Arrivammo alla sua macchina. Dovetti voltarmi qualche volta verso l'entrata di scuola dal quale il preside Bord sarebbe potuto apparire, presa dall'ansia.
«Juliet. Te lo ripeto; a quell'uomo non importa nulla di quello che facciamo», proferì per calmarmi. Spalancò la portiera del passeggero per poi farmi un cenno col capo di entrare. Non sapevo cosa mi stesse prendendo.
«Come fai a saperlo?», gli domandai.
Mia madre mi avrebbe uccisa se fosse venuta a sapere che ero scappata dalla punizione e per di più con il ragazzo dal quale mi aveva detto di stare alla larga. Oh dio sto scappando davvero da questa punizione.
«Lo so e basta», rispose sincero.
Alzai gli occhi al cielo. «E poi ti chiedi perché esito...»
Sbuffò per tirarsi leggermente i capelli. «Perché lo conosco al quanto bene per tutte le volte che mi ha messo in punizione e ti posso assicurare che non gliene può fregare di meno di noi.»
«No, non posso!», esclamai di colpo cambiando idea. Mi voltai con le mani sul volto verso il campo da football, ma la presa di Aiden sul mio polso mi fece voltare.
Si avvicinò talmente tanto al mio viso che potei sentire nuovamente il suo profumo dolce. Alzai lo sguardo incontrando le sue iridi verdi.
Perché dovevano essere così dannatamente belle? Quel ragazzo mi stava portando sulla cattiva strada. Ma allora perché non mi sentivo più male al pensiero?
«Ascoltami, Juliet. Non vuoi sentirti per una volta davvero libera?» Sentii le sue dita accarezzarmi con delicatezza il braccio con cui mi aveva fatto voltare, causandomi dei lievi brividi. Si accorse della pelle d'oca e sogghignò soddisfatto. «Ti senti bene?»
Annuii piano. Si mise di lato e allungò il braccio per invitarmi a salire in macchina. Scostò le sue dita dal mio braccio. Rimasi delusa non appena lo fece.
«Ricordati cosa abbiamo detto sulla puntualità», gli ricordai mentre mi sedetti in macchina.
«Sennò che fai?», mi provocò.
Mi bloccai. «Aiden...»
«Va bene, va bene. Stavo solo scherzando, Juliet.»
Sghignazzò per la mia espressione irritata e mi chiuse la portiera per poi entrare dalla parte del guidatore e chiudere la sua a sua volta. Con una sorprendente delicatezza.
«Sei sicuro?», gli domandai evidentemente preoccupata. Lui rise e alzò gli occhi al cielo.
«Juliet. Fidati. Sono secoli che lo faccio.»
«E questo dovrebbe tranquillizzarmi?» Un po' lo faceva.
Osservai il modo in cui si mise comodo e mise in moto l'auto mordendosi il labbro. «Non credo. Qualsiasi cosa io possa dire non ti calmerebbe.»
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Anarchia
Fiksi PenggemarJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...