Freddie e Jeff stavano cercando un nome per il nuovo pezzo composto dalla ragazza, Bred leggeva e io dormivo occupando tranquillamente tutto il divano, quando il campanello suonò.
«Vado io» sorrise la corvina, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
Quando la aprì, si accorse della figura familiare che la aspettava, urlò e la richiuse furiosamente.
«Jeff!» esclamò, tornando accanto all'amico. «Jeff, devi aiutarmi!»
«Che c'è?»
Friederike indicò furiosamente fuori.
«C'è... C'è una persona... Aiuto, ti supplico, parlagli tu!» balbettò impaurita, prendendo Delilah in braccio e accarezzandola istericamente.
Il ragazzo sorrise rassicurante, prima di aprire la porta, riconoscere la descrizione della persona, urlare, richiuderla e andare urlando da Bred, rannicchiato sul bracciolo del divano cercando inutilmente di farsi spazio tra il mio corpo quasi morto.
«Che c'è?» domandò il mio migliore amico.
Jeff indicò furiosamente verso la porta tremando.
Bred sbuffò, mi gettò un cuscino sulla faccia, posò il libro e andò ad aprire.
Inutile dire che, appena osservò attentamente la persona, urlò, le sbattè la porta in faccia e tornò al divano.
«Che facciamo?» chiese Jeff a Freddie.
«Non lo so... Non c'è nessuno con un po' di fegato che possa mandarlo via? I-io... ho paura... Se mi prendesse e... e... NO! Aiutatemi...»
Bred posò istintivamente i suoi occhi grigio caldo su di me.
«Secondo me se mandassi Robbie dovrebbe avere paura solo perché l'abbiamo svegliata per aprire la porta» sussurrò, stringendo a sé il libro, prima di avere un lampo di genio e di gettarmelo in faccia.
Mi svegliai di soprassalto.
«MA SIETE RINCRETINITI?!» urlai.
Quando vidi che Freddie piangeva, Jeff tremava e Bred era completamente paralizzato dalla paura, alzai un sopracciglio biondo e gettai il mio sguardo azzurro chiaro verso i miei amici.
«Che sta succedendo?» domandai.
Tutti mi indicarono con l'indice tremante la porta, così mi alzai e andai ad aprirla.Un ragazzo dai capelli castani tendenti al biondo e due occhi verdi aspettava scocciato sull'uscio della porta. Aveva stranamente un mazzo di rose azzurre, colore insolito che avrebbe potuto apprezzare solo una persona di mia conoscenza.
«Chi sei?» chiesi brusca.
«C'è Friederike?»
«Sì, ma che cosa...»
Mi diede il mazzo di rose.
«Dagliele» sentenziò. «Dille che mi dispiace e che non lo farò più, ma deve smetterla di dire cazzate».
Se ne andò.
Scrollai le spalle e ritornai da quei tre fifoni rincretiniti, prima di posare distrattamente i fiori sul tavolo e di incrociare le braccia.
«Ora mi spiegate che cazzo sta succedendo» pretesi.
«Ieri mentre tu dormivi mi avevano aiutato a riportare il piano dentro» spiegò la corvina.
«Ad un certo punto qualcuno passa e ci vede e urla il nome di Freddie» continuò Jeff.
«Lei corre dentro e ci spiega che quello è il suo ex che... beh... hai capito» concluse Bred.
Sospirai.
«Quindi è ufficiale?»
«Cosa?» chiesero in coro.
«CHE SIETE DEMENTI!» esclamai.
Gli occhi di Friederike ricominciarono a colmarsi di lacrime.
«Oh, andiamo, ti ha portato delle rose azzurre e chissà quanto costa il colorante per le piante, io ne sarei felice».
«Davvero, Rob?» domandò retorico Bred.
«Ok, gliele farei mangiare prima di immergerlo nell'acido e guai se si lamenta, lo getterei fuori dalla fottuta finestra... ma non è questo il punto».
Fred' annuì piano. «Mi ha fatto malissimo, deve solo andarsene, non lo voglio più...»
«E poi pensa positivo, Freddie: c'è la fumatrice sexy!»
«Non chiamarla così!» protestò.
«Va bene, ma è meglio di quel caprone imbufalito con la tinta per capelli».
«Un po' di tatto, Robbie, per favore, eh?» fece Jeff.
Sbuffai.
«Come vi pare».
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...