"What did "Bulsara" have of Evil?"

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«No» disse Freddie rientrando in macchina. «Non era lui».
«Ok,» sospirai, «prossima irruzione?»
«Irruzione?» rise Bred.
«Chiamatela come vi pare, il punto è: chi altro avrà l'onore di veder accostare Baby davanti al suo cancello?» chiesi.
«Da un certo Bomi Yankor, dovrebbe stare a quattro isolati da qui» intervenne Fred'.
«Bene» proferii, prima di mettere in moto la macchina e di fermarmi davanti ad un cancelletto color crema.
«Allora?» domandò Jeff.
«Ragazzi... volete venire con me?» sussurrò Friederike.
Scendemmo entusiasti, mentre Freddie apriva leggermente il cancello e bussava alla porta di abete.
Un uomo sui sessantaquattro anni, dai radi capelli neri e due grandi occhi blu elettrico come quelli della ragazza accanto a me, ci aprì la porta.
«Sì?» chiese scorbutico, prima di accorgersi della presenza della figlia e di chiudere la porta, fermato solo dalla mia scarpa (ringrazio ancora la sacra e resistente suola).
«Allora,» esclamai contenta, «eccolo il fuggitivo».
«Scusi, signore, ma io non la conosco» sentenziò l'uomo.
Mi girai furiosa verso Bred e Jeff.
«Ma questo taglio di capelli fa davvero così schifo?» domandai ironica.
I miei amici sorrisero complici.
«No, perché, vede, primo, sono una ragazza, mi chiamo Robbie; due, c'è qui sua figlia che la cercava e... wow, lei non si sa proprio nascondere, eh?»
L'uomo mi squadrò dai suoi occhietti azzurri senza fiatare.
«Papà, lei è Rob, poi questo è Bred, e lui è Jeff. Sono miei amici, mi hanno aiutato a trovare te e la mamma... Puoi farci entrare?»
Il padre di Friederike ci aprì totalmente la porta e ci invitò ad entrare malvolentieri.
«Grazie» sussurrò la figlia, prima di trascinarci dentro. «Allora,» iniziò, «mamma è in Marocco?»
L'uomo annuì piano, guardandomi diffidente.
Ghignai, amavo quando le persone avevano dubbi sul mio conto.
«Non preoccuparti, l'ho fatto andare via, non vi disturberà più, l'ho mollato» continuò la corvina, prima di esplodere. «Cos'ha "Bulsara" di male? E perché non volevate essere trovati, eh?»
«Friederike, non urlare, non...»
«E non chiamarmi così!» esclamò.
«Che cos'ha "Friederike" di male? Non è nemmeno il tuo nome!» disse severo il padre.
Io, Bred e Jeff ci guardammo allibiti.
Non era il suo nome?
Avevamo appena fatto la scoperta del secolo!
Ho sottolineato troppe poche volte la nostra stupidità.
«Già, come se questa fosse una scusa! Avete lasciato vostra figlia nel momento del bisogno come due ingrati!» urlò la ragazza.
«Comprendi, tua madre era spaventata... Cosa avrei dovuto fare?»
«Sai, papà, ero venuta qui per farmi finalmente accettare... Puoi tenerti ciò che pensi di me, non mi interessa».
E, come ci aveva trascinati dentro, così ci trascinò fuori, dritti in macchina.

Ecco, in sostanza cosa era accaduto di tanto drastico... peccato che non finì lì.

Poco dopo, mentre Friederike pensava a quanto brutta era la sua vita, poggiando i gomiti sulla tastiera senza prestare la minima attenzione al suono stridulo che ne uscì, qualcuno bussò alla porta.
Così, presi le bacchette della batteria e, usandole come "arma", aprii la porta.
Vorrei sottolineare sia che quello non era il mio anno, sia che avrei picchiato volentieri qualcuno.
C'era una donna di mezza età dai capelli biondi e, quando vide le mie bacchette, per poco non morì d'infarto.
«Sono Jer Bulsara e, signore, se potrebbe abbassare questa... cosa... gliene sarei grato» squittì la donna.
Sbuffai e rientrai spazientita.
«Me li dovevi proprio tagliare così i capelli, eh, Bred?» urlai.
Bred si avvicinò divertito.
«Perché? Che succede?» chiese.
La porta era aperta e non fu difficile intuire.
«Come ha detto che si chiama?» domandai di nuovo alla signora.
«Jer Bulsara... Cercavo una certa... Friederike? Sì, credo si faccia chiamare così».
«Vai a chiamare Freddie» dissi a Bred.
Lui obbedì e poco dopo la figura della ragazza si avvicinò.
«Mamma?» esclamò a gola strozzata quando la vide. «Ma tu non eri...? Insomma, non stavi...? Cioè... vabbé, dai, entra».
La donna entrò. Aveva l'aria molto stanca, come se avesse tenuto il fiato sospeso fino ad allora.
Fred' non era da meno, era tesa come un elastico.
«Chi ti ha detto che ero qui?» domandò la corvina.
«Ho chiesto a tua sorella, me lo ha detto lei».
Freddie sbuffò.
E così aveva anche una sorella?
Scusa, ma dircelo, no, eh?
La madre le sorrise rassegnata.
«Dovunque scapperai, poi verrò a consolarti» le assicurò dolce.
Friederike storse la bocca.
«Da quello che sembra, però, stavolta sei tu che sei scappata» sentenziò brusca.
«Senti, bambina mia, qualunque cosa farai o in qualunque pasticcio ti caccerai sarai sempre mia figlia, e io ti vorrò bene come tale».
L'avessi avuta io una madre così.
«Certo, mamma, questo finché non cambi idea sul mio conto» sbottò la corvina.
Non riconoscevo la ragazza che avevo sentito cantare in quel garage.
La figura che avevo davanti era completamente l'opposto: era rigida, sgraziata e, soprattutto, era scortese.
Freddie non era mai stata così.
«Niente potrebbe farmi cambiare idea sul tuo conto, tesoro» riprovò la donna, il cui sguardo scivolò piano su di me, Bred e Jeff, muti in un angolo della stanza.

Mi chiamavano "Regina"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora