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Ed ecco che ero in mezzo al salotto a ballare come una pazza con Noah, Olivia e un ragazzo che non conoscevo, ma che avevo visto a scuola

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Ed ecco che ero in mezzo al salotto a ballare come una pazza con Noah, Olivia e un ragazzo che non conoscevo, ma che avevo visto a scuola. Erano tutti un po' sbronzi il che faceva tutto, anche se mi dispiace dirlo, più divertente.

Avevano dovuto provare a lungo a convincermi a unirmi a loro nel ballo, ma alla fine con tanti sorrisi maliziosi e promesse Sophia mi aveva preso per le braccia e trascinato con sé.

Non ero mai stata brava a ballare, non mi veniva naturale. Osservai con attenzione Sophia accanto a me e il modo in cui saltellava con adrenaline. La sua gonna si alzava ad ogni suo salto. Devo farlo per forza?

Decisi di zittire la mia voce interiore e per una volta cercai di essere come il resto dei miei coetanei. Iniziai a imitare la mia amica, saltellando con loro. Poco dopo finalmente iniziai ad avere l'impressione di divertirmi. Jacob mi prese per le mani e mi fece girare su me stessa. Risi imbarazzata.

«Aiuto!», urlai divertita, non appena fui sul punto di cadere per la piroetta. Jacob rise.

Mi abbassai con insistenza il vestito, vedendo che si era alzato fin troppo. Mi guardai intorno per assicurarmi che nessuno mi stesse vedendo quando incontrai lo sguardo del ragazzo di quella mattina, il quale stava seduto sul divano dall'altra parte della stanza.

Aveva le braccia distese sul sedile del divano, mentre una ragazza dai capelli biondi gli tastava con interesse i tatuaggi sulle braccia. Rimase in silenzio ad osservarmi con un ché di interessato, ma il viso rimase serio.

Quando, dopo aver distolto per un po' lo sguardo, lo rivolsi nuovamente verso di lui, lo ritrovai ancora ad osservarmi. Che problemi ha?

Gli feci una smorfia come per chiedergli "cosa ti guardi?", ma lui sogghignò. Mi voltai impacciata verso Sophia, sperando di sfuggire al suo sguardo.

Non stavo davvero capendo cosa stesse continuamente portando la mia attenzione su quel ragazzo. La mia esistenza girava letteralmente all'odiare quella tipologia di ragazzo e invece eccomi la a dare fin troppa attenzione a uno di loro. Simone de Beauvoir si vergognerebbe di me probabilmente.

Voltandomi vidi Jacob staccarsi da una ragazza che stavo baciando e poi dirigersi verso di me ballando a ritmo. Così lo feci anche io, andandogli incontro, morendo dalle risate.

Mi sentivo al quanto patetica dato che ero a conoscenza di non avere idea di come si ballava. Sentivo ormai il viso bruciare, segno che probabilmente ero arrossita per lo sforzo.

Quando Jacob mi raggiunse mi mise le mani sui fianchi, seguendo i miei ritmi. Sentivo che era ubriaco e sentivo che era molto preso dal ballo. Si era fatto più serio e tranquillo. Che sta succedendo? Rimasi muta, non capendo cosa stesse facendo.

Dopo poco mi avvicinò coi fianchi ai suoi, oscillando piano, mentre appoggiò la sua fronte alla mia e fece scendere un po' le mani giù per la mia schiena. Non sapevo cosa fare. Sentivo l'enorme paura e imbarazzo portato da quel suo gesto. Davvero stava provando a baciarmi?

«Che fai?», domandai in un borbotto. Mi allontanai imbarazzata da Jacob.

Mi fu subito chiaro che aveva capito, quindi si allontanò dal mio viso. «Niente.»

Continuammo però a ballare, anche se più distanziati di prima, per un po', finché non si aggiunsero a noi Noah e Olivia, i quali avevo lasciato indietro.

Non mi aveva mai davvero toccato così tanto qualcuno o almeno non avevo mai lasciato che quel ragazzo se la scampasse senza un rimprovero o magari una spinta. Non avevo mai baciato nessuno oltre che ai miei ragazzi fissi e non intendevo cambiare quel fatto adesso.

Non ero una santarellina, o per lo meno non mi reputavo tale. Odiavo semplicemente quando i ragazzi non mi trattavano con rispetto e sopratutto quando fingevano di farlo. Tutto qui.

Verso le undici iniziai a sentire sete, avendo ballato con tutti per un'ora. Anche gente con cui non avevo mai parlato.

«Vado a bere qualcosa!», urlai nell'orecchio di Noah, mentre stava abbracciando la sua ragazza da dietro. «In cucina!»

Lui annuì, facendomi capire che mi aveva sentito, poi mi avviai con fatica fuori dalla massa di ragazzi. Mi sentivo un po' confusa, nonostante non avessi bevuto niente. Barcollavo un po', però riuscivo ancora ad andare avanti e a trovare la cucina per cercare l'acqua. Sospirai senza fiato.

Notai due delle "galline" sedute sul tavolo della cucina, mentre baciavano entrambe un ragazzo a testa. Alzai gli occhi al cielo e mi presi dell'acqua dal rubinetto, dato che c'erano da bere praticamente solo alcolici o soda. Dovetti pensare a quello che aveva detto l'amico di Jamie riguardo alla coca cola.

Davvero ho dato un'impressione così esagerata? No, Juliet! È solo quel ragazzo che vuole prendersela con qualcuno e non sa cosa sono le buone maniere.

AnarchiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora