Perfectly Perfect Plan

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Freddie è stata la persona in cui tutti riponevamo fiducia e a cui più ci ispiravamo. Insomma, chi non vorrebbe portare allegria a qualcuno solo comparendo nella stanza?
Era solare, gentile, energica, divertente, assolutamente nessuno avrebbe potuto odiarla. In parte, era perché lei era completamente incapace di farlo.
Non fraintendete, le erano antipatiche molte persone, avrebbe rivelato di "odiare" parecchi, ma sono sicura che nel momento del bisogno li avrebbe aiutati lo stesso.

Dio mio, Bred, non posso raccontargli la storia del P.P.P.!
E va bene, gli racconto la storia del P.P.P., calmati!

Io, Freddie, Jeff e Bred eravamo seduti al solito tavolo.
«Devo assolutamente parlarle senza sembrare una cretina» decretò Freddie.
Sbuffai. «Va bene, apri la bocca e parla di tutto tranne dei tuoi gatti e di quello che fai dalle due di notte alle sei del mattino».
«Non intendevo quello!» protestò. «Io non ho bisogno di consigli su come essere ricordata: sono già abbastanza fantastica, tesoro. Quello che intendevo è che non posso continuare a seguirla ovunque, devo fare qualcosa! E, per peggiorare la situazione, non viene più qui fuori a fumare!»
«Quindi ammetti che la segui come una stalker» intervenne Bred.
La corvina lo fulminò con lo sguardo.
«Va bene, calmati, Freddie, avrai pur imparato qualcosa su di lei, no?» ragionò Jeff.
«Hai ragione, Deaky, ci serve un P.P.P.» annuì lei.
«Un che?!» chiesi alzando un sopracciglio.
«Un P.P.P.: Piano Perfettamente Perfetto» spiegò seccata. «Facile, no?»
Bred si alzò. «Mi dissocio da tutta questa pazzia, lo dico ora sennò faccio la figura del vigliacco che si ritira all'ultimo minuto».
«Sono con lui» concordai.
«Tesori, varcate quella soglia e ve ne pentirete» sentenziò Friederike sorridendo.
Io e il mio migliore amico ci risedemmo all'istante.
«Bene» proferì osservandoci con gli occhi azzurro elettrico più attivi del solito. «Io ho un piano».
«Tu non hai un cervello, tu hai un criceto che corre su una ruota, perché sennò non si spiega da dove ti vengano tutte queste idee» concluse Bred apparentemente serio.
Scoppiai a ridere.
Freddie lo ignorò. «Rob, devi girare per Londra alla ricerca di casa sua... sì, ci sono modi più carini per dirlo, ma ho esaurito tutte le energie nel piano».
«Cosa faccio dopo aver trovato casa sua?» domandai irritata.
«Le infili sotto la porta un volantino che disegnerò apposta per lei, ovvio, no?»
La lasciai fare.
Certo, però mi vendicai.
Eccome se mi vendicai.
«Questo sarebbe il piano "perfetto"? Insomma, manca di struttura, si basa completamente su coincidenze! Se è a casa, cosa fai? E, se non lo fosse, Robert non può scavalcare il cancello in queste condizioni... E poi, davvero, come potrebbe trovare casa di Jimmie senza nessuna indicazione? Cos'ha? La porta gialla? Non lo sappiamo! Conosciamo a malapena il suo nome!» ribatté Bred.
Jeff gli porse un'occhiata che sprizzava "Lascia correre" da tutti i pori.
«Come hai fatto a seguirla?» domandò il castano.
«L'ho incontrata due volte su Abbey Road, quelle due volte l'ho seguita per un paio d'ore, ma non è tornata mai a casa sua, è sempre stata a... Deaky, sei un genio!» esclamò balzando in piedi.
«Chi?! Io?!» domandò stizzito il ragazzo.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora