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Non aggiunsi nulla sull'argomento

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Non aggiunsi nulla sull'argomento. Avevo paura che parlandone con Noah e Sophia la delusione sarebbe aumentata. Sophia mi prese sotto braccio ed entrammo nella casa. Per fortuna quella volta era decisamente meno piena.

Evidentemente non tutti andavano alle feste di lunedì... Era strano però pensare che io facessi parte di quelli che invece ci andavano. Passai lo sguardo sull'entrata per cercare Aiden, ma non lo trovai. C'erano solo ragazzi che conoscevo di vista.

Sentii numerosi sguardi su di me e due ragazze si sussurrarono qualcosa all'orecchio.

«Vieni Ju. Di là ci sta Jacob», esclamò Sophia entusiasta.

La seguii nella stanza accanto. C'erano numerosi ragazzi e ragazze appostati intorno a un tavolo da biliardo. Molti di loro si voltarono per guardarmi sorpresi mentre altri erano concentrati sul gioco.

Rimasi col fiato sospeso non appena vidi Aiden. Stava piegato sul tavolo per colpire la sua pallina con la stecca. Era chiaro che era preso solo da quella, non dalla mano di Casy sulla sua schiena. Continuava ad incitarlo urlando: «Dai, Aiden! Credo in te.»

Glielo leggevo in faccia che era irritato e questo mi fece sentire un po' meglio. Volevo però che mi vedesse. Che vedesse che non ero la fricchettona che pensava di prendere in giro.

Mi avvicinai affianco a Sophia al tavolo. Jacob ci vene incontro a braccia aperte.

«Eccole le mie ragazze! Ma- Juliet! Ma allora sei una figa», esclamò Jacob non appena vide il mio volto truccato. Mi fece fare una giravolta.

«Ehm... grazia Jacob. Ma non mi chiamare mai più così però.»

Aiden alzò di scatto il capo per portare lo sguardo su di me. Per poco non gli cadde la stecca dalle mani. Distolsi lo sguardo soddisfatta, ma stavo ancora provando della rabbia per il suo comportamento di prima.

«Va bene-»

«Jacob!» Un ragazzo biondo apparve da dietro le spalle di Jacob e lo prese sotto braccio. Passò lo sguardo su tutto il mio corpo con un sorrisetto. «Non ci presenti?»

Jacob rise e mi presentò a Otis. Dovetti lanciare uno sguardo su Aiden il quale adesso stava in piedi con la stecca in mano e gli occhi stretti in una fessura. Tenne la sua attenzione su di noi e fece passare lo sguardo sul mio vestito rosso. Ero contenta di avere raggiunto quello che volevo: la sua attenzione. La sua rabbia.

Casy mi fulminò con lo sguardo, guardando le mie gambe nude.

«Juliet, vuoi qualcosa da bere?», mi chiese Otis e prese una birra dal una cassa. Volevo dire di no come sempre, ma poi pensai al fatto che tutte le ragazze stavano bevendo qualcosa, pure Casy. E per quando andasse contro i miei principi non pensai più razionalmente.

Non ero certa, ma annuii al biondo. Mi porse una birra ghiacciaia e la presi in mano. «Sei davvero bella, comunque.»

«Grazie», mormorai. Cosa sta succedendo?

«Cazzo Juliet, stasera sembri tutt'altra persona», esclamò con un sorriso Jacob, «Mi piace! Finalmente possiamo divertirci come si deve!»

«È decisamente un no per me», risposi, inarcando un sopracciglio.

«Lo so, lo so. Tranquilla, stavo scherzando.»

Presi un sorso dalla birra e il mio sguardo cadde sul punto in cui avevo visto Aiden l'ultima volta, ma non lo vidi. Rimasi delusa nel vedere che anche Casy era scomparsa. Probabilmente erano andati in una qualche camera da letto per andare a letto insieme. Sentii una morsa dolorosa nel petto. Mi aveva chiesto di metterci insieme...

Un'ora dopo eravamo seduti su dei divani, a un passo dalle casse che suonavano musica rock. Stavo cercando di portare avanti una conversazione con Jacob e Otis, ma facevo fatica. Di Aiden non c'era traccia, ma Casy era seduta di fronte a me. Sarà passato a portarsi a letto un'altra.

«Con chi sei venuta?», mi domandò Otis e Jacob si allontanò. Mi trovai da sola a parlare con quel ragazzo che non conoscevo.

«Con Noah e Sophia. Li conosci?»

«Sì, stavamo in classe insieme una volta. Quindi stai insieme a Noah?», domandò curioso. Potevo sentire l'odore forte di alcol provenire da lui e questo mi diede un po' di nausea.

Spostai lo sguardo. «No. Noah è solo un amico.»

Sul viso del ragazzo si espanse un sorriso. Mi fece cenno di avvicinarci al terrazzo e lo seguii. L'alcol mi dava un po' di coraggio e non volevo fermarlo. Sophia alzò il pollice in mia direzione, guardandomi maliziosamente.

«Quindi stai con qualcuno?», chiese per accertarsi Otis, poggiandosi alla porta in vetro. Fuori il mio vestito veniva leggermente alzato dal vento caldo.

«N-»

«Sta con me, stronzo», sentii la voce di Aiden alle mie spalle.

Mi voltai per trovarlo con denti stretti e lo sguardo puntato su Otis. Quindi non se era andato con Casy. Rimasi sorpresa dalle sue parole. Con i suoi amici non aveva voluto ammettere che stavamo insieme e adesso si permetteva di fare il geloso?

«Ah», sbottò Otis piano. Abbassò lo sguardo in soggezione dalla figura di Aiden. «Io penso che me ne andrò allora.»

«Io penso che sia una idea geniale», aggiunse irritato il moro.

Otis si voltò e si allontanò di fretta. Diedi una spinta a Aiden, ancora arrabbiata per il suo comportamento a casa sua.

«Che cose ti prende? Da quanto mi è sembrato a casa tua noi non stiamo insieme», ringhiai per incatenare il mio sguardo al suo. Mi tolsi i capelli dalle spalle, scoprendo la pelle nuda delle mie clavicole.

«Ti volevo chiedere scusa per quello che è successo.» Lo sguardo di Aiden cadde sulla mia pelle scoperta.

Scoppiai in una risata isterica. «Volevi chiedermi scusa?»

«Sì.»

«Bè, non ti credo. O per lo meno non credo che ti dispiaccia davvero», ammisi irritata. «Non volevi fare sapere ai tuoi amici di avere a che fare con la frichettona.»

Incrociai le braccia e Aiden assunse un'espressione leggermente arrabbiata. Odiava quando non mi fidavo di lui. «Ma che stai dicendo? Non volevo parlargli di noi perché sono degli stronzi-»

«Sì, ho visto come mi hai difeso davanti a loro...», ribadii sarcastica. Sentivo davvero la tristezza raffiorare. Mi poggiai su un fianco, sorseggiando la mia birra.

Aiden si passò una mano per i capelli e prese dei respiri profondi. «Juliet, tu non capisci. Se avessi parlato di noi ti avrebbero messo ancora di più nel loro mirino.»

«Non ti credo.»

«Dovresti però, cazzo.»

«No, invece. Per me pensavi di potermi prendere in giro dicendomi che volevi una relazione e fare i tuoi comodi con me. Mentre nessuno veniva a sapere di nulla», confessai con la voce aggressiva, mentre strinsi la birra davanti al suo viso.

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