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Mi sorprese prendendomi sotto braccio per stringermi al suo petto, mentre ci avviammo verso la fine del corridoio, io traballante

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Mi sorprese prendendomi sotto braccio per stringermi al suo petto, mentre ci avviammo verso la fine del corridoio, io traballante. Wow, non me lo sarei aspettato così grande questo appartamento.

«Aiden?»

Aprì una porta per farmici entrare e subito vidi il letto matrimoniale appostato contro il muro.

«Dimmi, Juliet», disse per divincolarmi e farmi cenno col capo di sdraiarmi.

«Sei stanco?»

«No. C'è altro?» Veramente, sì.

Seguii i suoi ordini, sdraiandomi sull'orlo del materasso e tenendo lo sguardo fisso nel suo. Non penso di aver mai voluto così tanto una persona e probabilmente la colpa era dell'alcol. Anzi, sicuramente.

«Sì. Posso farti una domanda?», borbottai curiosa. Erano mille le domande che volevo porre.

Aiden si chiuse la porta alle spalle e rimase in piedi a scrutarmi, mentre si strofinò le mani mordendosi il labbro. Cazzo...

«Dipende», sussurrò sorridente.

Dovetti deglutire con forza per poi mettermi a sedere sul letto. I miei pensieri erano confusionari e la stanza stava girando leggermente, però stavo bene e volevo solo Aiden con me quel momento.

Sospirai: «Perché ti sei preso un appartamento? E poi perché non me ne hai parlato?»

Era una settimana ormai che quella domanda mi raggirava nella testa. Mi misi apposto la maglietta, mentre tenni lo sguardo fisso su Aiden, il quale ora aveva incrociato le braccia e fatto spallucce.

«Mi sono preso questo appartamento perché non sopporto l'idea di vivere sotto lo stesso tetto con mio padre e non te ne ho parlato perché non lo credevo così importante.»

«Non credevi fosse importante dirmi che ti stavi trasferendo?» Essendo ubriaca non mi feci altre domande.

«No.»

Risi. «Non sei bravo a mentire, Aiden», aggiunsi, nonostante in parte sapessi che era sincero.

Aiden sbuffò e abbassò lo sguardo sui suoi tatuaggi. «Certo che per essere sbronza sei al quanto irritante.»

Lo fulminai con lo sguardo e lui scoppiò a ridere per mia sorpresa. Volevo vederlo sorridere per sempre. Incrociai le braccia, specchiando la sua postura eretta. «Quanti anni hai?», gli domandai.

«Cosa?»

«Quanti anni hai?», insistetti. Solo allora mi ero accorta che non avevamo mai parlato di cose semplici come il suo compleanno, eppure mi incuriosiva moltissimo.

«Perché questa domanda?»

«Tu rispondi.»

Aiden si scostò dalla porta per avvicinarsi con un ghigno, si piegò verso di me per poggiarsi coi pugni sul materasso, ai lati delle mie cosce.
Rimasi incatenata alle sue iridi verdi a qualche centimetro dal mio viso.

«Diciotto», rispose appagato. Era incredibile come riusciva a mozzarmi il fiato solo con le sua vicinanza, mentre strinsi il lenzuolo tra le mie mani.

«E che giorno li compi?», borbottai, affascinata dalle sue labbra socchiuse, le quali adesso si stesero in un sorriso.

Si avvicinò lentamente per lasciare un casto bacio sul lato delle mie labbra, quasi come uno sfioro. «Perché ti interessa, Ju? È la cosa più noiosa che si possa chiedere a una persona-»

«Io li compio il venti maggio», lo interruppi. Notai che le mie azioni stavano precedendo i miei pensieri, ma stavo morendo dalla voglia di conoscerlo. Volevo sapere tutto su di Aiden: il suo compleanno, il suo colore preferito, ogni suo pensiero... «Allora?», insistetti, «quand'è il tuo compleanno?»

«Che mi dai in cambio?», domandò con un ché di malizioso. Giusta domanda.

Mi porsi più vicina al suo viso con bisogno, ma si allontanò leggermente divertito. «Ti ho detto che non posso toccarti se sei ubriaca», mi ricordò però sempre con le nocche sul materasso.

«Ma se sono io a baciarti... E poi stai solo tentando di evitare la mia domanda», lo rimproverai puntandogli un dito contro e lui rispose sogghignando. 

«Non capisco perché possa fare una differenza», continuò a insistere e così dovetti abbassare lo sguardo delusa.

«Va bene, lasciamo stare...» Io volevo conoscerlo, ma lui non dava segno di volere fare lo stesso con me.

Come se mi avessi letto il pensiero però lo sentii sospirare arreso. «Il quattordici gennaio. Contenta?»

Alzai lo sguardo euforica e annuii con forza. Aveva compiuto diciotto anni ormai da cinque mesi e io neanche lo sapevo. Abbassai lo sguardo dal suo viso alle clavicole scoperta dalla maglietta leggermente larga che aveva addosso.

«Quindi sei maggiorenne?», domandai sogghignando.

Lui annuì prima di darmi un bacio sulla fronte. «Ormai sono responsabile, Ju.»

«Solo sulla carta», lo provocai, infatti lui apri la bocca offeso ma poi rise. Che bel sorriso che ha... proprio come tutto il resto di lui.

Volevo sentirlo sotto il mio tocco come avevo già fatto, ma la porta della sua stanza si spalancò prima che potessi.

Aiden si mise in piedi con un'espressione sbalordita per poi voltarsi e vedere Jamie sullo stipite della porta. «Non ti hanno insegnato a bussare?», ringhiò Aiden.

«Scusa, Aiden. Ci sta però Britney che dice che se non la raggiungi si butta dalla finestra», esclamò Jamie, sorprendentemente con entusiasmo.

Io e Aiden invece però sbuffammo in contemporanea. «Non può trovarsi qualcun altro da tormentare stasera?», domandò irritato lui.

Jamie fece spallucce. «Sai com'è. È andata a scopare con Jack cinque minuti fa e è tornata in lacrime perché lui le ha detto che è una puttana.» Mi sta simpatico Jack.

Aiden sembrava ancora annoiato. «Non puoi consolarla te?»

«Aiden, io ti sto riferendo quello che mi ha detto lei. Vieni o no?»

Quella ragazza continuava a restare d'intralcio ed era chiaro che mi odiava per avere a che fare con Aiden. Sarei voluta andare a vedere cosa stesse facendo Britney, ma ero troppo confusa per alzarmi dal letto e quindi mi portai una mano sulla fronte.

Aiden se ne accorse e si voltò verso di me per accarezzarmi con due dita la guancia e ordinarmi: «Resta qui. Io torno subito, devo prendermi cura di questa cosa.»

«Va bene», mormorai prima di sdraiarmi con la testa che girava e chiudere gli occhi, il cuscino stretto tra le mie dita. Ero troppo confusa pure per essere gelosa di quella maledetta ragazza.

Sentii Aiden borbottare qualcosa a Jamie per poi chiudere la porta con delicatezza.

Non potevo nascondere un sorriso non appena respirai a fondo: pure il cuscino aveva il suo odore e non mi sarei voluta dividere da quel profumo neanche se mi avessero pagato oro. Pensai se con Aiden adesso fosse cambiato tutto, dato che aveva al quanto reso "ufficiale" il fatto che teneva a me davanti ai suoi amici e mi stava facendo dormire nel suo letto.

Quanto lo amo... cosa?!

AnarchiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora