"First the Lords"

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«Accosta» ordinò.
«Ma che cosa dici? No! Non fare l'idiota, Bred» replicai.
«Tu accosta» pretese.
Sbuffai e obbedii controvoglia, prima che mi scoprisse la schiena e ispezionasse il taglio che solcava la pelle prolungandosi dalla spalla alla spina dorsale.
«Com'è successo?» chiese, lasciandomi la maglia.
«Era ubriaco, avevamo passato la serata con un amico» incominciai, sorvolando sull'identità dell'amico, lo stesso che ora mi stava accanto.
«E?»
«E nulla, quando siamo usciti dal locale ha iniziato a dare di matto, normale dopo aver bevuto tanto, e voleva a tutti i costi fare a botte con un gruppo di ragazzi che lo guardavano, gli ho detto di non fare il cretino, allora mi ha... trascinata in macchina con questo amico e... beh, una volta arrivati in non so quale squallido posto dove avevamo deciso di passare la notte, il tizio ha deciso di coricarsi, lui, evidentemente, era molto arrabbiato e forse anche fatto e... il resto è da intuire».
«È Jim».
«C-cosa?» balbettai.
«È Jim, il vecchio cantante. C'ero anch'io, Rob. Avevamo appena finito di esibirci in Cornovaglia, tua madre non voleva ospitarci a casa e allora prima di andare a cercare un posto dove passare la notte siamo andati in un bar a festeggiare uno dei nostri primi concerti. Me lo ricordo».
Rimasi muta.
Meglio tacere a volte.
«Jim ti ha fatto questo?» domandò come per assicurarsi che non fosse uno scherzo.
Non fiatai e, stranamente, nemmeno lui.
Era uno dei nostri mutismi dove l'unica cosa che non mancava erano le parole.
«Guido io» sentenziò infine e acconsentii senza lamentarmi, scendendo dalla macchina e rintanandomi nel posto lasciato da Bred.
Quando il ragazzo prese in mano il volante, cambiò strada, oltrepassando la casa di Marius.
«Dove stai andando?» chiesi in un sussurro.
«Rob, se qualcuno fa male a Freddie mi dispiace molto, moltissimo, farei di tutto per farla stare meglio, ok? Ma nessuno deve neanche pensare lontanamente di poterti sfiorare e passarla liscia, sennò sono guai».
Aveva il volto rivolto verso la strada, senza guardarmi e con una scioltezza notevole aveva proferito quelle parole.
Non so nemmeno io cosa fece a Jim quando scese dalla macchina e si diresse a bussare a casa sua.
Da una parte non lo voglio sapere.
Dall'altra, forse, è meglio che io non lo sappia.

Si rimise al volante senza nemmeno un graffio o un livido.
Sembrava più tranquillo che mai.
Non gli chiesi nemmeno che cosa gli avesse detto, cosa gli avesse fatto o quale risposte aveva ottenuto.
Sinceramente, non mi importava granché in quel momento, ciò di cui avevo bisogno era che Bred continuasse a guidare, consolandomi con la sua costante presenza nella mia vita; il resto poteva anche scomparire sotto la mia vista, in quel preciso istante sarebbe stato di secondo piano.

Dopo essere irrotto a casa del povero Jim, Bred si diresse verso quella di Marius.

«Vuoi venire?» mi chiese scendendo dal furgone.
«Ovvio».
Ci incamminammo verso il vialetto curato, prima di fermarci all'entrata del cancello di ferro.
«MARCUS!!!» urlai.
«È Marius» mi corresse Bred sorridendo.
«MARILYN!!!» riprovai.
«Marius» ripeté Bred scoppiando a ridere.
«Quello che è, basta che esce».
«Magari non è in casa» ipotizzò.

Così tornammo da Freddie e Jeff.

«Allora?» domandò quest'ultimo.
«Non c'era» spiegò Bred, guardandomi di sfuggita.
«Bred,» iniziò Fred', «ne ho già parlato con Jeff: io, tu, al piano di sopra».
«Perché?» chiese.
Stranamente non mi sembrò tanto stupito.
Friederike gli porse uno sguardo scocciato.
«Mi lascerai mai in pace?» scherzò il mio migliore amico rivolto a Jeff.
«Mai» rispose.
Mi guardai attorno disorientata.
«Ehi!» protestai. «Pronto? Ci sono anch'io!»
«Certo» acconsentì Freddie rivolgendomi un grande sorriso, poi allargò il braccio sinistro verso le scale e continuò a parlare con Bred, facendo sparire completamente l'espressione confortevole. «Prima i signori» proferì a denti stretti.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora