Ma non appena si allontanò da me sentii il malessere della post sbornia tornare e mi portai una mano sulla tempia per il dolore.
«Non berrò mai più», mi lamentai mentre mi voltai verso Aiden e mi massaggiò divertito la nuca. Cavolo se è piacevole.
«Dicono sempre tutti così e poi si ripete di nuovo la stessa storia», mi prese in giro e mi poggiai con uno sbuffo sul suo petto. L' Aiden amichevole era probabilmente uno dei miei preferiti, tra le sue mille personalità. Mi ricordava un po' mia madre-
«Diamine! Mia madre», esultai con un balzo e mi divincolai dalla presa di Aiden per raggiungere il mio telefono in camera. Non le avevo scritto nulla la sera prima per dormire fuori e probabilmente adesso aveva già chiamato la polizia o peggio.
«No ferma», sentii Aiden tranquillizzarmi dal bagno, pochi istanti dopo arrivò in camera non appena ebbi preso il telefono, «Ho scritto io a tua madre.»
Potei riprendere un profondo respiro sollevata e mi misi a sedere a gambe incrociate sul materasso rivolta verso di lui. Posai il telefono sul comodino mentre Aiden rimase sullo stipite della porta.
«E cosa le hai detto?», domandai, chiudendo gli occhi per la nausea.
«Solo che sei rimasta qui per scopare-»
«Cosa?!», sbraitai e gli lanciai uno sguardo sconvolto, ma lui scoppiò a ridere.
Si passò una mano tra i capelli e io mi misi a sdraiare con uno sbuffò. Non sapevo mai quando prendere Aiden sul serio o no e conoscendo il modo in cui odiava mia madre sarebbe stato capace di scrivere una cosa del genere.
«Le ho detto che avresti dormito da Sophia», mi tranquillizzò e io mi misi comoda sul cuscino, senza neanche chiedere il permesso per dormire sul suo letto, ma stranamente avevo il presentimento che non avrebbe detto nulla al contrario.
«Ah meno male», borbottai ad occhi chiusi, il mal di testa era un po' allietato, ma mi sentivo ancora stanca.
«Davvero credevi avessi scritto che scoppiamo a tua madre?», sghignazzò.
Diventai paonazza. «Sinceramente, non so perché, ma sì.»
«Questo chiarisce un po' cosa pensi di me.» Sentii Aiden muoversi per la stanza per poi posarmi una coperta sopra. «Dormi, che più tardi ho una sorpresa.»
«Una sorpresa?», mi misi a sedere entusiasta, ma il mal di testa mi rifece sdraiare, mentre Aiden mi scrutò a un metro da me con un sorriso soddisfatto e annuì.
Si voltò verso la porta per poi uscire in silenzio e chiudersela alle spalle. Non riuscivo a credere che stesse davvero succedendo, il modo casto con cui mi stava parlando e trattando. Forse davvero non gli ero così indifferente come avevo pensato in quella settimana. Nessuno mi aveva fatto sentire male e bene quanto Aiden in vita mia, non sapevo se fosse positiva o negativa come cosa.
Mi addormentai qualche istante dopo per svegliarmi verso il pomeriggio tardi. Non avevo mai dormito così tanto durante il giorno e non appena presi il telefono e lessi che erano le quattro passate mi sorpresi dal quanto avevo dormito nelle ultime 24 ore.
Il pensiero che mi passò per la testa era la sorpresa di cui mi aveva parlato Aiden: se fosse davvero rimasto a casa o se ne fosse andato per la noia di aspettare che mi svegliassi. Mi alzai lentamente dal letto, fortunatamente i postumi si erano affievoliti, e notai la mia maglietta posata sulla sedia, ma preferii continuare a indossare la maglietta di Aiden.
Dopo essermi guardata allo specchio per non essere inguardabile aprii la porta in silenzio per la seconda volta quel giorno, con le scarpe e il telefono stretto tra le dita. Ero più che pronta di scoprire di che sorpresa si trattasse.
«Aiden?», lo chiamai non appena raggiunsi l'ingresso.
Lui apparve qualche istante dopo dal terrazzo che neanche avevo notato fino a quel momento, il petto nudo e degli occhiali da sole sul viso mentre mi venne incontro con la sua maglietta in mano. «La bella addormentata si è svegliata finalmente. E io che pensavo che fossi tipo da dormire poco.»
«È così infatti», ribadii, lo sguardo fisso sul suo busto nudo prima che lo coprisse mettendosi la maglietta e sorrise, «In teoria.»
Rimasi ferma con le scarpe in mano mentre Aiden si mise le sue sempre con gli occhiali addosso. Gli davano un'aria ancora più misteriosa del solito nonostante il sorriso steso sul suo viso. Non l'ho mai visto sorridere così tanto.
Si mise diritto per poi aprire la porta e intrecciare le sue dita alle mie, lasciandomi col fiato sospeso a quel gesto, ma lui si comportò come se fosse la cosa più naturale al mondo.
«Perché sei stato arrestato?», domandai curiosa non appena si chiuse la porta alle spalle e lo sentii stringere un po' più forte le mia mano nella sua. Il mio stomaco stava contenendo un uragano di emozioni, mentre lui mi fece strada verso le scale.
«La scorsa estate Scott e io ci siamo intrufolati nella scuola della squadra di football rivale», spiegò con un filo di vergogna nella voce, ma stranamente io invece risi e lui si voltò positivamente sorpreso. «Cosa ti ridi?»
«Mi sto immaginando la scena.»
Scendemmo le scale in sincronizzazione e lui teneva strette nella mano le chiavi della macchina.
«Perché l'avete fatto?», chiesi con un sorriso, arrivammo in quel momento all'uscita dell'edificio.
Aiden apre la porta di vetro per farmi uscire sempre con le mano nella mia. «Diciamo che dopo che abbiamo perso se la sono presi con Scott e quindi non abbiamo voluto fare passare senza reagire. Non pensavo tu avresti reagito in quel modo.»
«Neanche io sinceramente. Mi avete fatto il lavaggio del cervello», risposi arrossendo e abbassai il capo per nascondere il sorriso perenne sul mio viso, ma mi fece alzare lo sguardo posando la sue dita sotto al mio mento per posare le sue labbra contro le mie.
Ci fermammo davanti alla macchina senza staccarci e strinsi con la mia mano libera la sua maglietta per avvicinarlo a me, ma si staccò poco dopo per aprire la macchina. Notò la mia smorfia dispiaciuta quando sciolse la stretta delle nostre mani e rise.
«Sali o no?», domandò per provocarmi, sapendo che mi avrebbe dato fastidio e infatti io incrociai le braccia al petto.
«Sei uno stronzo», sbottai con una smorfia e lui mi venne incontro, mordendosi il labbro.
«Non dovresti dire le parolacce, Juliet. Va contro i tuoi principi.»
«Bè, un sacco di cose che faccio da quando ti conosco vanno contro i miei principi», ammisi prima che mi prese il viso tra le mani e fece dei piccoli cerchi con i pollici sulle mie guance, guardandomi con un ché di sereno.
«E ti dispiace?», domandò sfiorandomi le labbra con le sue, d'istinto mi avvicinai a lui, ma lui si allontanò divertito. Mi faceva impazzire quando si comportava così, perché sapeva che pensavo dalle sue labbra, ma quando sorrideva subito dopo mi faceva passare la rabbia che provavo per quell'umiliazione.
Mi divincolai con vivacità dalla sua presa, il ché lo fece voltare verso di me a bocca aperta, e raggiunsi la portiera del passeggero con un sorriso. «Allora? Dov'è questa sorpresa?»
STAI LEGGENDO
Anarchia
FanfictionJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...