«Questa nostra piccola, stupida conversazione significa più di quello che pensi» proferì Bred amareggiato.
Risi cinica salendo in macchina. «Hai ragione, vuol dire proprio quello che penso».
Il mio migliore amico mi osservò abbattuto.
«Freddie finirà quest'anno, Robert, lo sai meglio di me» mormorò.
«Niente affatto!» esclamai mettendo in moto la macchina ed allontanandomi sempre di più dalla temuta verità.La vita continua, che lo si voglia o no.
Quindi è inutile pensare di fermarsi, perché dall'attimo stesso in cui decretiamo ciò a quando siamo giunti a quella conclusione sono già due momenti diversi dello stesso flusso di tempo.
È una storia che non avrà mai fine e che potrà sembrare ripetitiva, ma la verità è che niente si ripete né è uguale a ciò che già c'era. Insomma, quando siamo nel bel mezzo di un déjà-vu, non tendiamo a notare le caratteristiche che differenziano quell'evento dal nostro passato, ma amplifichiamo al massimo tutto ciò che abbiamo già visto. Se mai qualcuno di voi dovesse vedere una persona dai capelli neri camminare con un pantalone chiaro attillato, una canotta bianca ed un giubbino giallo, penserà sempre "Assomiglia a Freddie Mercury", piuttosto che "Guarda quello che si è vestito da scemo".
Senza contare il fatto che quando vidi Freddie vestita così per la prima volta, non proferii quelle parole, no... gliele urlai praticamente in faccia e lei, invece di avere la decenza di giustificarsi, disse solo: «Questo giubbotto tu ventuno anni fa lo hai venduto ad una signora al mercatino dell'usato e io l'ho rincorsa per metri prima di restituirle i soldi e di riuscire a riaverlo indietro. Il messaggio è chiaro, tesoro: per quanto non ti possa piacere cosa mi metto addosso, sappi che ho vestiti apposta per te nell'armadio e che li metterai al prossimo concerto, quindi vedi di rientrare nelle mie grazie».Ci sono stati molti vetri rotti e tazze di porcellana spaccate nella mia vita, ma il 1991 ha molti dettagli e, tra questi, ci sono tutti quelli che ricordo perfettamente come se li avessi davanti agli occhi ancora oggi.
Ero a casa di Freddie e Jimmie con Bred e Jeff come al solito e stavo uscendo da quell'immensa cucina con una tazza di cioccolata calda preparata alla bell'e meglio.
Quando sollevai lo sguardo sui divanetti verso il viso irriconoscibile della mia amica, notai una chioma bionda e due iridi color polvere a me familiare.
Mi resi conto troppo tardi di aver lasciato il manico di porcellana e una miriade di schegge si sprigionò dall'urto.
«Debbi Leng» sussurrai a denti stretti.
«Robbie, che piacevole sorpresa, non trovi?» domandò sorridendo.
Bred scoppiò a ridere scendendo le scale.
«Piacevole per chi?» chiese ironico.
Il ragazzo lo ignorò.
«Ogni volta» iniziò Jimmie paziente raccogliendo i cocci sul pavimento, «che vieni in questa casa, rompi qualcosa. Ti rendi conto della gravità?! Sai, almeno, che se lasci un oggetto, quello cade?»
«Davvero?!» esclamai retorica. «Che peccato! Avrei giurato che svolazzasse come un uccellino!»
Friederike prese in braccio Tiffany, che in quel momento aveva avuto la sfortuna di trovarsi nel campo visivo della ragazza, ed iniziò ad accarezzarla istericamente.
Probabilmente, non vi ho raccontato tutta la storia su Debbi.
Esatto, forse è accaduto più di un bacio.
Forse.
Fatto sta che in quel momento ero incinta di cinque mesi.
E l'avevo scoperto solo il giorno prima di incontrare Debbi a casa di Fred'.
Gliel'avevo detto? No.
Lo avevo detto a qualcuno? No!
Appunto, dovevo rimediare.
«Bred,» lo chiamai afferrandogli la mano, «dobbiamo parlare».
Lo trascinai in cucina e chiusi la porta.
«Cosa diamine è successo, Robert?» domandò inarcando un sopracciglio scuro.
