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Cercai di tenere lo sguardo lontano da quello di Ken per non rischiare di incitarlo a continuare la conversazione su Aiden

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Cercai di tenere lo sguardo lontano da quello di Ken per non rischiare di incitarlo a continuare la conversazione su Aiden. Volevo solo entrare e appendere i volantini per il club di dibattito. Non avevo idea di come sarebbe andata, ma ero comunque motivata a fondarlo.

Ken mi prese sotto braccio, il ché mi fece prendere un profondo respiro per non scostarlo. «Juliet, non ti devi preoccupare a proposito di Aiden. Non sei la prima a cui succede e guarda che sono ancora tutte vive», sbottò con una spensieratezza irritante.

Non mi era chiaro se dicesse apposta quelle parole o no. Sentii una fitta al petto: alla fine era davvero un bravo attore e bugiardo. Ora siete in due.

«Gra...grazie Ken. Cercherò di stargli alla larga comunque», ammisi, anche se non mi sembravo convincente.

Salimmo le scale per entrare dall'ingresso. Alcuni dei presenti si voltarono sorpresi. Insomma, un ragazzo provocante come Ken con una ragazza come me. Pensa se si trattasse di Aiden... basta!

«Non ce ne sarà bisogno, piccolina. Tanto ieri sera è partito», disse Ken mentre lo crollai di dosso.

Mi bloccai sorpresa. Alla fine se ne era andato. Non sapevo se sentirmi sollevata o rattristita. Davvero fino a qualche ora fa avevo avuto intenzione di andare con lui?

«Ah sì? E sai quando torna?», domandai, tentando di sembrare indifferente.

«Probabilmente tra una settimana. O due. Quando gli andrà di tornare- Britney!« Ken si voltò alle mie spalle per salutare la bionda. Stava poggiata con la schiena all'armadietto con indosso una smorfia.

Il ragazzo mi salutò e la raggiunse. Grazie a Dio. Continuai per la mia via per poter infine appendere il volantino. Volevo soffermarmi sul club, ma l'idea di Aiden che partiva da solo non voleva lasciarmi in pace. Parte di me voleva che mi chiamasse ma un'altra voleva non dover più sentire il suo dannato nome.

Per la settimana a seguire mi concentrai il più possibile sullo studio: Sophia aveva provato a convincermi di uscire con lei e gli altri, ma mi ero inventata la scusa che dovevo ancora prendere decisioni riguardo al college. In realtà era vero, però avevo già deciso tutto insieme a mia madre all'inizio di quell'anno.

C'era stata solo una riunione del club da quando avevo appeso il volantino: ce ne sarebbe stata una ogni venerdì pomeriggio. Fui sorpresa dal numero di persone che si presentò. Nella mia vecchia scuola eravamo stati in dieci, mentre quando ero entrata nell'aula assegnata dal preside Bord avevo subito capito che si trattava di almeno quindici persone.

Ero stata contenta quando avevo visto Kyle seduto su una delle sedie e salutarmi. Era assicurante sapere che nel club ci fosse almeno una persona che conoscevo. Ad ogni modo, l'introduzione andò sorprendentemente bene.

Il venerdì successivo arrivò in un attimo. Aiden ormai era scomparso da una settimana e nessuno aveva sentito di lui, ma non si scossero minimamente.

Presi i miei libri dal banco di inglese per alzarmi a fine dell'ora. Ero ancora agitata per l'incontro di dibattito tra quale ora, nonostante ormai già li conoscessi relativamente bene i membri.

«Vedo che sei ancora nervosa. Juliet, sei stata bravissima l'ultima volta», mi assicurò Kyle non appena si alzò dal suo banco a sua volta.

Abbozzai un sorriso. «Dici davvero? Penso di avere balbettato un po' troppo», mormorai insicura.

«Fidati di me. Sono rimasti tutti entusiasti.»

«Grazie. Non vedo l'ora dell'ora di oggi.»

«Neanche io.»

Quella settimana avevamo parlato molto di più e con lui mi trovavo molto meglio degli altri. L'avevo portato a casa per studiare e a mia madre era piaciuto immediatamente. Pareva si fosse completamente dimenticata di Aiden Houston.

Uscimmo dall'aula in contemporanea e Kyle mi posò una una mano sulla spalla per confortarmi. Era bello quando lo faceva, perché era l'unico ragazzo che conoscevo che pareva non avere cattive intenzioni.

«Andiamo a mangiare?», mi domandò con un sorriso. Accettai e ci avviammo a passo svelto, stavo morendo.

Passammo il pranzo il silenzio, dato che ero troppo nervosa. A un certo punto Jacob e Olivia si aggiunsero a noi, ma io mi concessi dato che mancava un quarto d'ora all'incontro di dibattito e volevo prepararmi.

Potevo capire che Jacob e Olivia erano arrabbiati con me perché li stavo evitando, ma dovevo iniziare nuovamente a frequentare persone tranquille come me. Come Kyle. O almeno era quello che mi ripetevo.

Entrai nell'aula assegnata al club di dibattito e aspettai i membri. Alle 14:56 c'erano ormai quasi tutti, così mi misi a sedere sulla sedia di fronte alla mezza luna che avevamo creato. Salutai Kyle e Chloe non appena entrarono e si sedettero sui posti assegnati, presi da una conversazione.

Mi morsi con forza la lingua per mantenere il nervosismo, quando sentii le voci nell'aula tacere di colpo e un tonfo sulla sedia di fronte a me. Alzai di scatto lo sguardo sul punto dal quale era provenuto quel suono e rimasi col respiro bloccato in gola.

Aiden mi guardava con un sopracciglio alzato e le braccia conserte dalla sedie. In  confronto al modo in cui era seduto Kyle, Aiden sembrava stesse per cadere dalla sedia. Per un attimo parve non sapessi più scandire neanche una parola nella mia testa.

Rimase con lo sguardo puntato sul mio. Era tornato e perché era venuto nel club? Di certo non per partecipare, probabilmente solo per tormentarmi più di quanto non avesse già fatto.

«Cos...cosa ci fai qui?», balbettai a mezza voce.

Potevo notare che sui suoi muscoli si erano aggiunti dei nuovi tatuaggi. Mi scambiai degli sguardi confusi con Kyle, il quale era rimasto perplesso quanto il resto dei membri.

«Cosa ti sembra che ci faccia qui? Voglio partecipare», rispose senza scrupoli Aide. Fece un sospiro e lanciò uno sguardo snobbato al resto dei membri. Parevano tutti terrorizzati dalla sua presenza.

«Non è vero. Non sai neanche come funziona», ribadii, stavolta con un filo di rabbia nella mia voce. Mi rivennero in mente le cose che mi aveva detto prima di sparire.

«E allora spiegamelo, Juliet.»

«No.»

Aiden però non parve affatto scosso e questo mi irritò ancora di più. «Ho il diritto di stare qui. Sopratutto perché è merito mio se esiste questo club», sbottò franco. Rivolse uno sguardo aggressivo a Kyle, facendolo voltare intimidito.

«Non è solo merito tuo, Aiden», lo contraddissi.

Cosa gli stava venendo in mente? Sparire per una settimana e poi venire a iscriversi al mio club per il quale chiaramente non nutriva alcun interesse.

«Ma in gran parte lo è», ribadì lui.

Il resto dei membri si scambiarono degli sguardo confusi e spaventati all stesso tempo. Sapevo che con Aiden nella stessa aula non sarebbe stato facile interagire come la volta precedete.

Intanto la mia mano stava tremando per il nervosismo. «Aiden... esci di qui», gli imposi con voce spezzata dal nervosismo.

«No.» Aiden si mise ancora più comodo sulla sua sedia e negò col capo, le sue iridi verdi sempre puntate sul mio viso.

Strinsi i pugni. «Ti ho detto di uscire.»

Sentivo la pelle bruciare sotto quello sguardo. «Devo rimediare a una cazzata che ho fatto una settimana fa», ribadì poi sicuro. Dovetti prendere die profondi respiri per restare calma.

AnarchiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora