Mi avviai verso l'aula di inglese nella quale mi sedetti davanti a Kyle. Non ci eravamo neanche più salutati ieri ma nonostante quello mi sorrise e così ricambiai sollevata. Gli raccontai della UCL e lui mi confessò di essere felice per me, perché Aiden sembrava avere davvero buone intenzioni con me. I dubbi della gente non mi feriva più ormai.
Poco prima della fine della giornata scolastica Aiden mi scrisse di raggiungerlo alla macchina non appena sarebbe suonata la campanella, così quando la campanella suonò presi tutti i miei libri, salutai Kyle, e uscii di corsa dall'aula.
Non ero mai stata così impaziente di uscire da scuola. Cercai di superare più persone possibile e quando arrivai al parcheggio trovai Aiden appoggiato alla macchina con le braccia incrociate, mentre parlava con una ragazza. Non volevo dare voce alle mie paure che vedendo una ragazza bella come quella cambiasse idea nei miei confronti.
Non appena mi vide avvicinarmi mi sorrise mentre la ragazza davanti a lui mi guardò da cima a piedi. Odiai il fatto che mi fece sentire peggio. Ma non appena li raggiunsi Aiden mi prese in vita per baciarmi profondamente. Era come se il suo profumo non l'avessi sentito da secoli, nonostante fossero passate solo poche ore.
«Ju, lei è Sam. Le stavo giusto raccontando di come andremo alle UCL», mi disse e la ragazza ed io ci scambiammo un sorriso per niente sincero. Mi sentii immensamente sollevata. Il fatto che Aiden mi avesse baciato e le stesse parlando di me significava che ormai fosse disposto a ufficializzarci?
«È una bella università», ammise Sam un po' forzatamente, ma fortunatamente ci salutò e si allontanò. La guardai andarsene via mentre Aiden mi rise dal mio comportamento geloso.
«Non devi essere gelosa, piccola», mi assicurò per poi aprirmi la portiera, mi diede un bacio a stampo prima che mi sedessi. «Te lo si legge in faccia che lo sei. Io almeno riesco a nasconderlo quando lo sono di te.»
Rimasi zitta per paura di dargliela vinta ma mi sentii arrossire comunque. Non avevo mai privato delle emozioni così forte per qualcuno, tanto meno gelosia.
Fece il giro della macchina per sedersi al volante.
«È difficile non essere gelosa. Le ragazze ti aggirano come squali», mormorai.
«Come squali?»
«Sì, o come arpie.»
Aiden mi guardò sbalordito, ma poi si sporse per posare una mano dietro alla mia nuca e stringere le mie labbra contro le sue.
Non potei evitare di rispondere al bacio avvicinandomi ancora di più a lui, mentre sfiorai la sua lingua. Ma poi si allontanò abbastanza per parlare con un ghigno.
«Non bacio nessuno così nel parcheggio di scuola. Ti tranquillizza questo?», domandò. Fece cenno verso le persone che ormai ci stavano scrutando attraverso il finestrino. Mi allontanai di scatto da lui per tentare di nascondermi, ormai rossa come un pomodoro.
Adesso tutti mi avevano visto baciarmi in macchina di Aiden e la cosa peggiore era che non m sentivo affatto pentita. Aiden rise soddisfatto e mise in moto la macchina per uscire dal parcheggio.
Non appena fui sicura che non mi potesse vedere nessuno mi rimisi a sedere e Aiden posò la sua mano sulla mia coscia come sempre.
«Perché mi hai baciata davanti a tutti?», gli chiesi per rimproverarlo, ma sapevo potesse capire dalla mia voce roca che mi era piaciuto. Fece spallucce mentre con il pollice mi accarezzò la coscia.
«Perché mi avevi detto che non hai mai baciato nessuno a scuola. E poi tra due settimane non dovrai più vedere nessuno di quei coglioni», rispose e dovetti ammettere che aveva ragione. Stavo facendo tutte le mie "prime cose" con lui.
«Hai ragione...» Pensai al diploma. Solo due settimane e tutto il lavoro che avevo fatto fino a quel punto si sarebbe provato utile. Era sempre stato ciò che volevo. «Andiamo a casa tua? Ho un po' di fame», gli chiesi piano.
«Ok. Stai bene?», mi domandò Aiden strappandomi dai pensieri. «Sei nervosa per domani sera?»
Scossi il capo e mi poggiai al suo braccio. In realtà lo ero moltissimo, d'altronde il mio futuro poteva dipendere da quella cena. L'ansia però di decidere tra la Columbia e la UCL si faceva sentire: da una parta mia madre, mentre dall'altra Aiden.
Sospirai. «Non sono nervosa. Cioè- sì- ma non stavo pensando a quello», gli spiegai e tenemmo lo sguardo sulla strada davanti a noi.
«E allora a cosa pensavi?»
«Solo a cosa farò a proposito del diploma... Non so neanche se mia madre mi parlerà più se sceglierò di andare alla UCL-»
«Se scegliessi? Non sei sicura di venire?», mi domandò di colpo freddo Aiden. Alzai il capo dal suo braccio per vedere la sua espressione seria. Aveva smesso di accarezzarmi la coscia.
«No. Ma non voglio correre il rischio che non mi prendano e di dovermi ritrovare senza una università da frequentare», gli spiegai e lui sospirò, era chiaro che fosse sollevato che la mia esitazione non fosse a causa sua.
Come poteva un ragazzo come lui solo dubitare che una come me pendesse dalle sue labbra? Uno che pende dalle tue di labbra.
Mi sentii sollevata non appena prese ad accarezzarmi, segno che si stava calmando, così mi ripoggiai a lui.
«Non devi preoccuparti per la signor George. Primo, perché deve un favore a mio padre e secondo, perché la convincerai di sicuro», mi tranquillizzò e automaticamente sorrisi. Mi piaceva l'Aiden consolatore.
Arrivammo davanti al suo appartamento, così scendemmo e ci dirigemmo verso l'entrata dell'edificio. Aiden mi prese sotto braccio e mi strinse a sé, avendo notato che ero ancora agitata.
«Ci ho parlato con la signor George ieri sera, sai?», gli confessai non appena iniziammo a salire le scale.
«E di cosa avete parlato?» Lui mi guardò sorpreso e io avvinghiai le braccia intorno al suo addome, nonostante rendesse più difficile quelle scale.
«Abbiamo parlato di un libro, ma non avevo idea si trattasse di lei. Pensavo fosse solo una donna con cui avessi in comunque il mio libro preferito.»
«Avete lo stesso libro preferito?», mi domandò Aiden e si fermò. Annuii e lui mi diede un bacio sulla fronte soddisfatto. «Allora considerati ammessa, piccola. Conosco bene Kathleen e se hai qualcosa in comunque con lei sei già nelle sue grazie.»
Entrammo nel suo appartamento e lui si chiuse la porta alle spalle. Potei notare che aveva portato solo il suo giradischi con i suoi vinili per abbellire il salone. Il mio sguardo cadde sulla pila di libri sul divano, uno era ancora aperto. Mi ricordai solo allora del regalo che gli avevo fatto. Che stupida.
«Perché stai fissando il giradischi?», domandò Aiden divertito e io mi scossi, non sapevo lo stessi facendo. Lui mi raggiunse davanti agli scaffali in salotto e io presi in mano uno dei vinili.
«Solo per curiosità. È l'unica cosa che ti sei portato dalla tua vecchia casa», ammisi concentrata sul vinile nelle mie mani. "River" di Leon Bridges.
Aiden si fece cadere sul divano dietro di me e estese le bracci per scrutarmi meglio. Non sapevo perché, ma a quanto pare gli piaceva guardarmi.
«Posso metterlo?», gli domandai a proposito della canzone e lui annuì in silenzio. Continuava a rimanere con gli occhi incatenati ai miei.
«Grazie», mormorai e provai a mettere in moto la canzone, nonostante non fossi molto esperta con i giradischi. Aiden mi disse di non scusarmi, ma la canzone lo interruppe. Era lenta.
Aiden si mise in piede e io mi voltai verso di lui.
«Posso avere questo ballo, signora?», mi chiese con un ghigno e io risi. Sapevo che Kendall gli aveva detto di usarlo.
«Lo puoi», risposi con un sorriso e lui si avvicinò per posarmi con delicatezza le mani sui fianchi. Non sapevo bene come si ballassero i lenti, ma come se mi leggesse nella mente Aiden lo capì. Mi lasciò i miei fianchi per prendere le mie mani e posarmele sulle sue spalle.
Rimasi col fiato corto a quel contatto, forse per la vicinanza del suo viso al mio o il modo in cui i nostri sguardi erano incatenati l'un l'altro.
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Anarchia
FanfictionJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...