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«Non faccio quelle cose e lo sai», disse irritato

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«Non faccio quelle cose e lo sai», disse irritato. Non mi importava però se lo facevo arrabbiare. Non potevo più credere a ogni sua parola. Finiva sempre male.

Distolsi lo sguardo. «Non so neanche chi sei. Pensavo ti importasse almeno un po' di me e poi mi pianti in asso per i tuoi amici per venire qui a scoparti Casy», ribadii a denti stretti. Fui sorpresa da me stessa per avere detto la parola "scopare".

Aiden mi faceva perdere tutto il contegno che potevo avere. Si passò irritato una mano sulla guancia. Notai che ci stavano guardando confusi alcuni dei presenti, tra cui Scott. Stava ridendo di me probabilmente.

«Non sono venuto qui per scoparmi Casy, Juliet. Tu piuttosto...», manifestò Aiden. Fece cenno con la mano sul mio viso truccato e il mio vestito scollato.

Serrai la mascella infuriata. Adesso voleva pure criticare il mio modo di vestire, anche se sopra al vestito tenevo ancora una felpa.

«Io piuttosto cosa?», gli chiesi seccata.

Aiden mi guardò con sufficienza. «Perché ti sei conciata in questo modo? Non sei tu», domandò irritato.

Lo guardai perplessa. Vidi Sophia e Jacob sussurrarsi qualcosa all'orecchio mentre rimasero a guardarmi seri.

«Cosa ne sai tu di come sono? E poi perché ti dà fastidio se mi sono vestita così? Tutte le ragazze con cui esci si vestono così», esclamai.

«Perché cerchi di essere come tutte loro? Non sei come loro», ribadì sconvolto.

«Forse lo sono-»

«No! Non lo sei!»

«Bè, ad ogni modo, non sono comunque affari tuoi!» Odiavo quando pensava di conoscermi. Scrutai le sue iridi chiari, mentre mi sfilai la felpa di dosso. La feci cadere su una sedia e mi posai le mani sui fianchi, guardandolo sicura.

Aiden fisso ogni mio movimento, come se non ci credesse.

Sentii un ragazzo dietro di me fischiarmi e quando mi voltai lo vidi con un ghigno a guardare il mio sedere. Due suoi amici stavano ghignando con lui. Di colpo si incupirono.

«Che cazzo stai guardando?», ringhiò Aiden ancora dietro di me. Prese il ragazzo che aveva fischiato per il colletto.

«Scusa...scusa non pensavo stesse con te», balbettò il ragazzo con i palmi alzati. Aiden lo buttò a terra e si voltò verso di me per riprendere la discussione, ma raggiunsi Jacob e Sophia prima che potesse.

«Ei», li salutai nervosa. Mi guardarono sorpresi e presi la bottiglia di vodka dalle mani di Jacob.

Rimase a bocca spalancata quando mi vide prendere un sorso. Non sapevo perché stessi facendo tutte quelle cose che odiavo solo per irritare Aiden. Vuole solo che io sia brava e docile per manipolarmi.

Ma non lo ero. Non davvero. Forse il mio autocontrollo era arrivato a un limite.

«Sicura di stare bene?», mi chiese Sophia con un'espressione preoccupata. Lanciò uno sguardo alle mie spalle.

«Juliet!», sentii Aiden chiamarmi alle mie spalle, ma non mi voltai. Mi sorprendeva che adesso mi stesse rivolgendo la parole in pubblico.

Aiden mi raggiunse e mi prese la bottiglia dalle mani. La rimise con sguardo omicida in mano a Jacob mentre quest'ultimo lo squadrò. «Tieniti questa merda per te», sbottò il moro.

«Basta Aiden. Dicevi che ti piaceva l'influenza che avevi su di me, bè, eccomi. Questo», indicai su me stessa, «è solo grazie a te!»

Ero davvero arrabbiata con lui. Per il fatto che mi aveva fatta diventare tutt'altra persona e che per questo ormai non riuscivo più a prevedere neanche le mie di azioni. Proprio come con lui.

«Juliet. Sali in macchina e ti porto a casa», affermò Aiden. Mi mise una mano sulla spalla per farmi voltare, ma mi divincolai.

«Perché cambi argomento quando ti pare a te? Sempre. Tu vai pure io resto qui», sbottai e portai la bottiglia di vodka alle labbra. 

Tossii per il bruciore alla bocca. Jacob mi prese sotto braccio. «Aiden vai a prendere per il culo un'altra ragazza. Ju non si merita i tuoi capricci.»

«Te stai zitto», ringhiò Aiden. «Non sono affari tuoi.»

«E invece sono affari miei se stai dando fastidio a Ju», controbatté Jacob.

Aiden puntò un dito sul viso di Jacob con furia. Si rivolse verso di me e il suo viso si addolcì lievemente. Abbassò lo sguardo: «Volevo avvisarti che parto. Torno tra due settimane.»

«Come? Perché?», domandai confusa. Distolsi lo sguardo per non mostrargli il mio dispiacere. Non volevo se ne andasse, l'idea di non vederlo anche solo per un giorno mi faceva male. «Perché non me ne hai parlato?»

«Non ne ho avuto il tempo.»

«E perché parti?»

Aiden sospirò e tamburello con le dita sulle sue cosce. «Questioni di famiglia. Quindi dimmi se non vorrai sentirmi. Ad ogni modo starò bene», affermò serio. Lo sentii rimettersi sulla difensiva.

Volevo sentirlo, ma come potevo di nuovo zittire il mio orgoglio?

Negai col capo e Jacob strinse la presa intorno alle mie spalle. Aiden digrignò i denti.

«Fai buon viaggio Aiden», ghignò Jacob. Portò la sua bottiglia di vodka alle labbra.  

Mi faceva male vedere Aiden di nuovo così curioso, era molto più bello quando non lo era. Dove sarebbe andato? Cosa voleva dire "questioni familiari"? Lo conoscevo abbastanza per capire che stava nascondendo qualcosa.

Aiden mi rivolse uno sguardo, come se si aspettasse che gli chiedessi di restare. Ma rimasi in silenzio. Si voltò per poi uscire dalla casa.

AnarchiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora