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«Davvero?», mormorai con un sorriso. Amavo il modo in cui usava quelle dannate parole, volevo soltanto sentirlo parlare per sempre.

«Sì, Ju. Dormi da me stanotte», propose, non appena posai le mie labbra sulle sue, ma lui si scostò dato che ero ubriaca. Dio, perché mi fa volerlo ancora di più?

Eppure rimase sempre sopra di me, le sua mano stretta sulla mia coscia e le mie dita sui suoi addominali coperti dalla maglietta.

«Assolutamente», borbottai incantata dalle sue iridi verdi e lui rise. «Sul tuo letto?»

«Sì.»

«E con te?», domandai speranzosa. Mi si poteva leggere tutto in faccia. Il solo pensiero di dormire di nuovo nello stesso letto suo mi faceva fremere.

Aiden, come previsto, sospirò, come se servisse per mantenere il controllo. «Sì, con me», rispose poi.

Feci lo stesso solo vedendolo così sereno. Volevo annullare nuovamente le distanze tra noi, ma senza aggiungere nulla si allontanò dal mio viso per poi mettersi sdraiato sulla schiena dall'altra parte del letto, poggiando il capo sul cuscino.

Rimasi delusa a bocca aperta, ma mi fece cenno con la mano di poggiarmi sul suo petto. Non in un modo malizioso, anzi, quasi innocente. C'era una festa dall'altra parte di quella porta e lui stava passando la serata con me, su quel letto.

«Non seguo ordini, Aiden», sghignazzai divertita. In realtà volevo più di tutti che mi prendesse e mi stringesse a lui.

Rimasi col respiro bloccato in gola non appena lo vidi passarsi lentamente la lingua sulle labbra piene per poi scostarsi dalla sua posizione. «Va bene, hai vinto te», sbottò prima di stringermi per la vita a se e posare con forza le sue labbra sulle mie.

Dio ti ringrazio. La me ubriaca era fin troppo malpensante, ma in quel momento non mi curò affatto, dato che risposi con altrettanta foga al suo bacio, affondando con forza le mie dita nei suoi ricci.

Quanto mi era mancato tutto quello, la sensazione di vita e libertà che mi causava stare con Aiden. Si allacciò le mie gambe in vita per poi farmi cadere con forza di schiena sul materasso e io ansimai per la sorpresa, ma strinsi subito le mie labbra alle sue.

«Mi sei mancata, Ju», boccheggiò a fior di labbra, non appena gli sfilai la maglietta e posai le mie mani sul suo petto tatuato.

Mi sentii fremere solo a sentire quelle parole. «Anche tu mi sei mancato.»

Gli ero davvero mancata? Quanto lui era mancato a me? Amavo il modo in cui i suoi muscoli si irrigidivano sotto il mio tocco inesperto, mentre Aiden passò con le sue dita con delicatezza sul mio fianco nudo.

Sentivo il calore in me crescere ogni volta che lo sentii spingere contro di me.

Non stavo pensando, volevo solo sentirlo il più vicino a me possibile, e l'alcol era una scusa plausibile. Mi morse piano il labbro, prima di lasciare una scia di baci dalla mia mandibola all'incavo del mio collo. Afferrai l'orlo della maglietta di mia sorella per sfilarmela, ma Aiden si fermò non appena lo feci, le sue mani ancora sui miei fianchi e le mie sulle sue costole.

«Dovresti frenare, piccola», mi avvertì, alzando lo sguardo, ma io scossi il capo. Non volevo dirgli di non chiamarmi piccola, per quella sera glielo avrei lasciato dire senza alcuna obiezione. «Sei ubriaca.»

Mi avvicinai per tentare di convincerlo baciandolo, ma nonostante lo sentii stringere più forte la presa sulle mie cosce si allontanò, facendomi miagolare per il disappunto.

«Sei noioso», borbottai non appena si sdraiò con una mano dietro al capo sul cuscino, per poi ridacchiare e chiudere gli occhi.

Sembra un dio greco...

«Oh credimi, domani quando sarai sobria ti farò cambiare idea», ribadì sincero, il ché mi fece scuotere solo al pensiero.

Mi voltai impacciata per sorprenderlo, posando la mia guancia sul suo petto nudo e la mano sulle sue costole. Era meraviglioso sentire il suo respiro, mischiato al suo odore delicato.

«Non ti hanno insegnato il contegno, Aiden Houston?», lo canzonai non appena afferrò con una mano la mia coscia e me la strinse con forza a sé, facendola posare sul suo ventre.

Non avevo mai capito come mai nei film le coppie rimanessero abbracciate in silenzio, con un sorriso, ma non appena capii di non essere capace di nascondere il mio sorriso realizzai il motivo. Non mi venia nulla in mente in quel momento che avrei potuto preferire a sentirmi stretta tra le braccia di Aiden.

«Mi hanno insegnato a prendermi quello che voglio», spiegò Aiden, prima di passare le sue dita fredde sulla mia schiena nuda e causarmi la pelle d'oca.

«E tu mi vuoi?»

«Sì.»

«Quanto?»

«Troppo.»

Mi strinsi a lui con il ventre per stare più comoda, ma lo sentii strozzare un ansimo, il ché mi fece sorridere. Era bello sentire come lui reagiva a me, proprio come io reagivo a lui.

«I tuoi amici possono essere davvero antipatici», sbottai sincera.

Wow, era bello dire ciò che mi passava la testa.

Aiden sospirò e lo sentii annuire: «Sono degli stronzi ipocriti. Spero che a Scott gli si sia rotto il naso.»

Sentimmo un urlo divertito provenire dall'appartamento. Era strano come stessimo in pace mentre nella sala accanto c'era il caos. Sapevo che avrei dovuto aiutare Aiden a mettere a posto l'appartamento il giorno dopo, ma stranamente non mi dispiacque l'idea di passarci più tempo.

«Perché hai organizzato una festa se non partecipi?», domandai.

Feci passare lo sguardo curioso sugli scaffali vuoti nella stanza, era chiaro che si era trasferito da poco. Già potevo vedere i suoi libri e i vinili appostati ordinatamente sui ripiani.

«Perché non pensavo di trovare di meglio da fare. Poi sei venuta te», rispose sincero Aiden e continuò a sfiorarmi la pelle con le dita.

Seriamente trovava meglio passare il tempo con me che stare con i suoi amici? I suoi amici stronzi, Juliet...

«E dove sei stato questa settimana? Non mi hai cercata per niente.»

Sentii una immensa tristezza crescere al ricordo del fatto che effettivamente era sparito per una settimana. La sua mano smise di accarezzarmi la schiena per un attimo, ma poi lo sentii respirare a fondo.

«Sono stato a San Francisco a trovare un amico e non ti ho scritto perché pensavo di poterti levare dalla mia testa», ammise e prese una pausa nel continuare, mozzandomi il respiro, «Ma non è successo.»

AnarchiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora