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Il giorno seguente mi svegliai come ogni mattina puntuale per le sei e mezza

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Il giorno seguente mi svegliai come ogni mattina puntuale per le sei e mezza. Mi feci una doccia veloce, mi lavai i denti e spalancai con energia la finestra della mia stanza.

Solo verso le sette e mezza vidi il nostro vicino, il Signor Jackins, svegliarsi come al solito a quell'ora per fare yoga sul suo terrazzo/giardino. Mi fermai a scrutarlo, chiedendomi se non avessi dovuto pure io iniziare a fare yoga la mattina. Doveva essere rilassante.

Sì, così la tua famiglia ti prende anche di più per matta.

Per le sette meno un quarto uscii in punta di piedi dalla mia stanza per raggiungere la cima di casa mia. Notai che il nostro tetto assomigliava a un enorme terrazza. Certo, per arrivarci avevo rischiato di morire per due volte dato che di equilibrio non ne avevo, ma arrivata in cima mi accorsi che ne valeva la pena.

Tenni il mio libro stretto tra le mie dita, mentre mi misi a sedere sull'asfalto. Incrociai le gambe con gli occhiali da sole addosso e presi ad osservare la città che si svegliava. Il vento che soffiava tra i miei capelli rafforzò il mio senso di libertà.

Dovetti pensare alla visita di Aiden la sera precedente. Era venuto fino a casa mia solo per scusarsi? L'avrebbe potuto pure fare a scuola o non farlo affatto. Ma per quanto cercai di rispondermi non riuscii a darmi una riposta. Per lo meno razionale.

I miei pensieri passarono ai miei amici di Boston. Volevo sapere come stavano a scuola. Volevo chiedere altre mille volte scusa a Katy, ma sarebbe stato inutile. Ormai non potevo cambiare il passato.

Mi cercai di distrarre quando avvistai mia madre vestita per la sua solita corsa di sabato mattina. Mi chiedevo sempre con quale energia e voglia si alzasse ogni sabato dal letto a quell'ora, ma era uno degli unici momenti in cui mamma non mi assillava. Mia madre era una donna forte, lo sapevo, ma avevo l'impressione che la sua valvola di sfogo fossi io.

Provavo un po' di rabbia nei suoi confronti per il comportamento della sera precedente, ma d'altronde come non potevo darle ragione. Quel ragazzo era pericoloso. Aveva già peggiorato le mie prestazioni accademiche e probabilmente mandato all'aria la mia ambizione nei confronti del cui di dibattito. Ma si è scusato...

Scacciai quei pensieri. Sapevo che a mia madre non sarebbe mai venuto in mente guardare verso il tetto quindi non mi mossi dalla mia postazione, mentre la osservai correre via con impressione soddisfatta.

Non appena la vidi sparire dietro l'angolo mi rivolsi verso il mio telefono per chiedere a Jacob a che ore ci saremmo incontrati quella sera. Fu allora, in quel bellissimo momento di pace, che mi ricordai di cosa mi avrebbe aspettato: un mese di punizione con Aiden Houston.

Dio salvami. Eppure c'erano mille domande che volevo porgli. Quel ragazzo rappresentava per me il mistero.

Quella giornata di martedì passò relativamente veloce. Cercai di concentrarmi il più possibile sullo studio e di pregare il preside di permettermi di iniziare il club di dibattito, ma quell'uomo era tutt'altro che interessato. Ero sul punto di arrendermi.

Quella sera stessa mi addormentai sui libri, nonostante la musica assordante che proveniva dalla stanza di mia sorella e mia madre che entrava in camera mia per chiedermi se volessi una pedicure.

Per le cinque meno un quarto di mercoledì, il primo giorno di punizione, mi ero preparata mentalmente a mantenere l'ambizione di essere una brava studentessa e di non farmi distrarre in alcun modo da Aiden durante la punizione.

Mi chiusi la porta d'ingresso della scuola alle spalle e mi avviai verso la palestra. Era da lunedì che avevo notato che la gente non aveva smesso di guardarmi storto e sussurrarsi qualcosa negli orecchi. Avrei dovuto parlargli quando era venuto a casa mia...

Avrei voluto andare a parlargli di tutto quello, ma le uniche volte dove l'avevo visto erano una volta nel corridoio, ma era circondato dai suoi amici e durante i suoi allenamenti, ma ovviamente non potevo presentarmi nel mezzo del campo e interrompere tutto per lui.

In conclusione avevo deciso di aspettare mercoledì per parlargli durante la punizione.
Non avevo neanche capito perché il preside ci avesse dato una punizione così esagerata.

In genere, da quanto mi aveva detto Noah, il quale aveva esperienza nel campo, metteva in punizione per un'ora e in altri orari. Non fino alle sette di sera. Ma presupposi che Aiden si era fatto odiare da quell'uomo abbastanza per fargli dare un taglio alle regole.

Vidi alcuni studenti camminare verso il mio lato opposto. Non ero in ritardo quindi potei camminare con calma, ma sentivo comunque quel tipo di mal di pancia che viene quando si è nervosi e non sapevo come calmarmi.

Mi fermai per due secondi, respirando profondamente e cercando di far cessare il dolore, ma non faceva una differenza. Che diavolo stava succedendo? Mi sentivo un po' ridicola a essere sinceri. Aiden avrebbe passato pure lui la punizione in silenzio come mi ero imposta io?

Vidi Olivia e Sophia svoltare l'angolo e venirmi incontro, così le salutai sentendomi salvata. «Sophia! Olivia! Dove state andando?», domandai, mentre loro sorrisero e mi abbracciarono dispiaciute.

Olivia si allontanò e mi chiese un po' incredula: «A casa. Hai la punizione?»

«Sì», risposi soltanto. «Dovrebbe iniziare fra poco.»

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