Red Cloth Mickey Mouse

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«È stupido» decretai lanciando la pallina di Freddie sul muro. «Stupido. Stupido. Stupido».
«Quella pallina è di Goliath, non so come ci sia finita in borsa...» sussurrò Freddie.
«Non capisco a cosa voglia arrivare Bred, tanto io non lascerò Dominic... Scommettiamo che ci sposeremo? Sì, certo che scommettiamo, quel cretino ha sempre torto» proferii lanciando di nuovo il giocattolo contro il muro.
«Ti ricordo che Goliath è un gatto...»
«E si comporta in modo talmente infantile che vorrei picchiarlo più del solito, capisci?»
«Ricordi di odiare i miei gatti, o...?»
«Insomma, prima si comporta in modo talmente dolce che penso "Perché sono arrabbiata con lui? Non succederà più" e poi ricomincia ad essere stronzo!»
«Non fa nulla, ci rinuncio...»
«Dico io, se vuoi essere dolce, sii dolce, se vuoi fare lo stronzo, sii stronzo: non essere lunatico!»
Freddie si alzò di scatto dal letto su cui era stesa accanto a me. «Hai detto che lui è dolce?»
«A volte lo è, perché?»
«Nulla, pura curiosità».
Bred entrò nella stanza con disinvoltura e io gli lanciai la pallina contro.
Per sua fortuna, lo mancai di nuovo.
«Ma è uno dei giocattoli per gatti di Freddie?» chiese raccogliendola.
«Sì» annuì lei.
«Che cosa?!» esclamai inorridita. «Che schifo! Fred', quando me lo avresti detto? Una volta mangiata, magari?»
«È ciò che ti sto cercando di far capire da... lascia stare».
«Dov'è Jeff?» domandò Bred.
«Non qui» risposi gelida.
«Nella sua stanza, credo, perché?» chiese Friederike.
«Nulla, è solo che oggi è il trentuno, no?»
«Sì» concordammo in coro noi due.
«Bene» sussurrò andandosene.
«Che gran pezzo di merda» giudicai.
«Oggi è il trentuno» ricordò la ragazza accanto a me.
«Quindi?»
«Stasera dobbiamo suonare e tu indosserai quel kimono meraviglioso».
Alzai gli occhi al cielo. «Non potrai costringermi».
«Tanto lo metterai comunque».

Già, ragazzi, lo misi davvero; fate le condoglianze alla mia dignità.

Ecco, ragazzi, come arrivammo a quel manicomio la notte di capodanno.

Non ho niente da dire su quel bizzarro due gennaio, se non che provo... no, ma che dico, Bred, provavo, ora non più... un profondo ed innaturale odio verso Christine.
Credo che la cosa sia reciproca.
Perché cazzo uso il presente? Fosse reciproca, Bred non ascoltarmi, guarda, c'è Emily che ti cerca, su, non rompere il cazzo a me... Sì... Ok, ora che se n'è andato, finalmente si può parlare: ci schifiamo a vicenda dalla notte dei tempi.
Alleluia, l'ho detto!
Comunque, quando arrivammo a Londra il due gennaio del 1976, nessuno era più esaltato e contento di Freddie, che aspettava un anno nuovo e, soprattutto, migliore dall'inizio del 1975.
Una volta accompagnata Christine a casa, tornammo a prendere quel cazzo di gatto che non decide a raggiungere la sua padrona in paradiso. Preferibilmente, il gatto all'inferno, ma va bene anche in paradiso.
Un piccolo avvertimento: se un giorno di questi Marius dovesse trovare il cadavere di Delilah in giardino, non sono stata io.
Cioè, probabilmente, sono stata io, ma che resti tra noi.

«Amore mio!» la salutò Friederike prendendola in braccio e salendo in macchina.
Estrasse un topolino di stoffa color rosso fuoco dalla tasca e lo porse al felino.
«Ti piace il regalino che ti ho portato dal Giappone?» chiese Friederike, mentre il gatto le si acciambellava in grembo.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora