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La mattina dopo nostra madre ci portò in macchina a scuola, ma subito mise in chiaro che sarebbe stata l'unica volta

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La mattina dopo nostra madre ci portò in macchina a scuola, ma subito mise in chiaro che sarebbe stata l'unica volta. Mia sorella non fece altro che parlare di quanti amici si sarebbe fatta e di quanti ragazzi avrebbe portato a casa mentre mia madre sorrise forzata.

Io tenni lo sguardo basso sul mio libro fino a che non sentii nostra madre fermarsi davanti all'entrata di scuola. «Divertitevi ragazze! Ah e Juliet! Ricordati di approcciare subito i professori!», mi ricordò.

La salutai con un sorriso. «Certo mamma. Sai che lo farò.»

«Si lo so. Concentrati tesoro!», aggiunse per poi partire.

Emma rimase a dieci metri a distanza da me come se si vergognasse di me, mentre mi avventurai tra i corridoi della scuola colmi di ragazzi che parlavano. Alcuni si girarono ad ispezionarmi da cima a fondo, mentre altri fecero come se non esistessi.

Potei riconoscere subito il gruppetto delle ragazze popolari: vestite di marca, truccate talmente tanto che non si poteva capire se fosse la loro faccia davvero e con una ragazza bionda in mezzo che pareva comandare le altre quattro intorno a lei a bacchetta.

«Guardate quella. Ma come è vestita?», sentii una delle ragazze sussurrare.

Impara a sussurrare oca che ti ho sentito pure a tre metri di distanza. Sinceramente non mi curavo della loro opinione. Gran parte delle persone critica per insicurezza. Il fatto che stesse criticando la maglietta bianca larga che indossavo sopra a degli jeans era insensato però.

Non appena le passai vicino vidi tutte e cinque voltarsi verso di me e guardarmi con sfida, ma facendo finta di niente continuai sicura di me per la mia via verso l'ufficio del preside.

Mi girai per assicurarmi che mia sorella fosse ancora dietro di me e la trovai per mia sorpresa a parlare con un ragazzo di circa la sua età con cui stava ridendo.

Quando vide che la stavo guardando disse qualcosa al ragazzo che si girò subito dopo verso di me e mi sorrise. Emma mi corse incontro sorridendo.

«Ho trovato la mia guida. È pure carino!», tagliò corto prima di trionfare dal ragazzo.

Senza aggiungere altro, non volendo problemi, mi voltai e raggiunsi l'ufficio del preside inosservata.

Non appena passai davanti al bagno dei ragazzi notai un gruppo di tre ragazzi letteralmente fissarmi. Si sussurrarono qualcosa all'orecchio prima di ghignare. Li ignorai, nonostante fosse difficile per il loro sguardo puntato sul mio corpo.

Nel segretariato notai subito una ragazza mora appoggiata al bancone con dei fogli in mano. Era vestita normalmente: una maglietta a bretelle e dei pantaloncini neri non troppo corti. I capelli ricci erano raccolti in uno chignon, facendo spuntare degli orecchini d'oro. Prima che potessi aprire bocca questa mi precedette.

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