Clare

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E così ci preparammo ad uscire. Peccato che il fato non fosse mai dalla nostra parte.

«Bred, sicuro di non voler portare... Oh, merda...» sussurrai impietrita, quando, fuori casa nostra, un paio di giornalisti di passaggio avevano progettato di romperci le palle.
Incominciava proprio bene la giornata.
Un cameramen dai capelli castani inquadrava una ragazza rossa con in mano un grosso microfono.
Appena ci videro entrambi sorrisero raggianti.
Fu la rossa a muoversi per prima, cercando di avvicinarsi a Bred.
«Andatevene senza dare nell'occhio, un calcio e li sistemo» proferii.
Freddie sorrise. «E che volete che sia? Lasciamoli fare».

«Allora,» incominciò la ragazza, «come fondatore degli Smile, cosa ne pensa del gruppo?»
Bred non rispose, borbottò solo un educato «Noi dovremmo andare» e lei passò lo sguardo su di me.
Alzai gli occhi al cielo infastidita.
«Per una ragazza vivere con due uomini non dev'essere facile, mi sbaglio?»
«Siamo professionali» sentenziai truce.
«Abbiamo sentito che i suoi genitori sono deceduti da cinque anni; avrebbero approvato?»
«Non ho avuto la sfortuna di stare nella loro mente» sbottai.
La giornalista rivolse il microfono a Jeff.
«Molti vicini hanno riferito che ci sono state parecchie liti tra alcuni componenti, lei cosa ne pensa?»
«Non credo vi importi» sussurrò.
Quando la rossa posò gli occhi verde mare su Friederike, per lei era arrivato ufficialmente Natale.
«La "cantante tomboy"!» esclamò energica.
Tutt'ora cercherei questa tizia e le darei un pugno in faccia, giuro.
Peccato per la ragazza che Fred' non aveva il mio carattere.
Infatti, contro tutte le mie aspettative, sorrise.
«Alcuni credono di averti vista in un mercatino con la batterista della tua band a posizionare specchi in punti strategici per osservare le ragazze che si spogliavano nei camerini, è vero?»
Ragazzi, un amico di Jeff lavorava in un mercato dell'usato e spesso Fred' va in cerca della fumatrice sexy, perciò ho pensato "perché non tirarle su il morale con qualche novità?". Ho notato gli specchi e gliel'ho detto, tutto qui.
«Alcune non erano niente male» borbottò sorridente la corvina.
Scusa, ma... che?!
Anche la rossa sembrò stupita dalla risposta e dopo un po' ci lasciò in pace.

«E se la notizia arrivasse a tua madre?» le domandai in auto.
«Sapete cosa ho imparato qui a Londra? Nessuno conosce nessuno! In Tanzania era diverso, conoscevi perfettamente i tuoi vicini e si faceva amicizia, qui no. Conclusione, non lo scoprirà mai».
«Ci credo che facevate amicizia, quanti eravate? Quattro di voi? L'alternativa era il cespuglio del giardino» la schernii.
Fred' sbuffò.
«Era bella, almeno? La Tanzania, intendo» chiese Jeff.
«Oh, sì» sospirò Fred'. «Anche se la gente se ne andava, io sarei rimasta lì fino alla morte... ma mio padre no... così, eccomi qua, a Londra da mia zia a diventare la studentessa più brillante in quella scuola di asini e ad imparare il salto in lungo, la corsa, ciclismo... avrei fatto anche boxe ma mia mamma appena lo seppe rifiutò di pagare per portare a termine l'allenamento: per lei era troppo cruento... ROBBIE, FRENA!!!»
Ecco come Freddie mi fece prendere il primo di molti infarti nello stesso giorno.
Frenai bruscamente e Jeff e Bred caddero dai sedili.
«Che c'è?!» esclamai.
Friederike si fiondò fuori e tornò in macchina armata di uno scatolone e un gatto in mano.
«Com'era la regola "adotta un animale e te la vedi da sola"?» domandai ironica.
«Li porterò a mia sorella Kashmira, non staranno mica con noi e Deli».
«LI?!» ripetei.
«STARANNO?!» mi fece eco Bred.
Così la corvina estrasse tre micetti dallo scatolone.

Dopo poco arrivammo a destinazione.
Da fuori, casa di mia madre sembrava identica a dieci anni prima, quando passavo intere giornate a suonare la batteria in garage.
Se quella poteva chiamarsi batteria; erano due piatti, due pentole e due ferri da lana.
Presi le chiavi e chiusi lo sportello di Baby seguita da Fred', Bred e Jeff.
Ci incamminammo nel giardino stranamente curato e smanettai con le chiavi sulla serratura della porta di casa.
«Ma si apre?» chiese Bred impaziente.
«Sì, ma ci vuole tempo. Ecco spiegato perché la facevo sempre liscia, dentro si sente un rumore pazzesco quando qualcuno cerca di aprire questa porta» spiegai, quando finalmente scattò il meccanismo e ci ritrovammo davanti una pistola.

O, meglio, una ragazza teneva una pistola puntata contro di noi.
Scoppiai a ridere.
«Meddows!» esclamò stupita la proprietaria dell'arma.
Jeff, Bred e Fred' tremavano dietro di me dalla paura.
«Clare, posa la pistola di papà... E poi non sai nemmeno come si usa!» dissi.
La ragazza obbedì.
«Bred, Jeff, Fred', questa è la mia sorellina, Clare».
Uno ad uno sbucarono da dietro le mie spalle.
«Oh,» sospirò scioccato Bred, «non avevo visto la faccia... mi ero fermato alla pistola...»
«Scusate,» proferì Clare, «non sapevo che Meddy avesse le chiavi e, comunque, non era il momento migliore».
«No» sentenziai.
Ero arrabbiata per due motivi.
Il primo, non era obbligata ad usare il mio secondo nome, Meddows, davanti a loro e se evitava sarebbe stato carino, eh!
Il secondo, stava da cinque anni con un tipo che odiavo e "non era il momento migliore" poteva significare poche cose, tra cui...
«Mi hai risparmiato la strada per darti questo» sorrise, dandomi un invito di nozze.
«Non puoi sposare quel...»
Mi porse uno sguardo d'acciaio.
«Oh, è qui?»
«Dillo in termini del football, non capirà».
«Se provi a fare meta, ti saboto la partita» sbottai, incrociando le braccia.
«Mentre tu giocavi tutto il giorno a gironzolare per Londra, io ho cercato di ricrearmi una famiglia» protestò.
«Mi sono laureata, questo non è gironzolare per Londra!»
«Certo, perché laurearsi in biologia vegetale distrugge, vero? Era una cosa difficilissima, non è così?»
«Tanto non ci verrò al tuo matrimonio» imposi a denti stretti.
«Invece sì, Robert Meddows Taylor, tu ci verrai, e saluterai tuo cognato come si deve» ribatté fermamente Clare.
La spinsi da parte e mi affrettai ad entrare, mentre i miei amici mi seguivano intimoriti.
«Non avrai mica buttato le mie cose?» domandai.
«Non preoccuparti, ho conservato i modellini delle auto d'epoca».
«Non quello, intendevo le cose della batteria... E sì, porto anche i modellini».
Mia sorella scrollò le spalle e mi indicò il piano di sopra.
«Venite» ordinai a Freddie, Bred e Jeff.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora