«Sì».
Una parola così minimamente inutile può scaturire qualcosa di così tremendamente enorme per la vita di qualcuno.
Non è alquanto inquietante?
Due lettere.
Sono solo due lettere.
Vi rendete conto di quanto è facilmente devastabile una vita umana? Bastano due lettere.
Basta dire «Sì».Luglio del 1986.
Sapete cosa vuol dire?
Rory Eleanor Taylor.
Divenni nuovamente uno zombie – capita – e iniziai con Bred un nuovo round di "Vota il ruolo genitoriale più difficile".
Era il 6 luglio e saranno state le... boh... tre di notte? Fatto sta che mi sono alzata per andare in cucina a bere qualsiasi cosa ci fosse da bere.
Aprii il frigo e presi una bottiglia d'acqua, ma, prima che potessi cercare un bicchiere, del tessuto scuro mi coprì gli occhi.
«Dom...» sussurrai voltandomi e scontrandomi contro il suo petto. «Non vedo niente... Non che prima vedessi qualcosa, eh, ma, almeno, gli occhi potevo averli aperti e... Che stai facendo?»
Mi aveva sollevata e ora camminava diretto non so dove.
«C'è una sorpresa per te».
Si era fermato e mi stava facendo sedere sul letto.
Sentivo le sue labbra baciarmi il collo.
«Ah, beh...» mormorai. «Che splendida sorpresa...»
Mi tolse la maglia, mi sfilò il pantalone e mi fece stendere, mentre, come se stesse studiando un sentiero, percorreva con l'indice la mia spalla, il mio petto, il mio busto, facendo scivolare con leggerezza il dito sempre più giù.
Trattenni un gemito quando sentii le sue membra nella mia pelle e il suo respiro sul mio collo. Ad ogni spinta mi aggrappavo alle lenzuola come se fossero state barricate di cemento, mentre le mie palpebre si abituavano al buio artificiale del tessuto.Un pianto straziante mi irruppe in mente e aprii pigramente gli occhi, pronta ad alzarmi.
Vedevo di nuovo, finalmente.
«Buongiorno» mi salutò Dominic raggiante.
Era ai piedi del letto e si vestiva velocemente per andare a lavoro.
«Prima che tu vada da Rory,» iniziò prendendo qualcosa dalla tasca dei pantaloni ed avvicinandosi a me con i pugni chiusi, «scegli la sorpresa».
Gli indicai quello di destra: metteva tutto sempre nella destra.
Sorrise e mi porse un anello.
Trattenni il fiato.
«Robbie Meddows Taylor, mi vuoi sposare?»
Rimasi letteralmente immobile.
All'improvviso domande di ogni genere mi sfrecciavano in testa."Cosa dovrei dire?"
"Sto respirando troppo forte?"
"Come si parla?"
Ed ecco che la mia voce trovò da sola la strada per acconsentire.
«Sì».Ecco, ragazzi, come arriviamo a quei "sì".
«Com'è romantico...» sospirò Freddie prendendo la mia mano ed osservandola con fare sognante.
«Sono ufficialmente l'ultima, eh?» scherzai.
Jeff sorrise. «Dopo dieci anni te lo sei meritato».
Bred guardava con aria superiore il ciondolo che mi aveva regalato risaltare sul mio collo.
«Smettila» gli ordinai. «Se hai qualcosa da dire, dilla, sennò taci».
«Parla ora o taci per sempre» ironizzò Friederike continuando ad osservare le mie dita.
«Non ho niente da dire» sentenziò.
«Ah, davvero?»
Scrollò le spalle ed era perfettamente ovvia tutta la sua disapprovazione: si poteva respirare come l'aria o vedere come fumo.
STAI LEGGENDO
Mi chiamavano "Regina"
Teen FictionAvere un obiettivo è la più grande dichiarazione di guerra che fai a te stesso. Sai di dover lottare. Sai di dover resistere. Sai di dover annientare pregiudizi e vecchie tradizioni. Non mi aveva mai detto nessuno che mi sarebbe costato il mio s...