«Quando ti sposerai?» domandò Jeff.
Freddie sospirò e poggiò con grazia la schiena contro lo schienale della sedia provocando un tonfo ovattato.
«Non lo so» rivelò scocciata. «Credo ci stia ripensando».
«Cosa?!» esclamò osservandola con tanto d'occhi.
Friederike fece scattare l'indice davanti le labbra dell'amico.
«Non vorrai mica svegliare tutti e dire loro ciò che ho detto, Deaky?» chiese con tono melenso. «Non lo faresti mai».
Il castano si guardò attorno per accertarsi di non essere ascoltato, poi tornò a riferirsi alla corvina.
«No, certo che no» ammonì. «È solo che non mi sembra possibile, lui ti ama».
«Certo, mi ama, ma è leggermente egocentrico il ragazzo».
Jeff rise divertito. «Siete fatti l'uno per l'altra in questo caso».
«Oh, ma perché non taci un po'?» propose lei alzando un sopracciglio scuro con aria di sfida.
«Ok, va bene, "egocentrico" vuol dire tante cose, specifica».
«Dice che quando diventerò famosa... più famosa... lui crede che lo lascerò e lo dimenticherò per sempre» spiegò alzando le iridi azzurro elettrico al cielo.
«Io non sono d'accordo... Insomma, per quanto mi riguarda, ti avrei sposato solo per gli occhi, giuro».
La ragazza sorrise grata all'amico per aver sdrammatizzato la situazione.
«Vedrai che ti sposerà» incalzò lui.
«Magari fosse davvero così...» mormorò Friederike. «A proposito, come va con Vicky?»
«Bene, ha detto che non vuole anticipare la data del matrimonio nonostante questo... piccolo inconveniente, quindi non resta che dirlo a La Corsa Della Morte e Raperonzolo».
«Beh, credo sarà più difficile del matrimonio stesso» commentò Freddie.
«Lo credo anch'io».
Si sentì un urlo, poi un rumore assordante e i due si precipitarono fuori la stanza.
«Che cos'è successo?» domandò la corvina accendendo le luci.
Il tavolo rovesciato e la sedia ribaltata a terra ospitavano il mio corpo inerme, mentre il risolio di Bred risuonava nell'aria.
«Cos'è successo?» ripeté Friederike impaziente.
«È... è...» iniziò il mio migliore amico cercando di reprimere le risa con gli occhi velati di lacrime per lo sforzo.
«Il coglione sta cercando di dire che sono caduta» spiegai annoiata.
Freddie nascose il sorriso coprendosi la bocca, mentre Jeff mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi.
«Che fate svegli a quest'ora di notte?» chiese il bassista rimettendo a posto tavolo e sedie.
«Lo chiedi a noi?» domandò retorico Bred.
Mostrai un biglietto. «C'è un numero, io e Bri lo abbiamo chiamato... Jeff, ti stai per sposare?»
Bred ignorò il soprannome che avevo usato, intento ad osservarmi, i miei zaffiri negli smeraldi del castano.
«Haikuchukua» mormorò la ragazza.
«A marzo, Veronica diventerà mia moglie» annunciò piano Jeff.
Friederike incrociò le dita nelle tasche del pigiama. «Tunatumaini vizuri… tunatumaini vizuri...»
Io e Bred rimanemmo in silenzio.
«Sono felice per voi» si sforzò di dire dopo un po' il mio migliore amico accennando ad un sorriso.
«Quando ce l'avresti detto?» chiesi invece io.Era sempre stata quella la più grande differenza tra noi due e lo è tuttora.
Se Bred ha un problema lo sopprime fino a dimenticarlo, a costo di rodersi l'anima. E nessuno tranne Freddie e Jeff se ne sarebbe accorto.
Non so nemmeno se oggi io me ne accorgerei: da quando Freddie è leggenda siamo tutti un po' cambiati, lui ha smesso di parlarmi come prima.
Ma sei tornato a rompere i coglioni? È una cosa evidente, se vuoi negare, vai da un'altra parte, qui sono io il narratore, non tu. Ma dai, lo so anch'io che non c'è Emily.
Continuando, io, invece, se ho un problema, prima rompo il cazzo a Bred, poi vedo se posso ammazzare chi mi causa il problema – la maggior parte delle volte è comunque Bred.«Domani» sentenziò il nostro amico.
«Ce l'avresti detto domani?!» ripetei infuriata. «E lei da quando lo sa?» chiesi rivolgendomi alla corvina.
«Sitaki kufa» sussurrò Freddie coprendosi il volto con le mani.
Bred mi strinse istintivamente a sé.
«Non fa niente» assicurò calmo. «Sarà un matrimonio perfetto, Jeff, te lo meriti».Non ho mai capito perché, ma le sue braccia, l'essere soffocata dal tessuto delle sue magliette e il suo profumo avevano un effetto calmante su di me
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...