"Dominic Beyrand, pleasure."

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«Merda...» sussurrò Bred affacciandosi alla finestra e guardandomi allontanarmi sempre di più dalla casa e dal giardino innevato.
La richiuse di botto e si fiondò fuori dalla stanza.
«Freddie!» la chiamò scendendo le scale.
Jeff e Friederike lo osservarono stupiti.
«Ma come hai fatto...?» azzardò lei.
«Non sono fatto di piume» rispose brusco.
«Dov'è Rob?» domandò Jeff.
«Andata».
«Che cosa vuol dire "andata", tesoro?» chiese irritata Fred'.
«Che se n'è andata, no?»
La corvina sospirò calma e con la solita classe, prima di puntare istericamente il dito contro il mio migliore amico.
«Un mese!» esclamò. «Ho chiesto un solo mese di pace!»
«Sì, lo so, ma... ehm...»
«NON UN ANNO! UN MESE!»
«Sì, ehm... Potresti abbassare il dito? Mi fai paura...»
Friederike sbuffò e abbassò l'indice.
«Tornerà, dai, non è una tragedia» la consolò Jeff.
La ragazza tornò a guardare in cagnesco Bred.
«Ora la vai a cercare» ordinò.
«No!» si ribellò lui. «Non voglio andarle sempre dietro! È l'esatto contrario di quello che sto cercando di fare, sai... è sconveniente non farlo».
«E lei sa che lo fai apposta?»
Bred abbassò il capo.
«Esatto» incalzò Freddie. «Se davvero le vuoi bene, fai il contrario... E, sinceramente, non m'importa se è sconveniente per te: se vuoi essere suo amico, dovresti pensare a lei».
«Sì, ma non sono il suo unico amico!» protestò.
«Ti consiglio di non contraddirmi, tesoro» sentenziò con voce zuccherina. «Ora, fila fuori, se non vuoi che ti ci porti io».
Bred deglutì terrorizzato, infilò un cappotto e si fiondò fuori, ma non venne a cercarmi.

Camminavo sul marciapiede congelato con lo sguardo basso inondato di lacrime.
Contavo i passi che aumentavano la mia ipotetica distanza da Bred come se fosse vitale. In realtà non sapevo neanche più cosa mi tenesse in vita.
L'amicizia? No, era proprio lei la causa del mio dolore.
Delilah? Andiamo, stiamo scherzando?
La musica? Beh... forse, ma non proprio.
I bei ricordi? Sì, decisamente.
La vita passata di un legame sgretolato fluivano assieme al mio sangue ed alimentavano il cervello.
Ero un sacco di carne ricaricato a speranza. Speranza di poter ritornare alla normalità. Una normalità andata perduta da tempo, troppo tempo.
Per un attimo i miei occhi furono talmente colmi di lacrime che vidi solo qualcosa di blu scuro, prima di scontrarmi con qualcuno.
Mi allontanai come se fosse fuoco.
«Scusi» bisbigliai asciugandomi velocemente le lacrime.
Davanti a me c'era un ragazzo dai capelli neri, forse marrone molto scuro e due occhi color carbone.
«Sono solo una persona che hai urtato, ma... tutto ok?» azzardò.
Lo guardai torva, prima di sospirare.
«Dominic Beyrand, piacere» si presentò tendendomi la mano.
E ora che cosa voleva? Avrei voluto tanto superarlo ed ignorarlo, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che mi lasciò per un attimo senza fiato.
«E tu sei?» iniziò.
«Rob... cioé, Robert... Oh, merda... Sono Robbie Taylor» bisbigliai.
Dominic sorrise. «Non so perché piangevi e non sono affari miei, ma... posso offrirti una birra?»
Sorrisi. «Forse una birra è proprio quello che mi ci vorrebbe».
«Bene, allora,» annunciò, «che birra sia!»

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora