«Morirei per un tuo solo sguardo, un tuo sospiro che profumi d'amore ed una carezza che riscaldi il mio cuore. Non assomigli più a nessuna da quando ti amo» ripeté Bred per la millesima volta, mentre la figlia lo guardava con tanto d'occhi.
«Ancora, papà, dinne un'altra» supplicò.
«No, che schifo» borbottò Felix sedendosi accanto a loro. «Perché non racconti quella storia sullo spazio?»
«Ma non c'è nessuna storia d'amore!» notò Louisa.
«Appunto» concordò il bambino.
«Ok, va bene, una storia per Felix, una poesia per Lucy, ok?» propose Bred.
«Va bene» acconsentirono i bambini.
Sorrise. «Era una notte buia e tempestosa nel lontano 1873, quando il...»
«Bred,» lo interruppe dolcemente Anne aprendo la porta della stanza, «c'è Jeff, è per...» fece scivolare lo sguardo su Felix e il ragazzo scattò in piedi.
«Vengo subito, aspettate un attimo».
Detto questo si fiondò fuori la casa, dove Jeff aspettava poggiato contro lo sportello della mia macchina.
«Che cos'è successo?» domandò.
«Cosa non è successo, Bred? È diventata pazza, oggi mi ha lanciato un barattolo di vetro contro».
Il ragazzo ascoltò con sguardo spento.
«Le voglio bene anch'io, ma non sono la persona giusta per farla ragionare... Devi venire».
Bred sospirò ed entrò nell'auto.
«Si fa male continuamente» spiegò Jeff mettendo in moto la macchina e dirigendosi verso quella che un tempo era la nostra casa. «Freddie è la sua migliore amica e...»
«Freddie era la sua migliore amica» lo corresse lui.
Jeff lo osservò con gli occhi lucidi.
«Scusa, mi dispiace... Dicevi?»
«Stare in quella casa non le fa bene. Ci sono troppi ricordi. Di tutto, non solo di Freddie, ma anche di te. Ieri, quando sono andato a vedere se stava ancora lì, l'ho sorpresa a rompere le tazze sulla credenza sopra il fornello, quando le ho chiesto il perché di tutto quello, lei mi ha risposto con un "Lo sai già"... Il giorno prima ha suonato la batteria con la birra sui piatti e mi ha completamente ignorato quando ho cercato di parlarle... Lo so che lei non le ha mai detto addio, ma deve passare oltre, non può avere dei conti in sospeso con un... lo sai».
Quando Jeff parcheggiò l'auto nel garage, Bred scese a tutta velocità e mi raggiunse dentro casa.
«Rob,» mi chiamò a gran voce Jeff, «ho una sorpresa per te».
Il mio migliore amico osservò attentamente ogni angolo della stanza, ma era chiaro che non ero lì, bensì notò uno spazio minuscolo tra il muro ed il divano.
«Vattene, Jimmie, sto benissimo» sentì.
«Robert...» sussurrò Bred.
«Vedi? Ignora le persone!» esclamò il bassista.
«Non ti sto ignorando, è solo che non le voglio parlare!» ribattei nascosta nella nicchia, con la schiena poggiata contro il muro e lo sguardo spento.
Bred si guardò intorno, prima di far cadere di proposito una tazza dal tavolo.
Jeff sobbalzò per lo spavento, mentre non si sentì alcuna reazione da parte mia.
«Non ti sta ignorando, Jeff» spiegò il ragazzo. «Robbie è diventata sorda».
«Che cosa?!» ripeté incredulo. «Non è possibile...»
«Succede ai batteristi, è normale... solo che, forse, farglielo notare non è la cosa più dolce che possiamo fare».
«Perché? Secondo te lei lo sa?»
«Oh, ne è perfettamente consapevole» mormorò spostando il divano e scoprendo la mia figura trascurata.
Avevo gli occhi chiusi.
Non volevo affatto vedere Jimmie, le assomigliava troppo.
Bred mi porse una mano, ma non mossi un muscolo, né aprii il mio sguardo zaffiro.
«Vedi?» domandò. «Non ha riconosciuto i miei passi, ma solo i tuoi perché ci è abituata».
«Perché ti ha scambiato per Jimmie, allora?» chiese Jeff.
Bred indicò la porta sul retro da cui erano entrati.
«Distingue i due suoni» spiegò, prima di sfiorarmi la spalla. «Robert, sono io».
Aprii immediatamente gli occhi.
«Dov'è Felix?» domandai ad alta voce.
Bred ignorò completamente la domanda, intento ad osservare le occhiaie che solcavano il mio volto pallido e lo sguardo vuoto.
Gli gettai le braccia al collo e scoppiai a piangere, mentre il ricordo di Friederike aleggiava su di noi come una potente nuvola temporalesca.
«Non è successo nulla» mi consolò lui accarezzandomi i capelli come di consueto. «È tutto ok, Rob».
«Falla alzare da lì» pregò Jeff in un sussurro.
«Vieni, Robert, andiamo da Felix».
«No... no, ti prego» supplicai.
«Vuoi fare un giro in macchina?» chiese.
Annuii.
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...