Juliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura.
Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...
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Rimasi persa nei suoi occhi. Mi mise a sedere a cavalcioni sulle sue cosce e mi portò una ciocca dietro all'orecchio.
«Non lo so più neanche io cosa aspettarmi, Aiden», confessai, «Con te divento un'altra persona...»
Scostò lo sguardo dal mio e mi lasciò il viso. Si rimise i pantaloni. Capii che pensava lo intendessi in senso negativo. Sbuffò.
Scossi la testa confusa quando fece per alzarsi. Gli posai una mano sull'addome per farlo rimanere seduto. «Non...non intendevo che non sono me stessa con te. Ma proprio il contrario. Voglio sempre di più di te...», mi spiegai in un sussurro.
Mi guardò sorpreso, schiuse le labbra. Mi sentivo fin troppo esposta emotivamente. Ora sapeva che lo volevo e non potevo tornare indietro.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, pentendomi di avere detto quelle parole. Feci per scendere dalle sue gambe, ma mi fermò posando le sue mani sui miei fianchi.
«Anche io. Voglio di più di te», lo sentii sussurrare.
«Intendi... sesso?», balbettai con un ché di delusa.
«No, Ju. Cioè certo che voglio averti così, ma intendevo... bè hai capito», tagliò corto. Sembrava quasi imbarazzato.
Alzai lo sguardo per incontrare il suo. Sentivo il suo respiro caldo e le sue iridi erano quasi del tutto coperte dal nero delle sue pupille. «No, che non ho capito», ammisi.
Lo vidi leggermente irritato. La situazione probabilmente era troppo per lui. «Cazzo, Juliet. Sei sempre così sveglia e adesso fai come se non capissi un cazzo», sbottò serio. Puntò lo sguardo su un punto distante con le labbra strette con forza.
Non potevo nascondere di essere ferita da quelle parole. Era tornato ad insultarmi quando gli avevo appena detto qualcosa di così dolce. Sospirai, guardandolo paziente. Le sue mani sui miei fianchi però non si scostarono.
Lo vidi sbuffare arreso dopo qualche istante. «Voglio te. Di più. Di noi, ecco», borbottò imbarazzato.
Aiden Houston era imbarazzato. Il mio cuore si riempì di gioia. Lo voleva davvero? Voleva me. «Davvero?»
Lesse sul mio viso i miei dubbi. Mi alzò per il mento con due dita. Sfiorò con le sue labbra le mie, come una carezza. E sentii la pelle d'oca a quel tocco.
«Non ho mai amato l'idea di relazioni. Guarda come è finita con Britney...», disse. Non mi piaceva sentire Aiden nominare quel nome. «Ma con te ho l'impressione che potrebbe essere diverso.»
Sorrisi commossa. Lo intendeva davvero? Avevo sempre visto le mie relazioni come qualcosa di formale e invece con Aiden era tutto un'avventura.
«Davvero lo pensi?», gli chiesi in un sussurro.
«Sì che lo penso. Vuoi che te lo ridica?»
«Hmhm.»
«Va bene. Voglio qualcosa di più con te, Juliet Browne.» Mi protesi verso di lui per incatenare le mie labbra alle sue. Non pensavo di aver mai sentito talmente tanta felicità in tutta la mia vita.
Sentimmo la porta d'ingresso aprirsi e scattai subito in piedi. Non volevo rischiare che si trattasse di suo padre o sue sorella. Aiden si alzò a sua volta, adesso aveva la solita espressione tesa. Sentimmo dei mormorii.
«Aiden! Amico svegliati!» Riconobbi subito la voce di Scott, ma sentii una risata femminile.
«Houston! Alza il culo!», aggiunse Jamie. Rise dopo insieme alla ragazza.
Mi voltai verso Aiden per vederlo indossare la sua maglietta con serietà. Non mi aveva detto che ci sarebbero stati i suoi amici.
«Tu resta qui», sbottò. Neanche mi degnò di uno sguardo prima di dirigersi con passo svelto verso l'entrata. «Avete rotto il cazzo sto arrivando», si lamentò.
Poco dopo li sentii acclamarlo. Non avevo il coraggio di andare a rinfacciare i suoi amici. Mi odiavano tutti. E poi avevo paura che davanti a loro non avrebbe più pensato quello che mi aveva appena detto.
Cambiai idea però non appena sentii la voce di Casy. «Aiden. Ci sei mancati ieri sera. Sei corso dietro a quella secchiona e sei scomparso. Non te la sarai mica scopata?»
«Eh, infatti Aiden. Ti sei scopato la fricchettona?», domandò divertito Scott. Ero io la fricchettona?
Volevo solo piangere o picchiarli tutti. Forse se uscendo non li avessi guardati non mi avrebbero più rivolto la parola. E poi perché Aiden non mi difendeva? Non ero la sua ragazza ormai?
Mi feci strada verso l'ingresso con l'intento di uscire. Non appena Scott, Jamie e Casy mi videro lanciarono degli sguardi confusi a Aiden. Casy aveva ancora la mano tra i capelli di Aiden e ora mi scrutava divertita. Evidentemente pensava fossi molto inferiore a lei.
Scott scoppiò a ridere e lanciò un altro sguardo su Aiden. «Juliet. Ciao.»
Risposi con un timido: «Ciao. Io... penso che me ne andrò.»
«Ok», mormorò Aiden. Rimase serio a guardarmi. Sembrava arrabbiato con me eppure ero io a doverlo essere.
Feci per uscire, ma Scott mi fermò prendendomi sotto braccio. Mi fece voltare verso gli altri ragazzi. «Dove vai, piccolina. Non è educato non salutare in modo appropriato.»
«Togliti», gli dissi.
Aiden strinse i pugni e si divincolò con una smorfia da Casy. Potevo sentire la puzza di erba su Scott.
«Possiamo pure andare. Juliet se ne stava giusto andando», enunciò serio Aiden. Non mi degnò di uno sguardo, distaccato.
Sentii la gioia che fino a poco prima mi aveva circondata scomparire. Era chiaro. Se neanche voleva portarmi con i suoi amici fuori come potevo aspettarmi che volesse una relazione?
«Cosa ci facevate qui tutti soletti?», domandò Scott divertito.
«Di certo non scopare», sghignazzò Casy, «Non con quei vestiti addosso.» Avrei voluto fulminarla con lo sguardo, ma invece abbassai lo sguardo sconfitta.
«Mai dire mai, Casy cara. Aiden? Ti stavi scopando la nostra Juliet?», domandò Scott a Aiden. Mi sentivo umiliata dal modo rude con cui quel ragazzo stava parlando.
Mi divincolai dalla sua presa, corrugando la fronte. «Buonaserata», enunciai tesa.
Osservai come Aiden tenne con la mascella stretta lo sguardo sul suo amico. Speravo soltanto dicesse che mi aveva appena chiesto di avere una relazione e che se ne dovevano fare una ragione. Jamie rimase in silenzio a guardare la scena.
«Basta. Andiamocene e basta», sbottò irritato Aiden. Si diresse verso la porta ignorando il mio sguardo arrabbiato.
«Dove andate?», domandai.
«A studiare ovviamente», rispose con un ghigno beffardo Scott. «Qualcosa mi dice che farai proprio quello stasera, piccolina?»
Sentii disgusto alle sue parole. Casy mi fece una smorfia per poi seguirlo. «Bella maglietta. Hai qualcos'altro nel tuo armadio oltre a vestiti per barboni?», sghignazzò.
Uscirono tutti dalla porta per lasciarla aperta. Mi sentivo degenerata da quei maleducati, ma sopratutto avrei voluto implicare a Aiden tutto il dolore che mi stava causando. Eppure le sue parole sembravano così sincere.
Fecero per salire in macchina di Aiden, il quale mi guardò freddo. Nessuna emozione veniva trasmessa in quelle iridi verdi. Presi un respiro profondo e restai immobile sotto al portico della sua abitazione. Casy stava aprendo la portiera del passeggero.
«In realtà...», sbottai arrabbiata ma tranquilla. Casy si voltò verso di me confusa. «In realtà questa maglietta l'ho presa dall'armadio del tuo ragazzo.»
Scandii l'ultima parola con infinito rammarico, ma ne valeva la pena dato che Casy scrutò Aiden strabiliata. Non potevo vedere gli altri ragazzi, ma potevo immaginarmi che stessero ridendo.
«Entra nella fottuta macchina», le ordinò Aiden secco. Sentivo la rabbia nella sua voce.