30

31.8K 827 336
                                    

Finimmo di mangiare giusto mezz'ora prima della fine della nostra presunta punizione

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Finimmo di mangiare giusto mezz'ora prima della fine della nostra presunta punizione. Ero rimasta sorpresa quando mi aveva chiesto cosa volessi studiare (avevo risposto scienze politiche e letteratura, ovviamente) ma sopratutto quando lui aveva confessato di voler studiare chimica.

Sinceramente lo avevo prima guardato storto, pensando che fosse uno stupido scherzo. Aiden che studiava chimica? Per produrre droghe? Purtroppo non mi aveva voluto dare altre spiegazioni, dato che le "informazioni" che mi aveva dato per lui erano già troppe.

Pagammo e uscimmo dalla tavola calda, dopo aver salutato la cameriera. Lei aveva chiesto a Aiden quando sarebbe tornato con quella bella ragazza bionda (immaginavo si trattasse di Britney) e io avevo subito sentito una fitta nello stomaco. Sospirai però piano non appena Aiden le rispose che non li avrebbe più rivisti insieme.

Fortunatamente aveva smesso di piovere all'improvviso quindi ci potemmo avvicinare all'auto senza correre.

Aiden mi aprì la portiera e mi fece sedere. Lo ringraziai con un debole: «Grazie.»

«Non devi ringraziarmi per ogni minima cosa», ribadì Aiden sincero.

Era strano vederlo di buon umore. Si sedette sul suo sedile e uscimmo dal parcheggio.

«È buona educazione, Aiden», gli risposi ma lui scosse il capo e dovetti guardarlo interrogativa.

«Non se non lo intendi davvero.»

Mi lanciò uno sguardo e io sorrisi debolmente per non rischiare di rovinare il suo buon umore.

«Però lo intendevo davvero.»

«Bene.»

Sentivo il bisogno di chiedergli se ciò che Jacob mi aveva detto fosse vero. Non potevo continuare a vedermi con lui con i dubbi che mi aveva fatto espandere nel sangue.

Aiden mise in moto la macchina e le ruote fischiarono per un attimo, ma tenne con forza il volante.

«Posso porti un'altra domanda?», domandai mentre tenni lo sguardo sui lampioni della strada. Fortunatamente andava più lentamente dell'ultima volta.

Lo sentii sogghignare.

«Ho una scelta ormai?», domandò divertito.

«In effetti no. Non ti arrabbiare però, d'accordo?»

Mi rivolse uno sguardo confuso e diffidente allo stesso tempo. Divenne serio di colpo. «Dipende da quello che vuoi chiedermi, Juliet.»

«Va bene, allora lascia stare.»

«E va bene. Non mi arrabbierò», sbottò in uno sbuffo. Stranamente gli credetti. Dal poco che sapevo di lui sapevo che manteneva le sue promesse.

Mi schiarii la voce, non sapendo come porre la domanda. «Mi hanno detto che stavi con Britney.»

«Secoli fa», rispose secco Aiden, ma continuai. Fui sollevata dal non riconoscere un'espressione triste sul suo volto all'idea della sua reazione con Britney.

«Potresti...eh... non so come dirtelo.»

«Dimmelo, Julie», ordinò freddo Aiden. Rimase con lo sguardo fisso sulla strada, ma prese dei profondi respiri.

Presi un respiro profondo a mia volta. Non volevo si arrabbiasse quando stava andando tutto così bene.

«Potresti mai avere alzato le mani su di lei?», sussurrai a mezza voce. Come se chiedendoglielo a bassa voce non si sarebbe arrabbiato.

«Che cazzo hai detto?», chiese ad alta voce.

Fece passare per un paio di volte lo sguardo furioso dalla strada a me, mentre strinse talmente forte il volante che le sue nocche divennero bianche. Aveva un'espressione sconvolta.

Mi pentii subito di avere posto quella domanda. Perché sei così stupida?

«Come puoi chiedermi una cosa del genere?», domandò a denti stretti. Potevo capire che l'avevo ferito.

Portai lo sguardo fuori dalla finestra, mentre strinsi le ginocchia con forza. «Scus- scusa. È solo che ho sentito delle voci.»

«Hai sentito delle voci!?»

Lo vidi parcheggiare con una manovra improvvisa nel parcheggio della scuola. Sentii le gomme strusciare sonoramente, ma speme il motore per voltarsi con il petto verso di me. Mi irrigidii allarmata. Chiusi gli occhi, come se potesse colpirmi.

«Juliet, che cazzo fai? Ho fatto a botte solo in un caso in tutta la mia vita e cioè nel pugilato. Mi sono stati insegnati dei cazzo di valori», manifestò furioso. Rimasi muta a scrutarlo.

Aveva la fronte aggrottata e i pugni stretti, ma non dava alcuna impressione di volermi colpire. E finii col credergli. Non poteva essere talmente bravo a mentire. Ripresi a respirare ma non seppi cosa rispondere.

Mi guardò per due secondi negli occhi per poi uscire dalla macchina, facendo un verso di irritazione.

AnarchiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora