Scesi in cucina per aiutare mia sorella a preparare la tavola per cenare. Era domenica sera e non ci eravamo visti per tutta la giornata in famiglia: io ero uscita di casa alle 9 di mattina per incontrarmi con Sophia e Jacob per andare a Venice Beach, mentre mia sorella aveva invitato un'amica a casa nostra.
I miei erano andati a fare qualcosa per lavoro per tutta la giornata e mi avevano chiesto di tornare per le 8 a casa per tenere d'occhio mia sorella fino a quando non sarebbero tornati.
La serata precedente, a casa degli Houston, si era conclusa con i miei genitori accontentati, mia sorella che in macchina non parlò altro di quanto dovesse guadagnare Fred Houston al mese. Mentre a proposito di Aiden io avevo evitato di doverlo salutare.
Mi sentivo presa in giro dal modo in cui mi aveva parlato dopo averlo baciato, ma questo non fece altro che attirare la sua attenzione. Mi lessi "il secondo sesso" di Simone de Beauvoir giusto per ricordarmi del motivo per cui dovevo stare alla larga da quel ragazzo.
«Allora? Che ne pensate di ieri sera?», chiese mia madre sorridendo, mentre mi passò l'insalata e si sedette sul suo posto.
Subito dopo arrivò mio padre che poggiò all'ultimo momento il suo telefono sulla mensola. Infine mia sorella ed io ci sedemmo con loro a tavola.
Eravamo tutto affamati. Non ci eravamo parlati tornando a casa la sera prima dato che eravamo tutti stanchi. Quindi quello era il momento in cui avremmo iniziato a parlare della cena e delle opinioni dei miei genitori. Ad essere sinceri fu solo una cosa di cui parlammo.
«Mamma, hai visto quanto è bello Aiden Houston?», le domandò speranzosa Emma. Parlare di Aiden mi aveva tolto completamente l'appetito per paura potessero leggermi nella mente.
Mia madre annuì convinta, anche se fece una smorfia a disagio. «Sì, è proprio un bel ragazzo... lui e il fratello», ribadì riprendendo poi a mangiare. Mia sorella fu scandalizzata da quella sua affermazione.
«Gabriel è carino, ma mai bello come Aiden! Pensa -papà- l'anno scorso stava per fare a botte con uno perché quello aveva dato della, avete capito cosa, a una sua amica!», dichiarò come se fosse una cosa di cui andare fieri.
Mio padre annuì fingendosi interessato. Dovevo riconoscere che mi colpì positivamente il fatto che avrebbe spaccato il naso a uno che insultava una ragazza.
Ma stavo comunque odiavo lui e me stessa per averlo baciato.
Ma che ti aspettavi? Che si innamorasse di te?
«Non pensi che lo stai sopravvalutando un po', Emma?», sollecitai, trovando la situazione un po' assurda.
Mia sorella mi guardò perplessa, come se avessi appena bestemmiato:«Te non puoi parlare, perché neanche lo conosci...»
«Perché tu lo conosci vero?», domandai ironica.
Emma rimase in silenzio col capo chino sul piatto, mi pentii subito di avere detto quelle parole quando vidi come l'avevano ferita. Sapevo che avrebbe voluto parlare con Aiden, ma non ci era riuscita e ci era rimasta evidentemente male. Figuriamoci se le avessi detto di cosa era successo in camera sua...
«Va bene... dimmi due motivi per cui è così divino come dici tu», chiesi arresa. Subito si ricompose e potei riconoscere una certa luce nei suoi occhi.
Nel frattempo mia madre aveva seguito il discorso in silenzio, dato che si stava parlando di Aiden pareva interessata, ma anche un po' allarmata. Mio padre al contrario era interessato solo al suo cibo come al solito. A volte volevo avere il suo menefreghismo.
«Come primo, da quello che ho sentito, fino qualche anno fa era un dei pugili più bravi di scuola. Se non il mio bravo... pensa cosa avrebbe potuto fare a quel ragazzo di cui ti avevo parlato prima!», esclamò emozionata. Mia madre mantenne perplessa il fiato.
Continuai a fare domande, perché mi dispiaceva per lei, ma anche perché un minimo mi stava interessando il motivo per cui era così afflitto: «In che senso "era" uno dei pugili più bravi?»
«Non lo so esattamente perché ha smesso, so solo che è morta sua madre in quel periodo e che da allora odia gran parte della sua famiglia», disse commossa.
Rimasi perplessa; ora si spiegava, anche se non del tutto, il suo essere arrabbiato col padre. Nessuno mi aveva raccontato della madre e non potei fare altre che provare davvero della pena per Aiden. Ma poi mi ricordai delle sue parole velenose e tornai a disprezzarlo.
«Di cosa è morta la povera donna?», la interrogò mia madre a sua volta. Mio padre alzò il capo sentendo che il discorso si era fatto più serio.
Mia sorella si ricompose e le rispose dispiaciuta: «Non si sa... pensate che non ha mai toccato un guanto da pugilato d'allora... Che carino...»
«Pensate come doveva essere ridotto il suo viso praticando uno sport del genere», aggiunse mia madre guardando assente nel vuoto. Ci stavamo immaginando il viso malridotto del povero ragazzo. «Certo che non giustifica i tatuaggi...»
«Cos'hanno di male?», sbottai fin troppo aggressiva. Cosa stavo facendo? Lo stavo difendendo?
«Tesoro, vuoi dirmi che ti piacciono quegli scarabocchi? Ti dico solo questo. Se vieni a casa con uno così non ti parlo più.»
Abbassai con un che di arrabbiato il mio capo sul mio piatto. La domanda alla quale non mi potei rispondere era per quale motivo Aiden se la prendesse con suo padre.
Sapevo che la buona impressione che avevo avuto del signor Houston era stata solo una prima impressione, ma non potei spiegarmi cosa avrebbe potuto fare di così male da indurre suo figlio ad odiarlo. La storia del ragazzo mi iniziò a interessare più di quanto avrebbe dovuto, anche se mi ero appena imposta di non pensarci più.
Mia sorella ruppe il silenziò tombale che si era creato aggiungendo:«Juliet, è importante che tu non lo dica a nessuno. Perché da quanto ho capito lo fa imbestialire quando si parla di queste sue cose private. Specialmente se si osa solo nominarla sua madre.»
Annuii soltanto in silenzio.
«Povera famiglia», enunciò in fine mio padre, dispiaciuto pure lui e gli altri. Annuimmo tutti insieme, anche se persi nei nostri pensieri.
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Anarchia
FanfictionJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...