Le bacchette della batteria sembravano volarmi dalle mani per la felicità, mentre la collana sottile pendeva dal mio collo con un ritmo coinvolgente.
Quello era il nostro momento di gloria e me lo stavo godendo... certo, più o meno fino a quando io, Bred e Jeff non ci trovammo seduti con i nostri strumenti sulle scalinate di un garage pubblico.
«È ufficiale» brontolò, massaggiandosi le tempie.
«Non è detto!» sbottai. «Troveremo un altro cantante, un ragazzo starà pur cercando lavoro e...»
«Sappiamo tutti qual è il vero problema, Rob» soffiò Jeff, osservandomi con pena dai suoi occhi scaltri.
«No» mi ribellai. «Sono sempre stata qui a pararvi il culo, non potete mandarmi via!»
Bred sospirò rassegnato.
«Nessuno vorrà entrare in un gruppo dove il batterista è femmina!» parlò per lui Jeff.
Bred continuava a guardare il pavimento, prima di alzare la testa verso di me.
«Ha ragione Rob, non possiamo abbandonarla» sentenziò.
Jeff fu sollevato in un primo momento, poi riscontrò il problema avanzare verso di noi.
«Come facciamo, allora?» domandò, ma io già non li ascoltavo più e per questo dovetti ringraziare il mio deficit dell'attenzione.
Una voce mi solleticò i timpani.
Non riuscivo a distinguere se appartenesse ad un uomo o ad una donna, ma era in ogni caso stupefacente.
Sentivo bisbigliare parole senza senso dietro una porta di uno scompartimento, alzato solo per una decina di centimetri.
Risultato? Mi abbassai in modo da osservare le sue scarpe da tennis vissute che balzavano davanti ai miei occhi.
Stava forse ballando?
«Sì, e poi le voci di "Galileo! Galileo!" così sarà perfetto!» ecco, quella doveva essere la mia speranza? Un ragazzo idiota che cantava ad un cretino di nome Galileo? E poi, diciamocelo, chi cazzo era questo Galileo?
Corsi subito da Jeff e Bred.
«Ragazzi!» esultai una volta comparsa al loro fianco. «Ho trovato il nuovo cantante!»
Jeff alzò un sopracciglio.
«E dov'è?» domandò Bred.
«Nel box qui dietro! Credo sia un po' pazzo, ma ha una voce pazzesca!»
«Non ci serve un pazzo ubriaco, Robbie!» sbottò Jeff.
Sbuffai, prima di avere un lampo di genio.
Corsi verso il box della "strana voce", prima di afferrare la gamba del malcapitato e di trascinare il suo corpo allo scoperto.Con mia sorpresa, era davvero leggero.
Con mia sorpresa, aveva capelli neri e corti e due grandi occhi azzurro elettrico.
Con mia sorpresa, era una ragazza.Non urlò appena mi vide, anzi, aveva posizionato un ghigno compiaciuto sul volto, come se fosse arrivato un angelo per portarla in paradiso.
Eppure, ormai ero davanti ai ragazzi, e lei era con me.
Quando vide loro, invece, scattò in piedi spaventata come un coniglio, prima di estrarre dalla tasca destra dei pantaloni azzurro chiaro con la scritta "I'M THE BOSS" sulle ginocchia un coltellino svizzero dal manico verde.
Di solito non mi importava molto dei vestiti degli altri, eppure quella ragazza era parecchio strana. Forse, ora che ci penso, Freddie era a un passo per essere più strana di me, e ce ne vuole tuttora, credetemi.
La ragazza aveva un top bianco e non pareva provare nessuna vergogna del suo braccialetto con le borchie posizionato poco sotto l'attaccatura della spalla e i jeans strambi.
Nonostante il mento leggermente marcato, i capelli probabilmente tagliati dal barbiere e lo sguardo perennemente stralunato, era sicuramente una bella ragazza.
«Robbie!» esclamò indignato Bred.
«Tutto a posto, vero?» domandò Jeff alla ragazza.
«Scusala, sa essere molto espansiva» sbottò Bred, avvicinandosi anche lui alla corvina.
«Ti ha fatto del male?» continuò a chiederle imperterrito Jeff.
«Non mordo mica!» protestai, mentre Bred mi mostrava il suo braccio martoriato di lividi e graffi.
«Già,» disse retorico, «non mordi».
La ragazza, però, sembrava ignorarci, imbambolata a guardare le mie bacchette della batteria che mi spuntavano dalla tasca.
Il suo sguardo, infine, passò al basso e alla chitarra che si potevano intravedere dal finestrino del nostro furgone.
«Suonate in una band?» domandò.
Io e i ragazzi ci guardammo.
«Che vi avevo detto?» chiesi retorica.
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...