meglio, andai alla ricerca di Victoria.

Vidi che la porta degli spogliatoi femminili era socchiusa e non sentivo nessuna voce se non il rumore dell'acqua che dopo pochi istanti cessó.

Entrai senza pensarci due volte e quando vidi la chioma scura di Victoria, la raggiunsi.
Si stava mettendo la maglia, aveva già il suo jeans addosso e quando mi vide sorrise divertita.

"Ti piace curiosare negli spogliatoi delle ragazze?" Mi provocó, posando la maglia che fino a poco prima stava per indossare.

La verità è che non mi interessava il suo petto, non ero più attratto da lei in nessun modo.
"Vestiti" le ordinai buttandole la maglia contro.

"Non fare il timido Travis, non è la prima volta che ci vediamo in queste circostanze" ci giró intorno, parlando lentamente, credendo così di essere più sensuale.
"Chiudi la bocca" sbattei un pugno contro l'armadietto che aveva alle spalle, facendola sussultare.

"Mi piaci ancora di più quando sei arrabbiato" sussurró al mio orecchio prima di mettere un dito sul il mio petto.
"Giuro che se aprirai di nuovo questa bocca per parlare male di Kelsey o alle persone a cui tiene, avrai paura di me" le spiegai con voce roca, mentre mi avvicinavo con il viso a lei.

Mi guardava come se non credesse a quello che stavo dicendo e la cosa mi dava letteralmente sui nervi.
"La paura a volte, può essere eccitante" continuó provando ad allontanarsi da me.

"Sai cosa può essere eccitante?" Le domandai poggiando entrambe le mani ai lati del suo corpo, sugli armadietti.
"Vederti chiedere scusa in ginocchio, piangendo." Le sussurrai all'orecchio.

"È una minaccia questa?" Mi chiese incrociando le braccia al petto.
"Lo diventerà, se lo vuoi" ammisi allontanandomi leggermente da lei.

Tutti i muscoli del mio corpo erano tesi e avevo paura di non riuscire a mantenere il controllo e buttare giù tutti quegli armadietti.
"Tu sei questo Travis Foster, un cane rabbioso da tenere al guinzaglio." Disse a voce bassa mentre disegnava dei cerchi sul mio petto.

"Ma in fondo, lo sai anche tu che uno come te sta bene con una come me.
Siamo aggressivi, passionali e ti dirò di più." Spiegó con fare disinvolto mentre mi toccava il braccio.
"A letto, facciamo scintille" concluse la frase mordendosi le labbra.
Lo vedevo chiaramente che tutta quella situazione non faceva altro che eccitarla.

Sbattei un pugno contro l'armadietto e la guardai come non avevo probabilmente mai guardato una donna.

Le sue labbra rimasero secche e non si unirono per un po', riuscivo a vedere la paura nel suo sguardo.

"Ti consiglio vivamente di stare alla larga da Kelsey altrimenti non ci penserò due volte a..."

"Cosa vuoi fare?! Avanti, illuminami" sbraitó improvvisamente con gli occhi lucidi.
"Tu non sei migliore di me Travis, non lo sei mai stato. E darti del cane rabbioso è pure poco" strilló afferrando la sua maglia e allontanandosi.

"Io se fossi il lei, terrei il guinzaglio più stretto in modo che se provassi a fare qualcosa ti soffocheresti con il tuo stesso collare" sputó prima di uscire dagli spogliatoi, piangendo.

Strinsi i pugni e mi sedetti su una panchina lì vicino, pensando a quello che le avevo detto.
La mia oscurità era tornata, aveva preso il sopravvento.

KELSEY'S P.O.V.
"E dove andrete?" Mi domandó mia mamma mentre mi guardava in maniera inquietante.
Le videochiamate su Skype erano la cosa più brutta in assoluto in certe situazioni.

"In Spagna" le risposi mantenendo la calma.
"Per quanti giorni?" Chiese invece mio padre provando a fare qualcosa sul pc.
Nonostante lavorassero in continuazione con computer, telefoni e tablet quando si parlava di social network, non capivano nulla.

"Mamma, papà, non devo mica andare in guerra. È una gita!" Provai a spiegare ad entrambi.
Mia nonna non proferiva parola, stava asciugando i piatti e si limitava a sorridere sapendo già che i miei avrebbero ceduto alla fine.
"Per quanti giorni resterete lì?" Ripetè mio padre.
"Una settimana" sbuffai trattenendomi dallo alzare gli occhi al cielo, sapevo quanto poteva infastidire i miei.

"Ci dovrai mandare tante foto, chiaro? E fatti sentire" disse infine mia mamma in comune accordo con papà.
"Grande! Allora ci sentiamo più tardi" li salutai e terminai la videochiamata.
Abbracciai mia nonna e ne approfittai per sentire il suo profumo, così piacevole.

Il suo non era un profumo come tanti, lei profumava di casa.

                                     * * *
"Credo che comprerò anche questo" indicai una t-shirt nera che lasciava le spalle per metà scoperte.

"Si, io penso invece di prendere anche un altro paio di pantaloncini" ammise Grace afferrandone un paio di colore grigio.
"Ma quanto ci mettete..." si lamentò Corin sbuffando.
Lei aveva già comprato tutto, mentre io e Grace ci eravamo ridotte all'ultimo per fare compere.
"Andiamo Corin, non essere pensate" la prese in giro Amber sorridendo.

Mancavano un paio di giorni alla gita, e non riuscivo ancora a crederci che erano passati tutti quei mesi da quando ero arrivata a New York.
Dopo la gita, mancavano un paio di settimana alla fine della scuola e ciò significava che Travis, Andrew e David si sarebbero diplomati.

Travis era stato notato, durante le partite, da alcuni professori del college.
C'era la possibilità che ottenesse una borsa di studio.

"A cosa pensi?" Mi domandó Corin mentre mi sventolava la mano davanti alla faccia.
"Al futuro" sospirai guardandomi un po' intorno e arricciando leggermente le labbra.

"Al tuo?" Mi chiese nuovamente con un'espressione curiosa.
"Al futuro in generale" me ne uscii con questa risposta prima di entrare in un negozio di profumi.

Spazio autrice
Ecco un nuovo capitolo❤️❤️
Con mia grande sorpresa ho notato che la mia storia è seguita anche dai ragazzi, quindi non mi sembra giusto continuare a dire sempre "ciao ragazze" ahahahah
Cosa ne pensate della reazione di Travis?
Vi sembra esagerata o avreste fatto la stessa cosa?
Fatemi sapere cosa ne pensate, e lasciate una stellina se vi va❤️
-Tracy

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