«Sì, ma Juliet ti amo», provò a convincermi Aiden. Fece per prendermi la mano ma mi scansai come scottata. Vidi Casy raggiungerci con Scott al suo fianco.
«Loro lo sapevano?» Puntai contro la bionda, mentre quest'ultima guardò la scena soddisfatta. Aiden si voltò solo per un istante per poi riprendere a respirare a fondo e guardarmi.
Non potevo sopportare l'idea che pure loro lo sapessero: già il fatto che Aiden e mio padre mi avessero preso in giro in quel modo mi aveva spezzata. Cosa poteva aver spinto mio padre a fare una cosa del genere? Ha sempre pensato che sei noiosa... e probabilmente pure Aiden.
«Certo che lo sapevamo», rise Casy per poi raggiungerci. Aiden le disse di andare a quel paese ma lei lo ignorò. «Ti ricordi quando è sparito quella settimana? Quando ti ha piantato in asso?»
Rimasi in silenzio a scrutarla. Non volevo neanche più degnare di uno sguardo di Aiden, mi sentivo morire dentro ogni volta che lo facevo. Come se non bastasse sembrava che lui gli avesse raccontato tutto.
«Casy, vattene affanculo», la minacciò Aiden furioso, ma Scott mi affiancò.
«Ti ha piantato in asso perché il tuo paparino gli ha comprato quel bel appartamento in centro. E pensava di essersi finalmente liberato di te, ma poi si è accorto di non avere un soldo per pagarsi l'università è tornato strisciando», mi sussurrò nell'orecchio, ad ogni parola sentii il mio cuore spezzarsi.
Era rimasto tutto quel tempo solo per l'università? Aiden spinse Scott via da me ma ripresi a parlare a quest'ultimo come se il moro non ci fosse.
«Mio padre gli ha pagato l'università?», gli chiesi con voce spezzata. Scott scosse il capo con un ché di compiaciuto, mentre Aiden provò a riprendersi la mia attenzione a sé.
«Nono. L'università gliel'ha pagata il suo di paparino. Non lo sapevi? Sono stati entrambi a pagarlo», rise divertito Scott, Casy lo seguì a ruota. «Cazzo mi sentirei davvero uno schifo se fossi in te...»
Io invece sentii le lacrime farsi più fitte ad ogni sua parola.
C'era una persona che non mi avesse mentito in quei tre mesi? I suoi "ti amo" erano stati parte di un copione. Insieme ai suoi baci e a tutto il resto.
«Juliet, sai che ti amo. Lascia che ti spieghi e vedrai che capirai tutto. Non è come sempre», provò a convincermi Aiden avvicinandosi, ma mi voltai distrutta.
«Non è come sembra? Ti sei fatto pagare da mio padre per uscire con me?»
Esitò per un attimo. «Sì.»
«E allora è esattamente come sembra, Aiden?», sbraitai. Non riuscivo più a stare insieme a quelle persone talmente tossiche da uccidermi.
Mi incamminai verso la strada, come se in quel modo sarei potuta scappare dal fatto che Aiden ed io avevamo vissuto due realtà della nostra "relazione" diverse. Continuai a inciampare sulla sabbia, mentre sentii Aiden corrermi dietro.
«Juliet, mi servivano dei fottuti soldi e mio padre mi ha fatto quella proposta-»
«E allora hai deciso di prendertela con me?», esclamai al limite. Mi voltai per scrutare il suo modo agitato con cui si guardò in giro.
«Non ti conoscevo», si giustificò, ma invece fece crescere quell'enorme buco nel mio stomaco. Aveva provato così poca compassione nei miei confronti. Non gli era importato di rubarmi tutte le mie prime volte.
«Tutte le volte che hai detto ti amarmi...»
«Erano fottutamente vere! Sono innamorato di te, Ju! Sai che non ho mai provato nulla del genere per nessuno prima d'ora!», esclamò speranzoso, ma sentirgli dire quelle cose mi fece diffidare ancora di più. Se poteva avermi fatto una cosa del genere quando mi amava cos'altro avrebbe potuto fare?
«Juliet!», Kyle apparve da dietro di Aiden per prendermi in un abbraccio. Scoppiai nuovamente in lacrime tra le braccia del mio amico. Sapevo, dal modo in cui mi scrutò a labbra socchiuse, che Aiden si stava odiando più di quando avrei mai potuto odiarlo io.
«Che cosa le hai fatto?», domandò Kyle infuriato e provò ad asciugarmi le guance ormai bagnate.
«Lasciaci parlare Kyle», ribadì Aiden ma il mio amico scosse il capo.
Non mi voltai neanche verso il moro, non volevo più guardarlo negli occhi, per lo meno quella sera. Ad ogni istante che passava, ad ogni risposta che mi potevo ormai dare alle mie mille domande, mi sentivo sempre peggio.
«Vuoi andare a casa? Di accompagno in macchina», mi propose nell'orecchio Kyle e io annuii in un singhiozzo. Mi odiavo per essere scoppiata a piangere, ma era come se la realtà mi fosse crollata addosso.
Quando ci voltammo verso il parcheggio mi divincolai dalla presa di Kyle, trovando un minimo di forza. Mi avviai con decisione verso la macchine, ma non mi voltai verso Aiden. Sapevo che non mi avrebbe lasciata andare fino a che non l'avessi perdonato, perché era abituato ad ottenere tutto quello che voleva. Ma non quella volta.
«Juliet! Fermati!», mi chiamò Aiden alle mie spalle, ma aumentai il passo per scappare il prima possibile.
«Sei libero, Aiden. Hai ottenuto quello che volevo, ora lasciami in pace!», gli urlai con rabbia ma lui scosse il capo deciso.
«No, cazzo! Non mi è mai importato mai di niente Ju! Solo di te!», esclamò sconvolto ma ormai avevo raggiunto la macchina di Kyle e mi ero chiusa dentro. Il cuore batteva a mille mentre tenni lo sguardo basso per non dovere incontrare quello di Aiden.
Volevo tornare in dietro di tre mesi: a quando mi ero persa dopo uno stupido bacio e mi ero fidata di lui. Volevo tornare alla sera sul tetto, sul quale mi aveva detto che mi amava per la prima volta. A quando aveva preso la mia mano per farmi sentire come i nostri cuori battevano all'unisono. Perché la cosa peggiore era che sapevo che lo facevano ancora.
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Anarchia
FanfictionJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...