Il girono dopo essendo un sabato mi svegliai puntualmente alle sei per lavarmi, vestirmi e iniziare subito a studiare. Dovevo dare retta a mia madre: tenere chiaro l'obbiettivo. L'università. Ma la mia concentrazione era pari a zero e spesso dovevo leggere due volte le frasi che scrivevo per il compito di inglese.
L'idea della scommessa fatta con Aiden la sera prima non mi abbandonava i pensieri. Tanto meno il suo comportamento impulsivo di fronte a mia madre. Questo è quello che ricavi da qualcuno come lui.
Per mezzo giorno mi scrisse Sophia per chiedermi se fossi andata con lei e gli altri a una festa che ci sarebbe stata quella sera. Stavo sul punto di rifiutare l'invito e rimanere a casa quando mi ricordai della scommessa fatta la sera prima.
Stupida, te lo potevi pure risparmiare. E sapevo che prima mi levavo di torno quella scommessa e meglio sarebbe stato. Sarei potuta tornare alla mia vita di prima.
Fortunatamente, avendo studiato per tutto il girono, mia madre mi concesse di andare alla festa a patto che fossi tornata per mezza notte a casa. Le promisi che avrei fatto come voleva.
Per le otto mi vennero a prendere in macchina Jacob, Sophia e Olivia. Avevo sentito la macchina arrivare per la musica rock che proveniva dalla macchina del ragazzo. Fortunatamente mia madre non stava a casa quella sera, sennò non mi avrebbe ceratemene lasciata in mano a quei ragazzi.
Sulla strada Sophia mi raccontò di alcuni suoi amici e di come spesso organizzavano feste pure durante la settimana, mentre Jacob era rimasto in silenzio a fissare la strada.
Olivia invece aveva aggiunto che Casy era diventata popolare solo da quando a una di quelle feste era andata a letto con Aiden e si erano sentite le sue urla per tutto il vicinato. Dovetti sentire avversione a quel pensiero.
Arrivati alla festa nuovamente a casa di Cedric mi feci trascinare da Sophia, la quale pareva attirata da una folla riunita in cucina.
«Vai Noah!», urlò a squarciagola, stendendo le braccia per abbracciare Olivia e Amelia che saltellavano. Mi guardai confusa in giro. Urlavano e applaudivano pure loro.
Mi misi apposto il vestito che avevo indossato, anche se questo era della lunghezza giusta. Ma armeggiavo sempre con i miei vestiti quando ero nervosa o a disagio.
In cucina attorno a noi c'era il delirio; riuscivamo a malapena a centrarci. Ero circondata da ragazzi con bevande o bicchieri in mano. Sophia e Olivia iniziarono a tifare e urlare a più non posso, abbracciando o dando pacche sulle spalle al ragazzo nel centro della stanza.
Mi misi in punta dei piedi per osservare meglio di chi si trattava. Trattenni il respiro non appena riconobbi un Noah Davis non del tutto sobrio, tenendosi a malapena in piedi, al centro della folla. Era indaffarato, con gli occhi stretti per la fatica e la postura piegata, a giocare al famoso gioco "beer bong".
Olivia si avvicinò al mio orecchio per poi urlare per farsi sentire. «Speriamo sopravviva stanotte!», urlò, ridendo in sintonia. Lo spero davvero.
Non capivo come i miei amici facessero a prendere tutto così alla leggera. Se fosse stato per me avrei subito preso quel tubo dalle mani di Noah per paura che si potesse sentire male. Non sapevo come tutta quella gente si potesse divertire a riunirsi ogni settimana a casa di qualcuno e passare la serata a ubriacarsi.
Non c'era alcuna Susanna al suo fianco per reggerlo nel caso stesso per morire, e questo per un motivo preciso; si erano lasciati qualche ora prima della festa. Me l'aveva scritto Olivia, ordinandomi di non nominarla.
Noah ruttò sonoramente e corse ad abbracciare come un animale dei suoi amici dopo essersi levato il tubo bagnato dalla bocca. Ebbi la conferma che il giorno dopo si sarebbe dimenticato pure di quella serata.
«Che fuori di testa», commento ridendo Sophia. Si portò una lattina di birra alle labbra, mentre scrutò Noah saltellare. «Juliet. Vuoi della birra? Ah, certo come no.»
Si voltò nuovamente verso Noah e io feci lo stesso non trovando altro da fare.
«SEE!», urlò più forte che mai Noah, mentre si afferrò l'orlo della maglietta per poi togliersela. Venne seguito a catena, per piacere di tutte le ragazze, da gran parte della squadra di football.
«Oh Dio!», esclamai sorpresa.
«Ah ma sta zitta Juliet», mi rimproverò Olivia, «e goditi la vista.»
Ovviamente non tutti avevano un fisico da urlo e andava bene, anche perché non ce n'era veramente bisogno nella squadra, ma tra quelli impressionanti mi cadde lo sguardo su una schiena robusta di un ragazzo che mi stava dando le spalle. Era concentrato sul riempire la prossima dose per il prossimo concorrente.
«Non mi stavo lamentando», mi difesi con Olivia, ma ormai era scomparsa insieme ad Amelia. Mi guardai in giro senza sapere cosa fare e presi le maniche del mio vestito tra le mani.
Sophia riapparse dalla folla con entusiasmo e mi saltò letteralmente addosso.
«Aiuto!», ridacchiai.
«Oddio Ju, ti prego guarda che pezzo d'arte», mi supplicò ad alta voce nell'orecchio e puntò davanti a sé. Continuò a saltellare entusiasta e tenne lo sguardo fisso sulla schiena del ragazzo difronte a noi.
STAI LEGGENDO
Anarchia
FanfictionJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...