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Sophia annuì: «Ha ragione

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Sophia annuì: «Ha ragione. Dai, è solo una sera. Forse conoscerà pure un bel ragazzo!»

«Come no. Non voglio un bel ragazzo. Voglio un bravo ragazzo», ribadii sotto voce. Osservi il vestito su di me nello specchio. Mi stava davvero bene però.

Olivia alzò gli occhia al cielo prima di mettersi in piedi. «Non ci si può divertire con i bravi ragazzi. Non sanno come fare niente a letto.»

«Si vede che abbiamo delle aspettative di divertimento diverse allora», mormorai più a me stessa che a lei.

Sophia scoppiò a ridere, mentre Olivia iniziò a truccarsi allo specchio. Prese in mano l'eye liner e iniziò a disegnare una striscia sopra l'occhio.

«Quindi? Te lo metti? Ti prego!», esclamò Sophia. Strinse le mani in segno di preghiera.

Lanciai un'ultimo sguardo sullo specchio.

Solo per questa sera. Che ci sarà di male? E poi se qualcuno prova a toccarmi ho fatto due anni di difesa personale...

Sospirai: «Va bene. Ma siete sicure che non sarà troppo movimentata questa festa?»

«Juliet. Fatti sorprendere», mi impose Olivia. Si mise per terra a gambe incrociate davanti allo specchio.

Pochi minuti dopo arrivarono i ragazzi a prenderci e in sei ci avviammo. Olivia, che era la più bassa di tutti, si era sdraiata sulle gambe di Jacob, Sophia e me. Cosa che era dolorosa nonostante fosse molto leggera, perché c'era Jacob vicino a me che continuava a farmi ridere e quindi la spalla di Sophia mi si infilava nella pancia.

Per miracolo arrivammo vivi alla festa dopo un quarto d'ora. Sulla via dell'andata Noah, che stava alla guida, aveva visto che c'erano dei suoi amici nella macchina accanto, quindi avevano deciso di farsi la stretta di mano, mentre guidavano.

Arrivati nel viale giusto scendemmo addolorati, ma sempre ridendo, dalla macchina di Noah, il quale prese sotto il braccio la sua ragazza. Jacob prese Olivia e me sotto braccio ululando e ridendo. Era ovvio che aveva già bevuto qualcosa. Olivia gli diede un bacio sulla guancia, quasi sulle labbra.

Notai che aspettò speranzosa qualcosa in ritorno, ma il ragazzo non rispose. Stava ormai guardando le ragazze col tacchi a spillo davanti a noi. Continuavo ad abbassarmi il vestito, mentre mi guardai confusa in giro.

Fuori dall'entrata della casa vidi già gente parlare e ballare, mentre da dentro si sentivano le botte di musica e gente urlare e ridere. Boston era la mia città preferita, ma non avevo mai visto una festa come quella.

Forse perché le hai sempre evitate? Giusto ragionamento.

Appena entrati avvistai gente su divani, gente che ballava, gente che si baciava. Mi girai verso il resto del gruppo, si guardavano tutti in giro felici. Mi portai le ciocche di capelli dietro alle orecchie, mentre tenni la presa sull'orlo del mio vestito per abbassarlo. Ci avviammo verso la sala più vicina.

«Daje, cazzo!», urlò Jacob, muovendosi un po' al ritmo della musica.

Poi tirò Sophia e me verso gli alcolici, che erano posizionati su un piano nella cucina. Colsi lo sguardo premuroso di Sophia su di me. Sapeva che non mi sentivo molto a mio agio.

Jacob afferrò una bottiglia di 'Malibu' e lo versò in tre bicchieri che aveva trovato chissà dove, poi ce li passò. Bevve il suo in un sorso. Mi girai verso Sophia che fece lo stesso impacciata. Tenni il bicchiere stretto tra le mani, ma poi lo misi sul piano.

«Io non bevo. Non mi piace proprio il gusto», mi giustificai.

Jacob aggrottò le sopracciglia come confuso: «E a chi piace? Dai, se lo mandi giù in un sorso non senti niente.»

Odiavo l'alcol e sopratutto chi ti provava a convincere a bere. La prima volta che avevo bevuto a quattordici anni mi ero messa a dormire su un marciapiede, perciò da quella volta avevo paura di rivivere la stessa storia.

«Va bene, se non te la senti non devi bere», mi consolò Sophia, poggiandomi una mano sulla spalla. Mi sorrise sincera. Abbassai lo sguardo, mentre Jacob sbuffò.

Si allontanò da noi per poi dirigersi verso due ragazze che lo stavano chiamando. Sospirai, ma non mi demoralizzai. C'era una forte puzza di alcol e sudore e tutti i presenti non facevano altro che borbottare cose senza senso.

A quell'ora a Boston sarei stata seduta nel club di dibattito e esercitare le mie capacità di discussione. Forse anche stracciare la mia storica nemica, Josie Katyll. Invece stavo a Los Angeles in mezzo a ragazzi esuberanti e fin troppo rumorosi.

Ma era pur sempre una nuova esperienza e se c'era qualcosa che sapevo, era che le nuove esperienze potevano solo arricchirmi.

«Jamie!» Sophia mi tenne sotto braccio, mentre salutò un suo amico. Il ragazzo mise piede in cucina con un sorriso, dietro di lui un altro ragazzo.

Deglutii non appena notai che si trattava di quello di quella mattina. Però adesso mi sembrava più scocciato e annoiato. Fece passare lo sguardo da Sophia per poi fermarsi su di me.

Distolsi subito lo sguardo da lui sul suo amico. Una strana fitta allo stomaco. Jamie mi diede due baci sulla guancia per poi stringermi la mano: «Piacere, Jamie.»

«Juliet», enunciai, accennando un sorriso.

Cercai di non spostare lo sguardo sul ragazzo affianco a Jamie, ma era fin troppo difficile. Salutò Sophia come aveva fatto Jamie. La vidi arrossire. Stavo odiando il modo timido in cui stavo incrociando le braccia per l'imbarazzo.

«Ti va di bere qualcosa?», mi domandò Jamie. Prese una bottilglia dal piano e ne versò il contenuto in un bicchiere. «Sono famoso per i miei Spritz.»

Non sanno fare altro oltre che offrirmi da bere?

Aprii la bocca per rispondere che non bevevo, ma la voce profonda del ragazzo affianco a lui mi interruppe.  «Ti sembra una che beve? La cosa più forte che potresti darle sarebbe una coca cola», sbottò con un ghigno, «Puoi anche rassegnarti, Jamie. Una così non te la darebbe mai.»

«Eddai, amico...»

Rimasi perplessa dalla volgarità con cui pronunciò quella parole. Non avevo mai sentito nessuno parlare di me in un modo talmente grottesco. Alzai lo sguardo sul viso del riccio. Serrai la mascella, ma non riuscii a dire nulla. Il suo sorriso beffardo mostrava il quanto fosse soddisfatto di avermi levato le parole di bocca.

Jamie scosse la testa, evidentemente in imbarazzo. «Lascialo stare. È fatto così.»

Il riccio voltò per prendere una birra dal frigo, mentre Sophia e Jamie iniziarono a parlare animatamente. Abbassai lo sguardo senza ascoltare le loro parole.

Con quale audacia pensa di sapere come sono? Solo perché non voglio bere adesso sono una santarellina?

Stavo odiando il modo in cui zittivo nella presenza di quell'arrogante furetto. Cercai di seguirle la conversazione tra Jamie e Sophia, ma la musica era troppo forte.

Il riccio tornò da noi con una birra in mano. Si abbassò per urlare un: «Vado da Ella!»

Jamie annuì ma rimase fermo. Incrociai lo sguardo per sbaglio con il moro non appena si scostò per allontanarsi. Rimasi con i denti stretti, così abbassai il capo immediatamente per l'irritazione.

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