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Non appena fui all'aperto l'odore di fumo e sudore scomparve, facendomi finalmente respirare aria fresca

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Non appena fui all'aperto l'odore di fumo e sudore scomparve, facendomi finalmente respirare aria fresca. Non ero sola, c'era altra gente fuori, ma si sentiva praticamente solo la musica proveniente da dentro, quindi era relativamente tranquillo. Non sapevo cosa pensare.

Qualche giorno a Los Angeles ed eccomi a una festa con degli amici ubriachi e un vestito fin troppo corto per i miei standard. Andai ad appoggiarmi alla ringhiera del terrazzo per avere una vista sulla città, ma c'erano degli alberi che la coprivano, quindi mi rassegnai.

Allora guardai di lato, vedendo una coppia che si baciava da una parte e un gruppo di ragazzi fumare dall'altra. Questa scena rappresenta il liceo.

Mi abbassai nuovamente la gonna del vestito con fatica. «Maledetta...», mormorai irritata. 

«Balli da schifo», sentii una voce femminile alle mie spalle.

Quando mi girai vidi Casy in piedi guardarmi con una smorfia, mentre fumava una sigaretta. Si poggiò su un fianco come una modella.

«Buonasera anche a te», risposi calma. Come se la situazione della festa non fosse già sufficientemente confusionale per me, ci si doveva mettere anche quella ragazza per mettermi in difficoltà.

«Ho sentito che stai provando a fondare il club di dibattito», proferì Casy con tono minaccioso e allo stesso tempo divertito. Mi fece qualche passo incontro, mentre rimasi in silenzio.

«Sì, é così.»

«Mi aspettavo qualcosa di così patetico da parte tua.»

Ma c'era un motivo per cui se la dovesse prendere con me? Io sinceramente non mi troverei così interessante da tormentare... 

Abbassai lo sguardo sui palmi della mia mano: «Cosa c'è di patetico nel sapere fare altro oltre che indossare una minigonna ogni mattina?»

«Come ti permetti?!»

Volevo solo scappare il prima possibile da quella situazione. Non avevo mai amato i conflitti al di fuori del dibattito. Odiavo le persone che puzzavano di guai. Sentii la ragazza fare un verso strano, ma poi zittirsi.

Pensai che finalmente avrei avuto della pace quando la sua voce venne rimpiazzata da quella di un ragazzo. «Posso rubartela per un attimo?», chiese sicuro il ragazzo di quella mattina.

Rivolsi lo sguardo davanti a me, vedendolo in piedi accanto a Casy, la quale non stava capendo. Capii dal modo in cui la stava guardando che si stava rivolgendo a lei. Sulle braccia stese ai lati dei suoi fianchi potei riconoscere il tatuaggio di un serpente. Era tatuato in modo che sembrasse ci fosse uno stretto intorno al suo avambraccio.

«No che non puoi», ribadii secca, «Decisamente no.» Feci una smorfia sbalordita, ma non lo curò affatto.

Rimase sempre tranquillo. «Posso rubartela?», ribadì.

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