«Dai, Fred'» la pregai, seguendola verso il tavolo.
Scosse la testa.
«Tè?» proposi, porgendole una tazza.
Scosse nuovamente la testa, stavolta orripilata. «No, non bevo mica queste brodaglie da hippie!»
Ragazzi, mi raccomando, le citazioni dovete segnarle.
Sì, questa è una di quelle, non perdetevele.
Alzai un sopracciglio biondo.
«Ehm... No, davvero».
Non mossi un muscolo.
Sbuffò. «Va bene, magari un po'».
Inutile dire che da quel momento divenne drogata di tè, ma una cosa alla volta.
«Però, davvero, ci sono cose che fate voi hippie che non tollero... Come il tè... o la marijuana... o qualsiasi droga! Fate cose alquanto stupide, voi».
«Io, Bred e Jeff non siamo hippie...» cercai di replicare.
«Certo, lo stupido non sa di essere stupido... E allora che ci faceva la torta alla marijuana che ho dovuto dare a quel poliziotto per farmi scusare? Ok, ammetto che avrei voluto essere la mosca sul finestrino della loro macchina quando, insomma, sarebbero andati fuori di testa, ma non è questo il punto!»
«Wow... Beh, ok, mammina, mi dici cosa vi siete detti tu e Bred?»
«No».
«Ti do cinque dollari».
«I soldi che hai guadagnato li hai guadagnati anche grazie a me, quindi, tecnicamente, i cinque dollari erano già miei».
«Pulisco per un mese la lettiera di Delilah».
«Ok, potrei farci un pensierino...»
«Dai, Freddie!»
Jeff ci raggiunse sbadigliando con in mano una tazza colma di caffè.
«'Giorno» borbottò, prima di guardarsi attorno spaesato. «Avete visto Bred? Ho sentito dei passi scendere le scale, non era lui?»
«Bred si è svegliato alle quattro e dodici minuti, per essere precisi» puntualizzai.
«E tu lo sai perché...?» incominciò Jeff.
«Oh, gli ho infilato sotto la porta un biglietto che diceva che se non si decideva a scendere gli facevo a pezzi la chitarra... sapete, ci tiene, l'ha fatta lui» spiegai.
Jeff e Friederike si scambiarono un'occhiata divertita, lo sguardo di chi sa qualcosa che non dovrebbe sapere.
«Oh, è qui fuori» notai, intravedendo una folta chioma color carbone dalla finestra.
«Hai visto Raperonzolo?» scherzò Jeff.
Freddie rise, mentre io uscii piano in giardino.«Non me lo dirai mai, vero?» gli chiesi appoggiandomi alla staccionata.
Bred sorrise rassegnato.
«E va bene così» continuai.
Poco distante da noi la cotta di Freddie stava fumando una sigaretta, aveva gli occhi lucidi per colpa del freddo e il volto di chi ne ha passate tante.
«Quella è la fumatrice sexy?» domandò Bred indicandola con lo sguardo.
Annuii.
«Però, non è così divina come l'aveva descritta Freddie... certo, sì è carina, ma...»
«È nella norma» sentenziai.
«Già, niente di eccezionale... Tu sei più bella di quella».
«Davvero?»
Scrollò le spalle indifferente.
«Posso chiederti una cosa?»
«Dipende».
«Perché non vuoi dirmi questo segreto? Conosco perfettamente ogni tuo scheletro nell'armadio e tu di me sai altrettanto... è solo che mi sento di troppo... ed è la prima volta quando si parla di te... Quindi, ti prego, dimmi che torto ti ho fatto e perché ho tradito la tua fiducia, così ho la coscienza a posto... diciamo» proferii.
Un altro sorriso gli segnò il volto.
«Non hai fatto nulla» spiegò. «È solo che tu non mi sapresti aiutare e saperlo ti farebbe solo soffrire... e poi odi i cambiamenti, sarebbe orribile, davvero».
Lo scrutai meglio.
Aveva ancora posizionato strategicamente la sua maschera, ma non dissi nulla.
Invece, acconsentii in silenzio e ascoltai, una volta dentro, l'ennesima idea di Freddie: You're My Best Friend.
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...