Osservai il cielo d'inchiostro che inghiottiva il paesaggio notturno e avvicinai di nuovo le labbra alla sigaretta. Il polso insanguinato mi bruciava, ma cercai di ignorarlo il più possibile.
Notai l'ombra di Dominic riflessa sul pavimento, prima di sentire le sue braccia cingermi la vita e il suo respiro sul mio collo.
«Tu sei pazza» sussurrò baciandomi la spalla. «Potevi farti male sul serio».
Sorrisi. «No, non è vero».
"Non si può rompere ciò che è già distrutto" pensai.
Mi prese il polso tra le mani.
«Sei messa male, mon chérie...» mormorò.
Continuai a fumare la mia sigaretta senza pensarlo.
Era solo una stupida ferita, niente di che.
Si allontanò per un secondo, prima di tornare con delle bende.
«Come può una bottiglia di vetro fare tanto danno?» domandò stupito riprendendo il mio polso.
«Bred mi ha ripulito la ferita, ma non gli ho fatto fare altro, non ce n'è bisogno».
«Non puoi lanciarti in una rissa senza motivo, è pericoloso!» mi redarguì lui.
«La bottiglia di vetro avrebbe spaccato la testa di quel cretino di Bred se non lo avessi spinto via, questo è un motivo valido».
«Ti ammiro per il coraggio, ma essere così impulsivi est dangerous».
«Non si muore per questo».
«Oui, mais tu aurais pu perdre ta main, tu aurais pu te blesser sérieusement, chérie... Pourquoi, nous voulons oublier les dommages célèbres qu’il peut causer du verre brisé?»
Dimenticai perfino di tenere in mano una sigaretta quando parlò in francese tra sé e sé. Quando lo notò, sorrise.
«Non... non ho capito una parola» borbottai sbattendo le palpebre.
Finì di fasciarmi il polso e mi baciò delicatamente la mano.
«Non fa nulla,» sussurrò, «avresti detto sicuramente che sono pesante».«Te l'ha fasciata lui» ripeté Freddie ispezionando il mio polso.
Sbuffai. «Per la millesima volta, sì!»
«È così romantico...» sospirò, prima di tornare a puntare lo sguardo verso la fumatrice sexy.
«Sembri una stalker».
«Non è vero!»
«Sì, invece».
«Che cosa dovrei fare? Parlarle?»
«Perché no?»
«Scherzi?! Mi prenderebbe per pazza!»
«In tal caso, sapresti per certo che non è fatta per te» ribattei.
Friederike scosse la testa.
«Ah,» iniziò, «non proferire parola con Bred su Dominic che ti fascia il polso, ok?»
«Non lo vedo dal concerto di ieri sera, non preoccuparti» la rassicurai. «Non è che mi piaccia farlo incazzare, quindi non glielo dirò».
La corvina alzò un sopracciglio scettica.
«Ok, va bene, adoro farlo incazzare, ma non è questo il punto... Che c'è?»
«Secondo te dovrei parlarle?» domandò indicando con lo sguardo la ragazza seduta sulla staccionata.
«Fred', te l'ho detto almeno mille volte, se non le parli ti do un pugno in faccia, giuro».
«Sì, come vuoi» sbuffò.Sì, come voglio io, ma dopo tre anni; solo nel 1980 Freddie si decise a parlarle.
E solo a parlarle, eh!
Niente di più, niente di meno.Osservai i suoi occhi azzurro elettrico per qualche secondo.
«Tutto bene, Fred'?» chiesi infine.
Scosse la testa. «No. Non va niente bene».
«Cos'è successo?»
«Niente d'importante».
«Niente d'importante?! Allora cos'è importante per te, se neanche i tuoi problemi lo sono?»
Si voltò verso di me e sorrise malinconica. «Jeff, Bred, il piccolo Robert, Kashmira, i miei genitori, Delilah, tu... la mia famiglia è importante e i Queen ne fanno parte, ma... no, le cose negative non sono importanti e prima le dimentichiamo meglio è».
«Ma, Fred', non...»
«Rob, non voglio morire».
Sorrisi anch'io.Perché? Ve lo spiego.
Attiviamo un attimo il traduttore da "Freddie Mercury" a "Umano".
Allora, per Friederike, quelle parole erano un "non si deve pensare negativo" di noi comuni mortali.
Mi disse tre volte quella frase, quella fu la seconda.
L'ultima, la terza, però, non significò "non si deve pensare negativo", ma letteralmente "non voglio morire".
Peccato che nessuno ne aveva idea.
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...