Fu alle 11 che tornai a casa il giorno dopo. Mi sentivo uno straccio, perché Sophia e Olivia non avevano voluto dormire per niente quella notte. Erano abituate a fare notti in bianco, ma io già a mezza notte crollavo in genere. Per le dieci ero già preparata per tornare a casa.
Per strada il rumore delle macchine e il caldo rendevano tutto più difficile; la madre di Sophia si era rifiutata di accompagnare Olivia e me a casa, dicendo che sarebbero dovuti venirci a prendere. Ma non chiamai nessuno. Sapevo che mia madre avrebbe fatto le storie e che quindi non mi avrebbe più mandato ad alcuna festa.
Volevo solo tornare a casa e dormire per tre giorni di fila, ma solo allora mi rivenne in mente la cena col capo di mio padre. Ragionai per due secondi se non fosse stato meglio buttarmi sotto alla prima macchina che passava. Non ero pronta per quella stupida cena.
Tornata a casa mi feci velocemente una doccia e mi lavai i denti, per poi avviarmi senza scrupoli verso la mia camera con alcuna intenzione di parlare con qualcuno di famiglia.
«Tesoro», mi salutò mia madre quando mi vide sdraiata sul mio letto, non appena passò con passo svelto davanti alla porta di camera mia. Pregai che se ne andasse avanti e facesse finta di niente, ma era inutile.«Com'è andata con la tua amica ieri?», mi chiese curiosa. Sapevo che era più una messa alla prova.
«Tutto bene mamma», risposi stanca. Sperai che la natura menefreghista di mia madre sarebbe stata utile per una volta.
«Meno male», finì per poi darmi un bacio sulla fronte, «Non hai bevuto, vero? Lo sai cosa succede quando si beve alla tua età e per lo più alle feste.»
«Lo so, mamma. No, non ho bevuto, sono solo stanca», borbottai in risposta.
Non perdeva mai un'occasione per farmi la ramanzina su cose che neanche avevo mai fatto. Mai madre avrebbe voluto che mi presentassi con degli amici vestiti preferibilmente con camicia e cravatta anche a casa e che avevano la media scolastica del dieci.
Neanche ci faceva caso al fatto che io quella media ce l'avevo. Non andava mai davvero bene quello che facevo. Se ero troppo fissata con lo studio non ero abbastanza sociale e una volta che andavo a una festa ero diventata un'incosciente...
«Va bene», concluse prima di uscire dalla mia stanza.
Sospirai e presi stretto tra le mani il cuscino poggiato sotto la mia testa. Mi ero illusa che finalmente fosse finita la tortura quando sentii qualcuno entrare in camera mia, chiudersi la porta alle spalle e saltare sul mio letto.
«Juliet! Sai cosa ho scoperto?», domandò Emma euforica. La sua voce era squittente.
«Cosa?», le chiesi mezza adornata. Mi rigirai verso il mio cuscino e lo coccolai con comodità. Emma mi salto letteralmente con le gambe divaricate addosso, cercando di svegliarmi. Mi stava per partire uno schiaffo di quelli...
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Anarchia
FanfictionJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...