Camminavo istericamente lungo il perimetro della stanza ispezionando mentalmente la risposta migliore che avrei potuto eventualmente dargli.
«Sono incinta» chiarii. «L'ho scoperto ieri».
Sorrise. «È una notizia fantastica».
«Io e Dominic abbiamo rotto».
Il suo sorriso scomparve leggermente.
«Quando?»
«Poco tempo fa, non importa, tanto il figlio non è suo».
«No» sentenziò, più a sé stesso che ad altri.
«Aiutami» supplicai.
«Cosa dovrei fare? Dirglielo al posto tuo?!»
Avevo gli occhi lucidi.
Non so neanche il motivo del perché fossi così tanto suscettibile in quel periodo: forse era per via di Friederike, forse perché ero abbattuta, forse per un insieme del tutto.
Mi ritrovai fra le braccia di Bred in pochi secondi, ma lo allontanai quasi subito e mi sedetti su una sedia.
«Calmati» propose. «Anche se glielo dici, comunque non farà differenza, tanto non state insieme, no?»
«Già...» mormorai.
Sospirò e si sedette accanto a me.
«Robert, tu lo ami, vero?»
«Certo, idiota».
Sorrise nuovamente. «Diglielo».
«Che consiglio illuminante, davvero».
«Sono serio, diglielo, ti ama di sicuro».
«E se non mi ama?»
«Non essere sciocca, in questo momento è una delle persone più fortunate al mondo, mi sembra un tipo sveglio, se ne accorgerà» replicò.
Gli gettai le braccia al collo e non potei trattenere un singhiozzo.
«Ma tu come fai?» domandai staccandomi ed osservando i suoi occhi grigi.
«A volte me lo chiedo anch'io...» proferì con un mezzo sorriso.
Quando uscii, mi ritrovai il volto di Deb ad un millimetro dal mio.
Avvampai. «Non dirmi che...?»
«Sì è sentito tutto di tutto, Rob» urlò Freddie seduta comodamente sul divano.Un'amica esemplare, eh?
Poche come lei.«Parliamo del fatto che è evidente che hai bisogno di aiuti psicologici, o che ti amo anch'io?» domandò sorridendo.
Ho rotto a Jimmie anche un bel piatto che Friederike le portò da uno dei suoi numerosi viaggi in Giappone.
Nonostante ciò, sono totalmente convinta che Jim mi ha sempre voluto bene.
Mi ha sempre voluto bene comprando un set di contenitori e piatti d'acciaio appositamente per me e minacciandomi ogni volta che mi trovava nei pressi della cucina, ma avevamo un bel rapporto.
Ricordo che un mese dopo la morte di Freddie mi ha rincorso con una padella, ma avevamo davvero un bel rapporto.
So che mi voleva bene come una sorella.
Davvero.
So che ogni scarpa che mi lanciò il 24 novembre del 1991 è stata un vero e proprio gesto d'amore.
Quando, invece, mi cacciò con la mazza della scopa – sempre il 24 novembre – non apprezzai completamente, ma sono sicura che non aveva cattive intenzioni.
So che una cosa non me la perdonò mai.
Era l'inizio di febbraio e stavo bevendo da un bicchiere di vetro appena comprato, quando Freddie scese le scale e ci raggiunse.Non l'avesse mai fatto.
Sul suo viso pallido si notavano leggere macchie scure e il mento marcato per i denti del giudizio in più era come consumato dando l'impressione di star osservando il volto scheletrico di un morto.
Ovviamente, mi cadde il bicchiere di mano, anche se credo che la reazione di Jeff sia stata la più eccessiva... insomma, mancava poco e sarebbe scoppiato in lacrime!
Invece no, Jimmie se la prese solo con me.
Cazzo, però, mi conosci, i bicchieri di vetro nascondili, no?«È per la mia faccia, vero?» domandò Friederike con un leggero sorriso a segnarle il volto.
Jimmie sospirò seccata porgendomi un'occhiata assassina.
«Lasciala stare, Jim, tanto... com'è che hai detto ieri? "Lo show deve andare avanti"?» chiese divertita.
«È "Lo show ha bisogno di andare avanti", è diverso» replicò lei.
«Appunto,» ammonì Freddie, «la mia versione è più bella».
Bred la osservò colpito. «Lo sai che mi è appena venuta un'idea?»
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Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...