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Avevo appena chiuso la chiamata con mia madre, infuriata

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Avevo appena chiuso la chiamata con mia madre, infuriata. Sbuffai osservando dalla sala di musica dove mi ero chiusa per fare la chiamata. Il corridoio era colmo di persone.

Avevo cercato di convincere mia madre di venirmi a prendere dopo la punizione, ma lei era convinta che avrei dovuto scontare la mia "pena" al completo e quindi aveva rifiutato di prevenire che mi prendessi un accidente. La mia pena era la punizione.

Fuori dalla finestra sembrava esserci un uragano, infatti nei corridoi avevo sentito dei ragazzi fantasticare su come sarebbe potuta diventare un'apocalisse. Giusto per esagerare come al solito.

Avrei chiesto a Aiden di darmi un passaggio, ma da quando avevo sentito la storia di lui e Britney mi ero sforzata a non pensare o avere a che fare con lui. Fino a quel momento, per lo meno. Ero ancora scombussolata e delusa dal sapere che tutti i miei pregiudizi su di lui erano veri.

Ma non ero delusa riguardo a quello che era successo in camera sua. D'altronde un girono doveva succedere ed era sempre una cosa nuova.

E avevo avuto ragione quando avevo avuto il sospetto che dopo l'accaduto a casa sua non mi avrebbe più cercata. Era ormai da quando avevo accettato il passaggio di Jacob mercoledì che non lo vedevo.

Rimisi il telefono in tasca e mi misi in piedi. Vidi in quel preciso momento il preside passare proprio davanti alla porta spalancata della sala, con il suo cammino altezzoso e rigido.

Club di dibattito!

Lasciai stare l'idea di mia madre, sennò sarei scoppiata, e gli corsi dietro con la speranza di ricevere buone notizie su cosa mi aspettava quel pomeriggio. D'altronde, non poteva davvero aspettarsi che avremmo passato quella punizione sotto la pioggia?

«Preside!», cercai di attirare la sua attenzione, essendogli ancora alle spalle, ma lui continuò a camminare con passo svelto. Non capivo se non mi sentiva o se mi ignorava.

Intorno a me c'erano ragazzi appoggiati all'armadietto che osservavano la scena divertiti. Ripetei la chiamata, ma non sentendo il rettore reagire gli dovetti tagliare la strada facendolo sussultare. Fui sorpresa da come potesse rimanere serio anche quando si spaventava.

«Signorina deve smetterla di presentarsi in questo modo», mi rimproverò nuovamente, «Può pure chiamarmi a voce moderata e io la sento.»

Provai a non guardarlo con quel disprezzo che stavo provando. Cercai di tranquillizzarmi per potergli chiedere con il mio sorriso da studentessa modello: «Scusi, le volevo chiedere come avremmo fatto questo pomeriggio. E se ha novità riguardo al club. Di dibattito, intendo.»

«So bene cosa intende», ribadì, le labbra strette. Mi osservò un po' infastidito e confuso: «Cosa vuole intendere con la punizione di questo pomeriggio? Si svolgerà come sempre. Anche sotto la pioggia.»

Spalancai gli occhi perplessa. L'uomo rimase serio a guardarmi. Non provare neanche a controbattere. Hai già fatto abbastanza.

Presi un respiro profondo: «E riguardo alla mia richiesta di riprendere il club di dibattito?»

Il preside sospirò. Era chiaro che non voleva perdere tempo a parlare con me. Sentii il mio petto farsi più pesante. «Signorina, lei è finita in punizione. Come posso permetterle di fondare un club? Che impressione darei agli altri studenti?»

«Di essere misericordioso?», domandai insicura. Provai a fargli tenerezza, ma quell'uomo era un pezzo di ghiaccio. Si mise apposto gli occhiali sul naso. «Non dirà sul serio?»

«Sono serissimo, signorina. Ora, se mi può scusare, ho un impegno.» Detto questo riprese per la sua via come se non gli avessi chiesto niente. Abbassai lo sguardo sulle piastrelle del pavimento, sentendo gli occhi appannarsi.

Dovevo lasciare andare l'idea di per portare avanti qualcosa che amavo. Volevo essere coraggiosa. Rincorrere il preside e irritarlo fino a costringerlo a darmi il permesso, ma non ero io.

Avevo sempre avuto un senso di gerarchia a scuola. Ovunque, adesso che ci pensavo. Solo quando stavo con Aiden non era così. Mi dava un assaggio di anarchia. Di un'anarchia.

Sentendo la campanella suonare per dare fine alla ricreazione, mi misi in marcia verso l'aula di chimica che si trovava dall'altra parte del corridoio.

Osservai il gruppo numeroso dei giocatori di football appoggiati agli armadietti in mezzo al corridoio, riconobbi pure Britney e due sue amiche parlare animatamente con due ragazzi.

Sinceramente era ovvio che lei e Aiden fossero stati insieme, insomma, il quarterback (anche ex pugile) e la capo cheerleader. Che sorpresa. Solo che nulla di quella ragazza mi convinceva.

Quando le aveva parlato una volta a lezione, le aveva parlato con freddezza, ma non mi pareva aggressivo nei suoi confronti. Questo perché non volevi vederlo.

Persa nei miei pensieri non mi ero accorta di aver incrociato gli occhi con il ragazzo corvino che stava interloquendo con Britney. Lo notai ispezionarmi da cima a fondo, così distolsi lo sguardo e continuai per la mia strada. Ero intenta a finire quelle ultime due ore di scuola che mi rimanevano.

Fortunatamente era una delle lezioni che avevo in comunque con Kyle. Non ci parlavamo spesso, ma quando lo facevamo mi trovavo davvero bene.

Lo vidi aspettarmi davanti all'aula. Il professore non era ancora arrivato. Non appena mi notò mi salutò con un sorriso e un cenno della mano. «Ciao Juliet! È successo qualcosa? Perché hai il broncio?»

«Il preside non mi ha dato l'approvazione per il club di dibattito», risposi con sguardo basso. Sospirai.

«Cosa? Ma come ha potuto? Sei l'unica davvero interessata a qualcosa in questa storia», ribadì sconvolto. Mi accarezzò la spalla per consolarmi.

Mi portai indietro una ciocca che mi era caduta sul viso. «Non so più cosa fare. Quel club era l'unica cosa che mi interessava», bisbigliai tra me stessa. Sentii una lacrima rigarmi il viso.

«Non so cosa dirti, Juliet. È ingiusto.»

Gli rivolsi un lieve sorriso forzato: «Non ti preoccupare. È solo che questo preside mi fa imbestialire e io di solito non me la prendo in questo modo con nessuno.»

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