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«E tu saresti?», domandò Casy con chiaro sdegno nei confronti di Kendall, mentre Scott la prese in vita

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«E tu saresti?», domandò Casy con chiaro sdegno nei confronti di Kendall, mentre Scott la prese in vita. Kendall ed io ci scambiammo un'occhiata e la sua voleva soltanto dire: e questa da dove è uscita?

Dove diavolo è Aiden? Come se mi avesse letto apparve da dietro Casy, incontrò subito il mio sguardo e con una mano tra le ciocche ricce mi venne incontro. Ebbi un minimo di speranza che per quella sera magari non mi avrebbe odiata.

«Aiden», lo provò a chiamare a sé Casy, ma per mia sorpresa il ragazzo mi prese sotto braccio per poi posare le sue labbra sulle mie senza esitare.

Rimasi immobile, sorpresa da quel gesto. Mi sta baciando finalmente davanti ai suoi amici?  Forse Kendall si era sbagliata.

«Andiamocene. Non mi va di stare qui», mi disse nell'orecchio evidentemente seccato. Sapevo che era successo qualcosa che gli aveva dato fastidio ed evidentemente non me ne voleva parlare.

Fece cenno a Kendall di andarcene, ma la voce di Casy lo fermò. «Aiden, cosa fate ve ne andate di già?», lo canzonò beffarda, mentre Scott rimasi in silenzio a godersi la scena.

«È successo qualcosa?», gli domandai preoccupata, ma Aiden scosse soltanto la testa e fulminò Casy con lo sguardo.

Quest'ultima sospirò e si mise apposto il suo completino. «Nulla. Stavamo solo parlando della festa di compleanno di suo padre al quale ha invitato me-»

«Taci, Casy», la minacciò interrompendola Aiden, prima di cogliermi di sorpresa e trascinarmi verso quella che sembrava la cucina e chiudersi la porta alle spalle.

Aveva davvero invitato Casy a una cosa formale come il compleanno del padre, mentre a me non ne aveva neanche parlato? Mi faceva imbestialire il fatto che tenesse ancora così tanti segreti.

«Che cosa significa quello che ha appena detto?», gli domandai nervosa non appena Aiden si voltò, era chiaro dal modo in cui si passò una mano tra i capelli che si stava pentendo di avermi portata. Il suo viso era teso, ma poi sospirò. «Aiden?», lo incitai a spiegarmi che diavolo stesse succedendo.

«Ti assicuro che non è nulla di che. Mio padre ha solo organizzato una festa per il suo compleanno domani sera e-»

«E hai invitato Casy prima di me», lo interruppi ferita. Fino a qualche minuto fa aveva detto che era il mio ragazzo.

Aiden però non fece caso alla mia espressione confusa e mi prese il viso tra le mani per accarezzarmi le guance coi pollici. «Sì, ma tempo fa.»

«Quanto tempo fa?»

«Non lo so, Juliet. Saranno state due settimane.»

Mi sciolsi dalla sua presa, ancora più ferita di prima. D'altronde aveva detto pure una settimana fa che avrebbe voluto stare con me, e invitare Casy non sembrava coerente come cosa.

«Lo sapevo che non volevi davvero stare con me», mormorai piano, ma Aiden mi riprese il viso tra le mani e sorride, il ché mi confusa.

«Sì che voglio stare con te. Solo che questa storia è... complicata.»

«Cosa c'è di complicato?», ribadii irritata dal fatto che non capissi di cosa stesse parlando, dato che mi nascondeva numerose cose ancora. «Aiden, dimmelo o me ne vado», aggiunsi, non appena lo vidi esitare in cerca di parole.

«Nulla, Juliet. Soltanto che ti voglio lontana da lui. Non so come spiegartelo meglio, cazzo», disse di colpo freddo, sentii la presa sul mio viso rafforzarsi per un attimo ma poi di nuovo allentarsi.

Mi vuole lontana da suo padre? Ma non mi aveva portata a casa già altre volte? Come sempre mi trovai stravolta da mille domande nella testa. Però non volevo andasse con Casy a quella festa e che io dovessi restare come la stupida scema a casa, mentre lui si spacciava per il mio ragazzo.

«Quindi ci porterai Casy a quella festa? E io cosa sono allora?»

«La mia ragazza», ribadì serio, ma distolsi lo sguardo stufa dalle sue promesse vane.

«Ero la tua presupposta ragazza almeno tre volte e tutte e tre le volte hai fatto qualcosa per farmi capire che non mi volevi davvero, Aiden-»

«Allora vieni con me», mi interruppe sorprendendomi. Ma è lunatico?

Riportai il mio sguardo sulle sue iridi e potevo chiaramente capire che odiava quella proposta, ma l'aveva fatta per tenermi con sé. Avrei voluto rispondere con qualcosa di più fiero, ma invece sorrisi senza controllo e di conseguenza lo fece pure lui, anche se in modo più forzato.

«Che c'è da ridere?», mi domandò con chiara preoccupazione e io gli afferrai la maglietta.

Mi misi in punta di piedi per sfiorarli le labbra piene con un leggero bacio. «Sono davvero la tua ragazza allora?»

Mi stavo completamente dimenticando dell'arpia che stava nella stanza accanto.

Aiden annuì piano per poi posarmi un altro bacio, stavolta più profondo, e mi strinse con le mani sul mio viso a sé. «Sei la mia intelligente e bellissima ragazza, piccola.»

«Non mi chiamare picco-»

Soffocai le mie parole non appena mi interruppe con le sue umide labbra sulle mie e mi lasciai spaesata al suo tocco, stringendo la stoffa della maglietta più forte tra le mie dita. Volevo andasse sempre così tra di noi: una discussione e poi infiniti baci.

Fece per alzarmi da terra e probabilmente posarmi sul bancone alle mie spalle che la porta si aprì di colpo e ci dovemmo divincolare di fretta. Mi sentii arrossire non appena riconobbi Sophia, mentre Aiden abbassò soltanto lo sguardo con un ghigno compiaciuto.

AnarchiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora