"But I drive."

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«Freddie, andiamo, non fare così» supplicò Jeff, mentre Friederike camminava isterica nella stanza.
«No, io credo di star letteralmente impazzendo» ripose, mettendosi le mani nei capelli.
«Calmati» ribadii scocciata.
«Non posso calmarmi!» esclamò, mostrandomi per la millesima volta la lettera.
«Ribadisco il "mettetevi in salvo perché tra poco vi ammazzo tutti e tre senza alcuno scrupolo" di Robbie» sbottò Bred.
«Ehi! Questo è copyright!»
«Come faccio a mandarlo via?»
«Fred', è un ragazzo non una malattia» esordii.
«Parla quella che avrà avuto almeno mille ragazzi» rise Bred.
«Senti, se tu usufruisci di me più di un mese, poi devi pagare l'affitto» spiegai, come se fosse ovvio.
«Si chiama essere una puttana» disse Jeff.
«No, si chiama buona educazione».
Il mio migliore amico mi guardò arcuando un sopracciglio, mentre Friederike rileggeva per la milionesima volta la lettera che le aveva mandato il suo vecchio ragazzo.
«Avanti, Freddie, vedrai che tra un po' si stancherà» ribadì Jeff.
«Non credo proprio».
«Ok, ci siamo divertiti a giocare a nascondino, ora dammi la lettera» pretesi, alzandomi dal divano e tendendole il braccio.
La corvina scosse la testa.
«Fred',» ribadii, «non ti far pregare».
«Non gli fare troppo male» sussurrò porgendomi il pezzo di carta.
Annuii fiera.
«Rob, ti accompagno» proferì Bred.
«No!» esclamai inorridita.
«Senti, quel tipo potrebbe farti del male e vorrei evitarlo, perciò ti accompagno».
Sbuffai. «Però guido io».
Scrollò le spalle.
«Come vuoi».

Così entrammo in macchina, diretti verso l'indirizzo dal quale veniva la lettera.
«Qual è il vero motivo per il quale sei venuto con me, Bred?» domandai.
«Non sei immortale, Rob, prima te ne accorgerai meglio sarà».
«Pfft! Sciocchezze, lurido mortale! La dea Robbie è indistruttibile e potente in confronto a te e le altre formiche che girano in questo atomo di mondo!»
«Sono serio».
«Pessimista».
«Realista, vorresti dire».
«Non dire assurdità».
«Robert, davvero, sono solo preoccupato» sussurrò, osservandomi dai suoi occhi grigi.
Rimuginai sulle sue parole per qualche secondo, prima di protestare con un «Non chiamarmi così».
«Senti, io almeno mi sforzo di essere...»
Non gli feci concludere la frase, frenai bruscamente, proferii «Siamo arrivati» e scesi dalla macchina a tutta velocità.
Mi raggiunse dopo poco, mentre cercavo di arrampicarmi oltre il muro di pietra e di intrufolarmi nel giardino.
«Non ci arrivi» sbuffò.
«Lasciami fare» ordinai.
«Non puoi semplicemente bussare e dire che abbiamo qualcosa per lui mandata da Freddie? Troppo complicato?»
Gli porsi un'occhiata di fuoco, prima di sospirare e di bussare alla porta.
«Non ci aprirà,» ipotizzai, «non è così scemo».
«Certo, come no».
Il ragazzo ci aprì la porta.
«Ok, è così scemo» sussurrai.
«Voi... non sarete mica gli amici di Friederike?» domandò.
In quel momento la mia mente ebbe un colpo di genio, che Bred, però, aveva previsto.
«Di chi?» chiese, come se non conoscesse nessuna Friederike.
«Friederike... Oh, forse la conoscete come Farrokh, vero?»
Ghignai.
La mia mente demente – si, devo sottolineare ancora una volta la nostra stupidità – in quel momento esultava "Robbie: uno; Freddie: zero", eppure stavo dannatamente facendo la cosa sbagliata.
«Ditemi che non vi ha raccontato che sono un pazzo maniaco, vi supplico» sorrise, facendo scivolare lo sguardo da me a Bred.
«No, per nulla» mentì il mio amico da sopra la mia spalla.
Era così maledettamente bravo ad essere discreto che, guardandolo negli occhi, in quel momento anche io avrei dubitato della pazzia di quel tizio.
«Beh, mi sono giusto un po' alterato quando ha incominciato a dire assurdità come il fatto che era bisessuale, insomma, se stai con un ragazzo almeno sii normale, no?»
Bred e io ci scambiammo un'occhiata fugace.
Il mio migliore amico annuì comprensivo.
Quasi quasi ci cascavo anch'io nel suo brutto giochetto.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora