Rimasi in silenzio per mezz'ora in attesa del suo arrivo e cercai di distrarmi guardando le macchina passare, mentre il sole ormai stava già tramontando lentamente.
Era troppo surreale il comportamento di mia madre, il fatto che fosse davvero stata disposta a non pagarmi l'educazione. Non volevo tornare a casa, avrei chiesto a Aiden di tornare a casa sua se me lo avesse permesso, tanto ormai non aveva più senso obbedire ad ogni ordine di mia madre.
Tra solo una settimana avrei compiuto diciotto anni e non avrebbe più potuto trattarmi come una bambina. Ma come farà con l'università?
Finalmente scorsi la macchina nera di Aiden tra le altre e potei sospirare non appena mi parcheggiò davanti. Non esitai ad aprire la portiera e salire di fretta, non appena mi voltai per vedere la sua espressione preoccupata mi scaraventai su di lui per abbracciarlo con bisogno.
Nulla mi faceva sentire meglio come quando mi abbracciava e fortunatamente lo sentii stringermi più forte per la vita.
«Grazie», mormorai in un singhiozzo, mentre affondai il viso nell'incavo del suo collo per prendere un profondo respiro del suo odore.
Mi allontanai da lui e Aiden mi asciugò con il pollice la lacrima che mi stava rigando il viso, la sua espressione era dispiaciuta ma anche confusa.
«Cos'è successo?», mi domandò e io sospirai per poi mettermi a sedere sul mio sedile. Mi poggiai con la guancia al suo braccio non appena mise in moto l'auto e sospirai.
«Stavo parlando di noi a mia madre», sentii dell'imbarazzo a dire la parola noi ma voltandomi lo vidi normale così continuai, «e lei è impazzita come al solito. Si è fermata e ha iniziato a dire che per te non conto nulla e quindi sono scesa e infine se ne andata dicendomi che non vuole pagare per il college?»
Partì con una forza insolita e sentivo il suo muscolo teso sotto la mia guancia, segno che era arrabbiato.
«Ha detto che non vuole pagarti il college? So che è tua madre, piccola, ma sto seriamente pensando se non brucarle la macchina...», ammise irritato e io dovetti ridere, ma lui rimase serio.
Sembrava più dispiaciuto lui di me. Mi strinsi al suo bicipite mentre lui prese a ad accarezzarmi la guancia con una delicatezza indescrivibile e continuò a tenere lo sguardo sulla strada. Il ché mi fu utile così non si accorse del modo in cui lo stavo fissando.
«Non pensavo saresti venuto dopo quello che è successo ieri sera», ammisi piano.
«Perché? Sai che non ti lascerei mai in difficoltà.»
«Sì, lo so ma non ti sei fatto sentire per tutto il giorno e penavo mi stessi ignorando, ecco». sussurrai in vergogna e abbassai lo sguardo.
Aiden continuò ad accarezzarmi e strinse il volante tra le mani. «Ignorando? Ma ti pare, Ju? Ero solo impegnato ad aiutare mia sorella per stasera, dato che mio padre non ha voluto alzare il culo», le ultime parole le scandì con disprezzo e un'ondata di paura mi travolse.
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Anarchia
FanfictionJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...