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«Certo che ti voglio con me, ma tu non sei tipo da scappare di casa

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«Certo che ti voglio con me, ma tu non sei tipo da scappare di casa. Non posso essere io il motivo per cui tu faccia qualcosa di così rischioso», spiegò. Mi diede un bacio sul naso mentre mi accarezzo le cosce nude con i pollici.

Sapevo che non era da me, ma non i bastava mai il modo in cui mi faceva sentire viva.

«E i tuoi? Cosa dirai a loro?», continuò. «Non te lo lasceranno mai fare.»

Giusto. Distolsi lo sguardo pensierosa. Mia madre mi avrebbe messa in punizione a vita probabilmente e non mi avrebbe più vista come una figlia. Però di colpo mi venne un'idea in mente: «Posso dire che vado a trovare Kendall a Boston. Sa che recupererò tutte le lezioni.»

Lui rise. «Cosa?», domandai divertita.

«Sei proprio una secchiona», mormorò a fior di labbra, il uso respiro caldo contro il mio viso.

«Quindi posso venire?», domandai speranzosa.

Rimasi in silenzio a pensare, un lieve sorriso sulle labbra. Sentii il mio cuore esplodere di gioia non appena lo vidi annuire. «Va bene, ma devi davvero recuperare le lezioni.»

«Certo che lo farò, Aiden. E tu lo farai con me», sbottai. Mi posò le mani fredde sulla schiena per stringermi di più a sé e fermare il suo viso a un millimetro dal mio.

«Ah si?»

«Sì. Se io salterò scuola per te tu dovrai studiare per me», gli spiegai. Stranamente non esitò per annuire.

Passò con delicatezza le dita sulla mia schiena facendomi rabbrividire. Si avvicinò per lasciare dei lievi baci sotto la mia mascella, le sue labbra erano calde.

«Penso però che avremo altro da fare. Non se mi spiego», mi sussurrò nell'orecchio. Lo sentii ghignare contro la mia pelle quando trattenni il respiro.

Due settimane di Aiden Houston. Da soli. Forse sarei pure potuta arrivare a fondo... D'altronde pensare a quel genere di cose non mi scandalizzavano come una volta. Anzi l'idea di sentirmi sua mi bloccala il respiro in gola solo a pensarci.

«Fidati che te lo farò trovare il tempo», sbottai divertita, ma anche seria.

Non capivo come mai qualcuno di intelligente come Aiden non volesse mostrare ai professori le sue capacità. D'altronde era una delle persone più intelligenti che conoscevo.

Aiden ghignò colpito.

«Questo è ancora da vedere», sussurrò sicuro, prima di abbassarsi sulla mia clavicola e lasciare umidi baci.

Restai per la sera con Aiden in camera sua. Passammo la maggior parte del tempo ad ascoltare i suoi vinili e provare a ballare al ritmo giusto. Ovviamente io ero negata mentre lui decisamente il contrario.

Faceva fatica a nascondere le sue risate mentre cercavo di seguire il ritmo.

«Ei! Non è divertente», sbottai ridendo quando si morse più forte il labbro per non ridere.

Si avvicinò con un sorriso e mi prese le mani per farmele posare sulle sue spalle. Poi mise le sue suoi miei fianchi e ci fece scontrare. «Un po' lo è. E poi quando ti arrabbi sei mille volte più sexy», mi sussurrò nell'orecchio.

Sogghignai, ma lo allontanai per irritarlo un po'. La musica continuava a suonare forte. Aiden incrociò le braccia al petto e serrò gli occhi in due fessure.

«Signor Houston, mi sta per caso usando per il mio corpo?», domandai con tono sconvolto. Risi quando lo fece pure lui.

Però poi divenne di nuovo serio per passare lo sguardo sulla maglietta dalla quale si poteva intravedere il mio seno. «Forse...»

Feci un verso sconvolto, ma sapevo che stava scherzando. Si avvicinò a me, ma lo fermai con una mano sul suo petto.

«Non baciarmi solo quando ti va. Baciami solo quando sei convinto al mille percento di voler stare con me», lo supplicai. Non potevo nascondere la mia insicurezza. Volevo che per lui baciarmi significasse quello che significava per me.

Sorrise prima di prendermi il viso tra le mani e avvicinare le sue labbra alle mie. Poi si allontanò lasciandomi con gli occhi socchiusi. «Altre richieste? Ordini?», domandò divertito.

Mi stava divertendo quella dinamica. Lo allontanai nuovamente da me e lui mi scrutò con attenzione. Una scintilla nuovamente nei suoi occhi. Feci una smorfia mentre mi misi a sedere sulla sedia della sua scrivania.

«Voglio andare a Portland», comandai con un sorriso. Sapevo che non lo intendevo davvero, ma lo sguardo di Aiden mi fece dubitare di tutto.

Annuì con lo sguardo puntato nel mio. «Ai suoi ordini, altro?»

«Sì. Voglio una collana d'oro», risi. Il modo in cui annuiva faceva quasi sembrare fosse serio.

Si poggiò con le mani sulle maniglie della sedie per piegarsi sul mio viso. I suoi muscoli erano tesi e il mio sguardo vagò co interesse sui suoi tatuaggi.

«L'avrai. Qualcos'altro?», domandò in un sussurro.

Il sorriso sul mio viso si allargò. «Voglio te.»

Mi diede un bacio sulla fronte. «Quello ce l'hai già.»

«Solo io?» Mi sentiva la paura nella mia voce.

Sorrise prima di lasciare un bacio umido sulle mie labbra: «Solo te, Ju.»

Mi scostai dalla sedia per affondare le mie labbra sulle sue e stringerlo a me con le dita nei suoi capelli.

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