«Cindy mi ha detto che dormi qui stasera», mi canzonò Aiden.
«Sì... circa. Solo se va bene per te.» Mi feci scappare uno sbadiglio e lui mi accarezzò la guancia con delicatezza, così mi poggiai col viso contro la sua mano.
Mi prese il viso tra le sue mani per darmi un bacio profondo e i dubbi di poco prima scomparve quasi del tutto. Si staccò e si morse il labbro. «Per me va bene. Piuttosto, come ti senti?», mi chiese e mi fece capire che si riferiva a quello che era successo in camera da letto.
Lanciai uno sguardo sulla porta per paura che potessi trovarci mia madre, ma fortunatamente se ne era già andata insieme a mio padre.
«Mi sento abbastanza bene. Ho solo sonno», ammisi e mi partì un secondo sbadiglio.
«Andiamo su allora, che domani c'è pure scuola e sappiamo entrambi che non mi parlerai per un mese se arriverai in ritardo», ammise e mi prese sotto braccio per avviarci verso le scale.
«Me lo devi, dopo quella volta in cui mi hai fatto saltare scuola», gli risposi e lui ghignò. Si avvicinò al mio orecchio non appena varcammo la soglia.
«Però se non mi ricordo male quel giorno ti sei divertita», sussurrò e rabbrividii al pensiero di ciò che era acceduto quel pomeriggio.
Arrivati alla sala d'ingresso incrociammo Cindy, la quale ci diede la buonanotte. Io le chiesi di salutare Fred per noi, dato che stava ancora aspettando che tutti se ne andassero.
Salimmo in camera e Aiden ci chiuse la porta alle spalle mentre io mi spogliai prima di buttarmi sul letto. Rimasi soltanto in intimo, ma nonostante mi volessi mettere una delle sue magliette ero troppo stanca per chiedergliene una.
«Mi piace questa vista», borbottò con un ché di malizioso.
«Ah sì?» Alzai il capo e mi poggiai sulla mia mano.
Aiden aprì un cassetto per sbottonarsi la camicia. «Moltissimo.»
«Vado a lavarmi i denti», gli dissi prima di subire in punta di piedi dalla sua camera. In bagno notai che lo spazzolino che avevo usato l'ultima volta era ancora appostato accanto a quello di Aiden e mi fece pensare per un attimo a come sarebbe stato convivere con lui. Cosa?
Mi pulii di fretta i denti per tornare da Aiden e sdraiarmi sul suo letto con uno sbadiglio. Mi ricordai, cadendo sulle lenzuola, a ciò che era accaduto solo poco fa e mi chiesi quando sarebbe stata la prossima volta che sarebbe successo. Sicuramente non stasera.
«Aiden?», borbottai col viso premuto contro il cuscino. Aveva il suo profumo e quindi lo strinsi più forte tra le mie dita.
«Juliet?», rispose divertito lui e lo sentii togliersi la cintura, ma mi forzai a tenere gli occhi chiusi. Non volevo dargli la soddisfazione di cogliermi nel fissarlo.
Sospirai. «Mi tieni tra le tue braccia? Per favore», borbottai come una bambina. Da sola, senza di lui, quel letto mi sembrava fin troppo vuoto.
Aiden rimase in silenzio ma lo sentii muoversi e finalmente si adagiò sul letto accanto a me. Stavolta non distese il braccio per farmi poggiare sul suo petto, si sdraiò semplicemente e scrutò il soffitto. Non rimasi delusa dal fatto che non mi stesse stringendo a sé, stranamente.
«A cosa pensi?», gli chiesi aprendo gli occhi per guardarlo meglio. Aiden prese dei profondi respiri, come di sollievo.
«A quanto sia stato bello scoparti, piccola», rispose con un ghigno e io risi. Finalmente Aiden si voltò verso di me, mi posò una mano sul ventre per stringermi con la schiena contro il suo addome. «Non te ne sei pentita vero?», mi chiese e affondò il volto nell'incavo del mio collo.
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Anarchia
FanfictionJuliet Browne. Una studentessa modello e con una passione per il dibattito e la letteratura. Quando si trasferisce insieme alla sua famiglia a Los Angeles è convinta che la sua vita sia sempre stata perfetta; un futuro brillante e degli amici tranq...