Juliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura.
Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...
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Il resto delle due ore le passai fra perdite d'orientamento per i corridoi e le risatine irritanti delle galline (fu così che le nominai ufficialmente le ragazze che continuavano a scrutarmi con la puzza sotto al naso). Durante la lezione di matematica non avevano passato un momento a non criticare le mie scarpe o il fatto che non mi ero truccata quanto loro.
Avevo cercato di farmi appunti sulle lezione per poterli ripassare a casa, ma nessuno pareva fare attenzione. Stavo giusto indaffarata a scarabocchiare su un foglio quello che il professore stava scrivendo alla lavagna quando sentii un tocco sulla mia spalla.
Mi voltai confusa per incontrare lo sguardo di un ragazzo biondo seduto dietro di me. Mi era subito chiaro dal modo in cui era vestito accuratamente e dai suoi appunti accurati che ci sarei andata d'accordo. Mi porse la mano: «Mi chiamo Kyle. Tu sei Juliet, giusto?»
Grazie a dio qualcuno con delle buone maniere. «Sì», gli risposi sorridente.
Notai come i ragazzi seduti nell'ultima fila lanciarono a Kyle un pezzo di carta addosso. Il ragazzo però non si compose, tenendo soltanto lo sguardo fisso sul suo foglio. Respira, Juliet, respira... La verità era che avrei amato più di tutto difendere Kyle, ma ero purtroppo timida con le persone che non conoscevo.
Uno dei ragazzi con indosso la squadra di football mi rivolse la sua attenzione. Prese un pezzo di carta in mano e lo stropicciò: «Cosa c'è, nuova arrivata? Vuoi difendere il tuo amichetto per caso?»
Deglutii. Ti prego, ti prego non rimanere impalata. Socchiusi le labbra, mentre Kyle rimase col capo chinato. «Non ti conviene trattarlo così, sai? Perché un giorno probabilmente lavorerai per lui e sarà lui a decidere se avrai i soldi per comprarti quegli orrendi anelli che porti», conclusi.
I ragazzi seduto accanto a loro sussultarono piacevolmente sorpresi. Kyle sputò sul suo foglio per trattenere le risate. Invece il biondo che avevo appena zittito mi scrutò con solo astio. Feci una smorfia, prima di sussurrare a Kyle un: «Che cliché questi ragazzi.»
«A chi lo dici», borbottò lui con un sorriso in risposta.
Mi voltai per continuare a seguire la lezione. Era meraviglioso sentirsi di nuovo un minimo a mio agio e in più avevo trovato qualcun altro oltre a Sophia in quella scuola con un comportamento amichevole. Mi chiesi se gli amici di lei fossero come lei.
Finalmente arrivò le fine della scuola. Non capivo come mai certe persone se la stessero prendendo con me: avevo continuato a tenere la testa bassa, i miei libri stretti tra le mie mani. Dopo la lezione mi ero fermata a parlare un po' con Kyle: aveva due fratelli e adorava l'astrologia.
Era un peccato, perché io invece non ne sapevo molto. Non appena aveva visto il libro "Farenheit 451" nella mia borsa mi aveva invitato a fare parte del club di letteratura, il ché mi emozionò molto.
Purtroppo non c'era un club di dibattito. Da quanto avevo capito nessuno che ne faceva era più interessato e quindi era stato abbandonato da tutti. Kyle mi aveva invitato a fondarlo di nuovo, ma gli avevo risposto che non sapevo se ci sarei riuscita. In realtà però l'idea di fondarlo mi ispirava moltissimo, solo che non conoscevo nessuno e non avevo idea di come si facesse.