"Merry Christmas", huh?

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Se dovessimo mai incontrarci successivamente, ragazzi, mi sento in dovere di avvisarvi: mai dirmi "Buon Natale".
Mai.
Ma non per colpa tua, Rory, eh!
Davvero, è un fattore psicologico che va oltre ciò che accadde.
Ma, ovviamente, ciò che accadde quel 24 dicembre sera del 1985 voi lo volete sapere, giusto?
Ah, no?
Vabbé, sedetevi e sopportate lo stesso, guai a voi se parlate.

A novembre del 1985 scoprii di essere – magia! – incinta. Di nuovo.
Chissà come mai, eh?
Comunque, non fiatai con nessuno se non con questo scemo che fa le smorfie mentre vi parlo.
Sì, ti vedo, Bred...
Sì, sembri una strana imitazione di Jeff quando fa la sua faccia da "Tu-Per-Me-Sei-Morto".

Insomma, il mio stato d'ansia era abbastanza alto.

Non era minimamente paragonabile all'esaurimento nervoso che comportò sapere di Felix, ma faceva di tutto per arrivarci.

Quel 24 dicembre, le strade di Londra furono inondate da fiocchi di neve e gelida brezza invernale.
Osservavo dalla finestra lo scorrere di persone sul marciapiede accanto, mentre i bambini gironzolavano eccitati tra i passanti. Accarezzavo distrattamente i capelli biondi di Felix, dormiente accanto a me.
La serratura scattò secca e la porta si aprì.
«Ehi, Dom» lo salutai in un sussurro.
Si tolse il cappotto, lo gettò distrattamente sull'attaccapanni e mi sorrise. «Oggi Richard ha avuto qualche problema con...»
Posai lo sguardo su Felix.
«Sta dormendo?» domandò.
Annuii.
Si avvicinò e mi baciò, poi lo prese in braccio e lo portò nella sua stanza. Lo vidi uscire, socchiudere la porta e ritornare da me.
Poggiai la testa sulla sua spalla. «Mi prepari una cioccolata calda?»
«Certo, Rob» mormorò obbedendo.

Bello comandare a bacchetta tutti in una casa, vero?

Ok, Felix non si faceva comandare a bacchetta nemmeno morto, ma fate finta di niente.

Presi il regalo di Felix dallo stanzino e lo posizionai più silenziosamente possibile sotto l'albero.
«Più grande no?» chiese ironicamente Dominic porgendomi la mia tazza.
Mi alzai e sorseggiai soddisfatta la bevanda bollente. «Io, Bred e Jeff abbiamo girato mezzo mondo per trovarlo, non rinuncerò ad un sorriso di mio figlio per la... misura eccessiva».
«L'ha trovato Freddie?» intuì.
«Ci ha battuti... ma per pochissimo, eh!»
Sorrise scuotendo rassegnato la testa.
Posai il mug vuoto sul tavolo e mi avvicinai a due guanti da cucina rossi.
«Mio Dio...» sussurrai spiazzata. «Che ricordi... È stata la prima pazzia che fece Fred' dopo averci detto di... beh...»
Sbattei più volte le palpebre come per mettere a fuoco la credenza davanti a me.
"Mente, sarei grata se mandassi via quel pensiero, grazie!" era l'unica frase di senso compiuto che riusciva ad elaborare il mio cervello. Una volta notato lo scarso successo, mutò in "Smettila o ti do un pugno!". Non sarei mai riuscita a darmi un pugno in testa, ma non è quello il punto.
Sentii le braccia di Dominic cingermi la vita.
«Quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima» scherzai scompigliandogli con una mano i capelli scuri. «Cos'è che ti manca? Che vuoi?»
«Te» sussurrò avvicinando le labbra al mio orecchio.
Mi voltai e mi baciò con foga, prima di sentire le sue mani sotto la mia maglietta.
Lo allontanai piano. «Mi... mi sono ricordata di fare una cosa...»
Presi il cappotto e uscii velocemente.
Istintivamente i miei piedi mi condussero a casa di Bred.
Me ne accorsi solo quando mi resi conto di avere il dito a pochi centimetri dal suo campanello.
Un pensiero mi attraversò la mente.
"È il 24 dicembre sera" ragionai.
Bred non aveva tempo per i miei problemi, stava di sicuro festeggiando con Louisa, Christine e Jimmy.
Insomma, era felice. Perché dovevo rovinare la sua felicità?
Un'alternativa?
Jeff.
Stesso problema.
Sbuffai e m'incamminai verso il quartiere di Kensington, diretta a Logan Place 1, per troncare i festeggiamenti dell'unica festività inglese che piaceva a Freddie Mercury.
Mi aprì Jimmie e, diversamente dalle mie aspettative, era vestita.
«Rob? Che ci fai qui?» chiese alzando un sopracciglio scuro.
«Piccolo problema tecnico, ho urgente bisogno della mia gattara preferita».
Lo dissi con il tono di voce più alto che potevo assumere senza sembrare idiota.
«Che vuoi, Rob?»
La voce di Friederike arrivò forte e chiara.
Jimmie si scostò e mi fece entrare chiudendo la porta alle mie spalle.
La corvina era stravaccata sul divano con Romeo, Goliath, Lily, Tiffany ed Oscar attorno, ma tutte le sue attenzioni erano rivolte a Delilah, acciambellata sulle sue gambe.
Delle leggere occhiaie si intravedevano sotto gli occhi azzurro elettrico, mentre il busto magro era avvolto dal suo kimono preferito.
Mi diede un'occhiata frettolosa, come se non meritassi abbastanza attenzioni... Non più di quelle che meritava il suo gatto, ovviamente.
«Che ti è successo, Rob? Non trovi il regalo di Felix? In tal caso, so bene che non vuoi darla vinta e che fingi, ma sappi che, comunque sia, sono stata io a comprarlo per prima, non voi tre bradipi».
«Sì, come vuoi, non è per quello che sono qui. Anzi, scusa se sono qui, avrei dovuto disturbare solo Bred, ma non volevo rovinargli il Natale».
Il suo sguardo saettò su di me quando nominai il mio migliore amico.
«No,» dichiarò, «scemenze. Dimmi tutto, tesoro».
«Ho bisogno di un posto per la notte».
Jimmie si sedette accanto alla sua ragazza con espressione seria. «Che cos'è successo, Robbie?»
Scrollai le spalle. «Niente di che, solo un... piccolo problema... Allora?»
«Certo che puoi stare qui,» rispose Friederike, «ma devi dirmi che succede».
Mi fece segno di sedersi alla sua destra, mentre Oscar, Tiffany e Goliath balzarono giù spaventati.
Obbedii.
«Parla, su» m'incitò.
Sembrava un vecchio Oracolo, stanco di star lavorando da migliaia di anni senza una qualsiasi ricompensa.
«Ehm... Sono incinta» risposi semplicemente.
Freddie urlò di gioia e Delilah scappò via intimorita.
«Friederike, non gridare» l'ammonì Jimmie tranquilla prendendo in braccio Romeo che camminava sul bracciolo del divano. «È venuta da noi la vigilia di Natale, non dev'essere una bella notizia, no?»
La ragazza ammutolì e mi porse uno sguardo interrogativo.
«No, è una bella notizia... spero» borbottai. «Il punto è che Dom non lo sa e non so se sarebbe felice di un'altra piccola peste».
«Lascia stare il mio figlioccio» proferì Freddie amareggiata.
Sorrisi. «Non fraintendere, Fred': Felix è una delle cose più belle che mi sia mai capitata, ma... se Dominic... non so... non la prendesse benissimo... o non fosse contento quanto lo è stato per Felix... magari sarebbe poi... sarebbe una di quelle ultime figlie dimenticate dai genitori... non potrebbe esaudire i suoi sogni... non so, non diventerà mai un'attrice... o una dottoressa... o...»
«È femmina?» domandarono entusiaste.
Abbassai lo sguardo.
«Non lo so...» mormorai. «Suppongo di sì...»

Quella notte non chiusi occhio.
Freddie e Jimmie avevano non so quante camere degli ospiti e sembravano più che felici di tenermi con loro fino alla mattina seguente.
L'indomani tornai a casa, ma non fiatai.
Dissi a Dominic che ero stata da Friederike senza precisare il motivo, mio figlio mi salvò in tempo entrando sorridente nella stanza col pacco che Freddie aveva trovato per prima.

Il 27 dicembre, Fred' volle vederci in quella che era stata la nostra casa.
Minacciò: "Chi non si presenterà terrà Deli con sé per una settimana, tesori".
Grazie, ma io passo!
Sì, fui la prima ad arrivare.

«Che diamine succede?» chiese Bred.
«Sì, che ti viene?!» esclamai, terrorizzata all'idea di avere Delilah per una settimana.
Jeff ci porse un'occhiata assassina, poi alzò un sopracciglio rivolto alla nostra amica.
La corvina scrollò le spalle. «Non riusciamo mai a parlare da quando ci vediamo solo per lavorare».
Scoppiai a ridere.
Bred si voltò sorridente verso di me, prima di tornare ad ammirare gli occhi azzurro elettrico della ragazza.
«Tu scherzi» esordì.
Eppure, stranamente, Friederike era serissima.
«Morirò prima di voi, che lo vogliate o meno. Semplicemente, non voglio dimenticare proprio ora le cose più importanti» chiarì a denti stretti.
Jeff abbassò velocemente lo sguardo.
Io e Bred ci osservammo.
«Che cos'è successo?» domandò lui.
Freddie sorrise raggiante.
«Ha funzionato!» esclamò dando una scossa alla spalla del bassista accanto a lei.
«Stupida» commentò il castano accennando ad un sorriso.
«Rob, diglielo, dai, non c'è momento migliore!» incitò Friederike.
«Fred', non rompere, non gli... Aspetta...» ragionai, poi osservai Bred, «tu l'hai saputo per primo,» indicai Freddie, «a te l'ho detto,» sospirai sconfitta verso Jeff, «tu sei il migliore amico di Fred', quindi...»
«Mi ha telefonato mentre dormivi» concluse lui.
Risi.
«Siamo strani, lo sapete?» chiesi.
Si guardarono preoccupati.

Certo che erano parecchio scemi.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora