«Ve ne andrete... Ve ne andrete tutti...» sussurrai staccandomi piano da Bred.
La verità è che noi eravamo tutt'altro che una famiglia, era solo che nessuno voleva crederci.
La verità è che, se noi non eravamo una famiglia, era giusto che gli altri se ne facessero una.
La verità è che noi non eravamo una famiglia e, di conseguenza, io non ne avevo una.Sgusciai in camera mia e scivolai piano sotto le coperte, gli occhi spalancati e attivi osservavano il buio che li soffocava.
Potevano essere passati una ventina di minuti, quando la mano calda di Freddie mi sfiorò la spalla.
«Rob...» mormorò. «Non è facile per nessuno... men che meno per Jeff, tra poco diventerà padre... avrà una famiglia».
Datele un premio.
Vabbé, insomma, si fa per modo di dire, non è che dovete andare nel regno dei morti, però... Meglio se sto zitta.
Cercai di respirare più lentamente possibile, mentre respingevo con tutta la mia volontà le lacrime che tentavano di sfuggirmi.
Friederike restò immobile accanto a me per un secondo, come se il suo cervello stesse elaborando qualcosa, prima di abbracciare il fagotto di coperte che mi avvolgeva.
«Robbie, non m'importa se gli altri se ne andranno via, non me ne può fregare di meno se il mondo richiamerà a rapporto anche me, perché io non risponderò. Qualunque cosa accada, Rob, io non me ne andrò mai... giuro. A costo di dover mandare via il più figo dei ragazzi, o la più bella delle ragazze, io resterò sempre a guardare donne nude nei camerini con te».
Mormorai qualcosa con la bocca coperta dalle lenzuola.
Freddie sospirò stanca.
«Non m'importa se nemmeno t'interessa della mia presenza, Rob... Tanto io non la potrò mai avere una famiglia tutta mia...» continuò cercando di sorridere.
Il mio viso sbucò oltre l'ammasso di coperte.
«In che senso?» chiesi.
Il sorriso incerto di Friederike si allargò.
«Lascia stare» assicurò dolcemente.
La abbracciai.
«Beh, grazie, Fred'» borbottai staccandomi velocemente. «Ma non fa niente, è solo che siamo tutti molto stanchi e non adoro la ragazza di Jeff... Per il resto è tutto ok, davvero... anzi, sembra che sia io a dover consolare te, Fred', o mi sbaglio?»
La ragazza scrollò le spalle.
«Too much love will kill you
Just as sure as none at all
It'll drain the power that's in you
Make you plead and scream and crawl
And the pain will make you crazy
You're the victim of your crime
Too much love will kill you... every time...» canticchiò senza smettere di sorridere.
«E questa cos'è? Non l'avevo mai sentita prima d'ora».
«Ehm... solo una cosetta che mi è venuta in mente tempo fa, non volevo registrarla perché non mi sembra il caso, poi non è nemmeno conclusa, è solo...»
«È bellissima, Fred', fai quello che vuoi con le tue canzoni».
«Volevo solo aspettare il... momento giusto».Il cosiddetto "momento giusto" arrivò molto dopo. Non fu piacevole, fidatevi.
È solo che arrivò accompagnato da dispiacere, rabbia, dolore, rimpianto, malinconia.
E tutti abbiamo odiato quel momento. Non ho mai incontrato un amico che gioisce nel guardare la tomba dove con noncuranza hanno riposto l'ombra di colui con cui ha condiviso ogni cosa.Ma ci arriveremo, non vi preoccupate.
STAI LEGGENDO
Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...