Juliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura.
Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...
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Per poco non andai a sbattere contro un cameriere mentre mi aggirai in punta di piedi per la sala. Non sapevo più cosa pensare del signor Houston, ogni volta che venivo in quella casa mi sembrava un'altra persona, ma non volevo concentrarmi su nient'altro che Aiden in quel momento.
Mi arresi quando passarono dieci minuti e non trovai traccia di lui, ma poi mi venne la vaga idea di controllare se non fosse andato in camera sua. Sapevo che non viveva più lì ma aveva bevuto troppo per tornare al suo appartamento in macchina, quindi decisi di salire le scale.
Arrivai alla porta della sua stanza e quando l'aprii fui sollevata nel vederlo seduto sul materasso ma con i piedi a terra. Aveva affondato la testa tra le mani e si stava tirando leggermente i ricci. Non appena mi sentì entrare alzò lo sguardo su di me per poi riabbassarlo.
«Risparmiami la predica», borbottò freddo. Mi chiusi la porta con delicatezza alle spalle per poi sedermi accanto a lui sul materasso. Gli presi una mano con cui si teneva il viso e la presi con delicatezza nella mia.
«Non voglio farlo-»
«Perché? Tutti sono dalla parte di quello stronzo», ribadì Aiden ma non riprese la sua mano a sé, anzi, tenne il suo sguardo sulle mie dita incrociate con le sue.
«Perché sono dalla tua parte, Aiden. Ma non posso continuare a girare alla cieca con te. Non so mai cosa potrei dire che ti farebbe arrabbiare o meno», ammisi dispiaciuta.
Tenni lo sguardo sulle nostre mani per evitare il suo. Avevo paura si potesse arrabbiare ancora di più, ma invece lo sentii respirare a fondo e stringere finalmente la mia mano nella sua.
«Vuoi che io sia sincero?»
«Sì che lo voglio. Voglio solo quello, in questo momento.»
«Mio padre non c'è mai stato davvero per noi, Ju. Tornava a casa solo una volta al mese e diceva a mia madre che era per viaggi di lavoro ma più di una volta da piccolo lo avevo trovato con altre donne...», alzai lo sguardo per scrutare il suo viso teso ma lui rimase con il suo fisso davanti a sé, l'odio lo potevo percepire benissimo. «Mia madre era la persona migliore che conoscessi, rispettava mio padre in un modo in cui lo non riuscirebbe mai a rispettare nessuno, e lui in cambio non la degnava di una parola.»
Rimasi in silenzio ad ascoltare le sue parole. Non avrei mai pensato che un uomo come suo padre potesse aver trascurato sua moglie e i suoi figli in quel modo. Per la prima volta riuscivo a vedere un minimo di umanità in Aiden. Sapevo però dal modo con cui serrò la mascella che non era finita lì.
«Mia madre si è tolta la vita, Ju. Si è tolta la vita per colpa sua e lui fa come se lei non fosse mai esistita per scappare dai suoi fottuti sensi di colpa», concluse freddo mentre continuò a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, come se riuscisse così a restare concentrato.