Juliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura.
Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Si mise le mani nelle tasche con un ghigno stampato in faccia per poi annuire e aprire la sua portiera ed entrare in macchina. Il modo con cui camminò con la sua solita sicurezza faceva aumentare lo scompiglio dentro di me.
Mi misi a sedere sul sedile e Aiden mise in moto per poi partire. Rimase con lo sguardo fisso sulla strada e mise la mano sul mio interno coscia, facendomi rabbrividire a quel tocco.
«Di che sorpresa si tratta? Dove stiamo andando?», domandai impaziente. Cercai di nascondere la mia voce roca, ma lui ghignò riconoscendola.
Se c'era una cosa che mi faceva perdere la testa erano le sorprese, sopratutto quando te ne parlavano molto prima.
«Cosa ti fa pensare che te lo dirò?», domandò divertito, evidentemente gli piaceva torturarmi. Abbassai lo sguardo sul tatuaggio sul suo avambraccio e ci passai un dito sopra, delineando il contorno nero.
Feci spallucce. «Ne valeva la pena provarci.»
Accesi la musica e poco dopo partì una canzone che non conoscevo, ma vedendo dal modo in cui Aiden tamburellava sul volante potevo dedurre che lui invece sì. Era bello non vederlo rigido, mentre mi accarezzava la coscia con il pollice.
Di colpo, mentre posai senza accorgermene lo sguardo sul suo viso concentrato, mi trovai col pensare all'università. Negli ultimi quattro anni mi ero impegnata moltissimo per entrare alla Columbia a New York e presto avrei avuto il mio primo colloquio, ma se fossi entrata probabilmente non avrei più visto Aiden.
Sinceramente avevo sempre pensato che la Columbia fosse la migliore scelta per me (mia madre mi aveva sempre parlato di quanto fosse bello vivere a New York) e tutto il mio studio era puntato solo a quello, ma adesso che ci pensavo non sapevo più cosa in passato mi avesse affascinato così tanto dell'idea di seguire le orme di mia madre.
«Aiden. Cosa hai intenzione di fare dopo il liceo?», gli chiesi curiosa, cogliendolo di sprovvista.
Mi lanciò uno sguardo confuso e potevo vedere sul suo viso l'esitazione nel rispondermi. Abbassai lo sguardo, pronta a non ricevere una risposta e sinceramente non mi sarei neanche più offesa, ma poi scostò la sua mano dalla mia coscia per alzarmi il mento con le dita.
Incrociò lo sguardo col mio per poi sospirare. «Andrò a studiare in Inghilterra. Ci ha studiato mia madre», rispose sincero e io per poco non mi strozzai con la mai stessa saliva.
Inghilterra? Aiden non smetteva mai di sorprendermi, d'altronde nessuno avrebbe pensato che un ragazzo come lui volesse andare a studiare in Inghilterra. Potevo sentire un'ondata di tristezza all'idea di quanto New York e l'Inghilterra fossero effettivamente distanti.
Aiden notò il mo dispiegare. «Tu? Andrai a studiare sicuramente in un'università da secchioni.»
Gli diedi un pugno sulla spalla per farlo così sghignazzare, ma poi riposò la sua mano sulla mia coscia e così mi decisi a rispondere. «Dovrei andare a studiare alla Columbia... sempre se mi prendono.»