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L'uomo tra noi si piegò per sollevare da terra le reti e metterle in mano ad entrambi

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L'uomo tra noi si piegò per sollevare da terra le reti e metterle in mano ad entrambi.

«È il minimo che possiate fare dopo aver fumato sul territorio scolastico», ci disse.

Aiden non pareva avere intenzione si prendere in mano la sua rete, ma gli diedi un gomitata per farglielo fare. Per mia sorpresa invece di controbattere sbuffò e la prese in mano.

Mi rivolsi al direttore: «Veramente io-»

«Signorina. Taci. Ha già fatto abbastanza oggi.»

La rete era pesante e sinceramente non avevo idea di come avrei dovuto tirare una cosa del genere. A momenti non sarei neanche stata capace di tirare le valigie in aeroporto. Aiden chiaramente non fece fatica a tenere la sua. La tenne stretta nella sua mano destra, il ché portò la mia attenzione sul suo bicipite.

È nuovo quel tatuaggio o non l'avevo notato prima d'ora? Scrutai la rosa delle dimensioni di un pugno tatuata in bianco e nero.

«Attenta signorina che le possono entrare le mosche in bocca», continuò il nostro preside serio.

Aiden mi scrutò serio quanto me. Non potei nascondere un'espressione di irritazione, il ché non era da me. Che diavolo mi sta succedendo?

«Fortunatamente abbiamo un mese intero per pulire questo campo», concluse il preside mettendosi le mani sui fianchi soddisfatto. Tenne lo sguardo puntato verso il touchdown alla mie spalle.

Aiden aprì bocca annoiato. «Signore durerà una settima per pulire questo campo-», restò muto non appena si accorse di cosa stava dicendo, ma sopratutto quando gli ebbi dato un calcio non molto delicato sullo stinco.

Se avesse ricordato al preside che avremmo finito molto prima del dovuto ci avrebbe dato altri compiti da svolgere.

Sinceramente ero pronta a fare di tutto pur di fare dimenticare al rettore di quell'incidente e tornare a essere una studentessa modello, ma neanche io ero capace di sopportare un mese di agonia a tirare delle reti. Neanche per il club?

Il direttore diede una pacca sulla spalla al moro per guardarlo poi fiero. Aiden si divincolò dalla sua presa, fulminandolo con lo sguardo.

«Non ti preoccupare. Nel caso troverò altri campi da farvi pulire», sbottò franco l'uomo.

Mi dovetti contenere per non avere pensieri omicidi nei confronti del preside. Non avevo mai portato rancore nei confronti dei professori, tanto meno di un preside. Anzi, a Boston avevo avuto un rapporto stretto con alcuni dei miei professori. A volte mi mostravano più interesse loro dei miei coetanei.

Il rettore si avviò verso l'entrata di scuola, continuando a dire: «Quando avete finito lasciate le reti nello sgabuzzino. Houston Lei sa dove.»

Si voltò verso Aiden il quale gli annuì irritato. «Fottuto stronzo», bisbigliò, in modo che solo lui ed io lo potessimo sentire.

Fece passare lo sguardo sulle reti, mentre io lo feci passare sul tatuaggio della rosa sul suo braccio. Non avevo mai trovato belli i tatuaggi, ma quello mi diede una sensazione di... serenità?

Il preside Bord fece per andarsene quando si rigirò come se gli fosse venuto in mente qualcosa: «Ah e Houston», Aiden si voltò per scrutarlo. «Le richiedo di prendere in considerazione di tornare nella squadra di pugilato», sibilò infine per poi andarsene. «Non le farebbe male sfogare quella rabbia in un modo più uti-»

«Grazie ma no. Per le millesima volta.»

Spostai lo sguardo su di Aiden il quale lo continuò a guardare allontanarsi. Non seppi davvero decifrare cosa stesse provando oltre che ad astio. Dopo due secondi riportò la sua attenzione sulla rete e poi su di me.

«Col cazzo che tirerò questo robe», ringhiò irritato.

Lo vidi avvicinarsi, mentre trascinava la rete con sé e scrutò il suo nuovo tatuaggio arrossato. Sentii un'improvvisa rabbia in me. Se non avesse fatto la sua parte il preside se ne sarebbe accorto e ci sarei nuovamente andata di mezzo io.

Feci sbattere il mio piede con forza sul prato del campo sotto di me, stringendo i pugni. «E invece sì che lo farai. Perché se non lo farai il preside se la prenderà con me e potrò dimenticarmi di avere un'opportunità con il club di dibattito.»

«Non è un problema mio. Non so comportarmi da secchione leccaculo come fai te», ribadì Aiden, alzando lo sguardo su di me.

Notai il modo forzato con cui scandì quelle parole. Tentai di non farmi ferire da quelle sue parole, ma era quasi impossibile. Eppure, nonostante dicesse di non avere intenzione di tirare, tenne sempre la rete stretta con forza nella mano.

«Ne ho bisogno, Aiden. Non sai quanto», sussurrai con voce tremante.

Rimase a scrutarmi, come se stesse optando se comportarsi decentemente. Che ne è stato del Aiden che è venuto a casa mia per scusarsi?

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