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«Allora, Juliet, resti a cena?», domandò amichevolmente il signor Houston

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«Allora, Juliet, resti a cena?», domandò amichevolmente il signor Houston.

Sabrina mi guardò in modo amabile e si morse il labbro con un sorriso. «Sì, ti prego.»

Aiden invece si appostò davanti a me. Rimanemmo tutti confusi dal suo modo di fare.

«Con piac-»

«Non credo proprio», ringhiò Aiden, rivolto al padre.

Sentii la delusione a quelle parole. Non voleva che passassi del tempo con la sua famiglia e come biasimarlo. Probabilmente mi aveva portata lì solo per fare i suoi comodi e poi mandarmi a casa.

«Penso che la tua ragazza possa rispondere per sé stessa», ribadì irritato suo padre.

«Non è la mia ragazza», lo corresse con tono freddo. Il viso teso e colmo di odio.

Mi scappò un sospiro di spiacere. Volevo solo piangere.

Per la terza volta in quella sera. Incrociai lo sguardo sorpreso e dispiaciuto di Sabrina. «Come non è la tua ragazza? Ma-»

«Juliet, vuoi cenare qui?», ripeté Fred. Ignorò con un sorriso suo figlio.

Sapevo che avrebbe fatto imbestialire Aiden di più. Non sapevo cosa rispondere. Non avevo idea se Aiden si sarebbe arrabbiato se avessi accettato. Aprii bocca per balbettare:«I..io-»

«Perfetto, aggiungo un piatto al tavolo», esclamò entusiasta e batté le mani.

Mi fece sobbalzare sorpresa. Era successo tutto così in fretta. Sabrina mi fece un debole sorriso, lanciò uno sguardo di rimprovero a Aiden e seguì suo padre verso la cucina. Restammo da soli in piedi in quell'ingresso. Si voltò verso di me con la mascella serrata e puntò sul punto in cui era scomparso il padre.

«È una serpe. Stagli lontana», mi ordinò a denti stretti.

«Perché? È stato solo gentile, al contrario di te che mi hai portata qui solo per fare i tuoi comodi.»

«Farmi i miei comodini? Ju, non è mica così.»

«Però mi vuoi mandare via», lo corressi arrabbiata.

Capii che non era arrabbiato con me. Non capivo però. Non poteva essere così arrabbiato solo perché aveva buttato via dei libri della madre. Notai solo allora di non vedere foto di alcuna donna per tutta la casa.

Aiden si passò le mani tra i capelli neri. «Juliet, quell'uomo è una serpe. Stagli lontana, tutto qui.»

«Perché?», domandai insistente. Il dolore nel mio petto era insopportabile. Sentigli dire che non ero la sua ragazza aveva fatto più male di quanto avrebbe dovuto.

Chinò il capo e prese un profondo respiro. Stava cercando di calmarsi. Mi prese per i gomiti e puntò le sue iridi chiare nelle mie.

«Te fallo e basta», rispose piano. Capivo dal suo sguardo bisognoso che era serio. «Fidati di me.»

AnarchiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora