Methuselah

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«Penso che noi dovremmo...» iniziò Jeff in un sussurro.
«Sloggiare? Già, lo credo anch'io» sbottò Freddie incrociando le braccia.
Deglutimmo terrorizzati e in cinque secondi la casa fu vuota.
La corvina sbuffò. «Scusali, li adoro, ma certe volte sono proprio una seccatura».
Jimmie sorrise.
«Che c'è?» domandò Friederike alzando un sopracciglio scuro.
«Hai detto due sere, magari potresti farmi ascoltare questa grande voce di cui ti vanti».
«Non mi vanto di essere fantastica, non c'è bisogno: la gente lo capisce al volo».
«Io non ti ho ancora sentito, però».
La ragazza scosse la testa. «Tu scherzi».
«No, sono seria».
Freddie la osservò pietrificata.
Andava molto fiera della sua voce, eppure davanti a Jimmie aveva l'assurdo timore che tutto il talento fosse uscito dalla porta sotto i suoi occhi.
«Magari domani» sentenziò.
«Devo pregarti?»
Friederike storse le labbra, chiuse gli occhi e si avvicinò al pianoforte scocciata.
«Che genere ti piace?» chiese iniziando a suonare qualche accordo.
«Non so, la musica è tutta uguale, no?»
La mia amica le scoccò un'occhiata scioccata e lei scoppiò a ridere.
«Scherzavo» spiegò. «Voglio sentire qualcosa che hai scritto tu... Quale pezzo mi rappresenta, secondo te?»
Freddie sorrise al ricordo. «Beh, se vorrai continuare a vedermi, magari, un giorno, ti racconterò la storia di Good-Old Fashioned Lover Boy».
«Che titolo di classe» commentò l'altra sedendosi a poca distanza da lei.
Friederike arrossì leggermente, poi si decise a cantare.
All'inizio l'espressione di Jimmie fu affascinata, ma agli occhi della ragazza poteva significare qualunque cosa.
«Sei bravissima...» mormorò meravigliata quando Fred' smise di suonare. «Quasi disumana...»
Freddie deglutì. «Davvero ti piace la mia voce?»
Ma che diavolo di domande faceva? Era ovvio! A tutti piaceva la sua voce!
Eppure, la voglia di sentirlo ripetere era grande a tal punto da fare cose stupide.
Molto stupide.
Talmente stupide che picchierei entrambe con una padella.
Jimmie annuì. «Sì, è... molto bella».
Aveva esitato.
Perché aveva esitato?
Fare complimenti non era il suo stile?
Non le piaceva davvero la sua voce?
Nella mente di Friederike comparvero mille domande.
La corvina chiuse il pianoforte e si alzò sorridendo, prima che Delilah saltasse sulle gambe di Jimmie.
«Hai... un gatto molto possessivo...» notò la ragazza balzando in piedi.
«Chi? Il mio tesoruccio? Nah, è dolcissima, non farebbe male a una mosca».

AH, SI?! RIPETILO SEI HAI IL CORAGGIO!

QUEL CAZZO DI GATTO MI HA FATTO VENIRE LA DEPRESSIONE!

HO SOFFERTO PER COLPA SUA!

LA PARTE PEGGIORE?!

NON MUORE!

È PEGGIO DI MATUSALEMME!

È IMMORTALE, CONTINUA AD ESSERE VIVO!

E IO HO PROVATO AD AMMAZZARLO, EH! CI HO PROVATO!

MA NIENTE!

VIVE COME SE NULLA FOSSE ASPETTANDO CHE FREDDIE TORNI!

ED È INQUIETANTE!

SÌ, LO AMMETTO!

È INQUIETANTE VEDERE UN GATTO FERMO, IMMOBILE COME UNA STATUA DIETRO UN CANCELLO!

HO AVUTO LA SPERANZA CHE FOSSE MORTO STECCHITO PERCHÈ NON SI MUOVEVA NEANCHE PER RESPIRARE!

E INVECE NO!

ANCORA VIVO!

«Come si chiama?» chiese cercando di sorridere nonostante il felino la seguisse con sguardo assassino.
«Delilah» la presentò Friederike prendendola in braccio e mostrandola in tutta la bruttezza.
O bellezza, vedete voi.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora