Juliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura.
Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...
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«Nervosa, Ju?», domandò Sophia non appena la raggiunsi. Indossava un trucco pesante e notai che si era tinta le punte dei capelli di viola. Stava tremando dalle gambe mezze nude alle punte delle dita che tenevano i pompon rossi.
Le accarezzai la spalla per darle conforto:«Abbastanza. Belli i capelli comunque.»
«Grazie. Erano mesi che volevo tingermeli.»
Sentivo lo sguardo di tutti i tifosi puntati su di me, o meglio su tutte noi. Mi pentii amaramente di essermi fatta convincere da Olivia e Sophia di iscrivermi a quello sport.
Sophia rimase con lo sguardo puntato sui giocatori in mezzo al campo. Si stavano riscaldando per la partita, rifletti dalla luce delle lampade accecanti. Nascondevano le stelle che ci si trovavano oltre.
Mi voltai, osservando i ragazzi concentrati dal nostro lato del campo enorme passarsi la palla o fare scatti. Feci passare lo sguardo sul campo riconoscendo il numero "16" preso a parlare con l'allenatore. Saltellava sul posto per riscaldarsi.
Riconobbi subito quei ricci e quello sguardo serio con cui Aiden guardava l'allenatore. L'uomo stava parlando delle strategie che avevano preparato poco prima. Ken passò nel mio campo visivo, facendomi un cenno di saluto col capo. Sorrisi in modo forzato.
Mi stavo pentendo di avere accettato. Era tutto così strano. Dopo aver oltrepassato con Aiden dei limiti che non avrei mai pensato di oltrepassare con alcun ragazzo avevo pensato che sarei stata più aperta a esperienze del genere con altri ragazzi, ma mi sbagliavo. Molto.
«Juliet!», mi sentii chiamare alle mie spalle. Mi voltai sorpresa per trovarmi Kyle seduto sugli spalti con una busta di popcorn nelle mani.
Lo salutai con un gesto della mano e un sorriso lieto. Mi avvicinai alla recensione. Lui fece lo steso. «Sono felice che tu sia venuto», ammisi entusiasta.
Lanciò un'occhiata sul campo alle mie spalle e fece spallucce. «Dovevo vedere almeno per una volta una partita di football, non credi?»
«Vorrei tanto stare al tuo posto», ammisi con una smorfia, «Odio questo sport.»
«Siamo in due. Ma dobbiamo sforzarci.» Ridacchiò prendendo un popcorn in bocca.
Sentimmo l'arbitro fischiare così ci dividemmo. La partita iniziò. La squadra lanciava sguardi sul quaterback per tutta la serata per sapere come comportarsi. Aiden rimase concentrato solo sul gioco. Possiamo contarla come una sua buona qualità.
Vincemmo con un punteggio molto più alto di quanto mi sarei aspettata. Lo stadio ormai si stava svuotando. Ken mi venne incontro entusiasta. Mi prese in braccio per poi farmi girare con una risata.
Mi scappò una risata isterica. Odiavo quando non mi si chiedeva il permesso prima di alzarmi in aria. «Abbiamo vinto!», esclamò Ken, mettendomi a terra.
Annuii ancora stordita. «Siete stati grandiosi», mi congratulai in automatico. Boccheggiai avendo il fiato ancora corto per il giro che mi aveva fatto fare.
Sophia e Jacob ci raggiunsero. La prima mi prese sotto braccio mentre l'altro si asciugò il sudore dalla fronte con la sua maglietta. Feci scorrere lo sguardo tra i presenti in cerca di Aiden, ma non ne trovai traccia.
«Non mi divertivo in questo modo da anni», sbottò Jacob a fiato corto. Risi, cogliendo il sarcasmo.
«Continua pure a lamentarti. Siete stati una bomba stasera», si congratulò Sophia. Ci dirigemmo verso il parcheggio. «Dove andiamo?»
Ken mi prese in vita. Sentii una sensazione di disagio a quel tocco. Abbassai lo sguardo sulla sua mano. «Remy ha detto di incontrarci da lui. Ci vanno tutti da quanto ho sentito», rispose il corvino alla mia amica.
«Perfetto. Allora ci vediamo lì», rispose Jacob. Ci salutò e si sedette in macchina.
«Ci vediamo dopo allora», mi sussurrò Sophia all'orecchio con tono malizioso. Odiai il fatto di dover restare sola con Ken, anche se era così gentile. Da quando in qua non mi piacciono i bravi ragazzi?
Ken mi fece segno di accomodarmi in macchina e poco dopo partimmo dal parcheggio. Ci volle un po' di tempo, dato che si era formato del traffico nel parcheggio del liceo. Accesi la radio per affievolire l'imbarazzo.
Fortunatamente uscimmo poco dopo e arrivammo in cinque minuti a casa del presunto Remy. Quando scesi dall'auto di Ken potevo già sentire la musica assordante provenire da dentro. Mi stavo già pentendo di essere venuta. La partita era stata sufficiente per innervosirmi.
«Dai, entriamo e prendiamoci da bere. Vieni che ti presento dei miei amici», mi propose con un sorriso Ken. Mi cinse in vita e ci avviammo verso la casa.
I corridoi della casa erano colmi e molti ragazzi stavano urlando già ubriachi. Mi guardai confusa in giro. Come se stessi cercando un punto di riferimento per non perdermi in quel labirinto.
Ken continuava a guidarmi accanto a lui. «Eccoli lì», sbottò soddisfatto non appena mettemmo piede nel salotto.
Puntò sui divano appostati in mezzo alla sala. Rimasi paralizzata non appena vidi Aiden col braccio intorno a una ragazza bionda. Teneva sempre un'espressione annoiata, ma la ragazza gli stava sorridendo con una gomma in bocca. La bionda indossava una minigonna e solo un reggiseno.
Io in confronto ero vestita da suora, ancora con la divisa da cheerleader addosso e una felpa.
Sentii una fitta nel petto. E alla fine avevo avuto ragione. Mi aveva scartata e ora era passato alle modelle bionde. Mi sentii presa in giro e la vista mi si affievolì di colpo.
«Coraggio», Ken mi trascinò verso i ragazzi.
Incrociai immediatamente lo sguardo di Aiden. Ma non si scostò dalla ragazza e rimase con le labbra serrate. Questo mi fece sentire ancora peggio se poteva essere possibile.