Friederike entrò piano, prima di chiudere la porta alle sue spalle. Inutile dire che aveva Delilah in braccio.
«Che vuoi?» domandai.
Freddie si sedette accanto a me sul letto, poggiando il grosso felino sulla mia testa.
Le porsi un'occhiata interrogativa.
«Prendila in braccio, aiuta... Dico davvero, non guardarmi così».
Presi titubante Delilah dalla mia testa ed incominciai ad accarezzarla.
«Ok, non è male» rivelai.
Il gatto incominciò a fare le fusa contro la mia mano.
«Ma che cazzo è? Una bomba sul punto di esplodere?» esclamai.
Fred' rise. «Le piaci».
Le ridiedi Delilah.
«Hai ragione» dissi. «Non è proprio un inutile mostro».
Freddie sorrise, poi alzò verso l'alto il suo gatto e le baciò il naso.
«È elegantissima» sussurrò felice. «Se tu mai facessi una canzone per la tua macchina, allora a me toccherà farla per Delilah, che ne dici? Così ci guadagnamo entrambe... E poi i suoi bacini sono così carini!»
«Va bene» sentenziai. «Ci sto... per la canzone, intendo, non per essere baciata dal tuo gatto».
Friederike mi guardò. «È la gattina più carina del mondo, non è vero?»
«Forse».
La ragazza accanto a me osservò a lungo gli occhi azzurri del suo gatto, prima di voltarsi verso di me.
«Sapresti fare "Galileo"?» domandò.
«Ehm... Galileo? Come un gallo?»
«Sì, diciamo così».
«Beh, Galileo».
«No, intendevo cantata».
Scrollai le spalle.
«Su, provaci» mi incitò.
Così cantilenai al ritmo della mia canzone preferita la parola "Galileo".
«Sapresti farlo più alto e più lungo?»
Obbedii.
«Riprova più alto».
«Freddie, mi spezzo le corde vocali» proferii.
«Tu riprova».
Riprovai.
Scosse la testa. «Ti sembra davvero impossibile?»
Bred e Jeff aprirono la porta.
«Ma che cosa state urlando?» domandò quest'ultimo, entrando e sedendosi su una sedia.
«Prova tu» ordinò Friederike.
«A fare cosa?» chiese il ragazzo.
«A cantare "Galileo" come lo cantava Rob, ma più alto».
«Sei impazzita? Dopo che cosa dovrei fare? Un'amputazione delle corde vocali?»
«Bred?» riprovò la corvina.
Il mio amico scosse la testa, poi posò i suoi occhi grigi su di me.
Non avrebbe voluto chiedere scusa, in fondo, come poteva sapere che i miei genitori erano morti?
Eppure si sentiva in colpa, lo conoscevo.
«Non fa nulla» sussurrai. «Sto bene».
Delilah saltò sulle gambe di Jeff.
«Freddie, il tuo gatto mi farà prendere un infarto!» esclamò ansimando.
«Ma se ti vuole bene!»So cosa vi passa per la testa sentendo questi racconti: "siete come una famiglia!"
Lo pensavo anch'io quando ci osservavo riuniti sotto lo stesso tetto a litigare per le geniali idee di Friederike, insultandoci, lanciandoci cibo, ridendo e scherzando... Eppure, ogni cosa bella finisce; nulla è per sempre, e lo avrei capito presto.
Ma ci arriveremo, non voglio farvi piangere ora, non sono così carogna.«Così?» domandai a Freddie, facendo una piroetta e vedendo la gonna che indossavo svolazzare intorno ai miei fianchi.
«Sii più naturale, dai» sorrise lei.
«Mi spieghi il senso di mettere dei calzini sopra le calze? Danno già fastidio loro, te lo assicuro».
Bred scoppiò a ridere, prima di prendere la macchina fotografica.
«Non ci provare» sentenziai.
«Ragazzi, è solo una prova, la prova di un'idea strabiliante e stupida» scherzò Freddie, prima di lanciare al mio amico dei bicodini.
«Che dovrei farci?» chiese.
«Robbie, aiutalo» ordinò la corvina.
«Guarda che non ho idea di come si mettano».
La mia amica sbuffò.
«Un po' di femminilità» esordì.
«Disse colei che aveva dei baffi finti sotto la parrucca da donna» la schernì Jeff.
«Fa solo più effetto» spiegò, avvicinandosi al ragazzo e sistemandogli i bicodini nei capelli.
Presi di nascosto la macchina fotografica.
«Fallo e ti lancio Delilah addosso» sbottò Bred.
«E poi saresti tu il padre!»
«Bambini, state calmi» sospirò Fred', continuando imperterrita ad aggiustare i capelli di Bred.
Jeff scoppiò a ridere e la ragazza scrollò le spalle indisturbata.
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...